di Marco Ferrando - Unità di Classe n°4
- maggio/giugno 2020
Europeisti
e sovranisti alla coda dei poli borghesi
Esplode il
dibattito pubblico su chi paga i costi della recessione. La grande borghesia
invoca la soluzione degli eurobonds, mentre incassa le risorse del MES. Le
opposizioni “sovraniste” denunciano il MES come svendita dell'Italia alla
dittatura di Bruxelles. Ciò che unisce i due schieramenti è che non devono
pagare i capitalisti.
L’europeismo
liberale di fronte alla nuova crisi
La grancassa
degli eurobonds è lo spartito preferito dall'europeismo borghese.
La pressione
della più grande crisi capitalista del dopoguerra ha costretto gli
imperialismi europei a concordare scelte straordinarie. La BCE, dopo le prime
incertezze, ha ripreso su larga scala l'acquisto di titoli di Stato,
svincolandosi dalle pressioni della Bundesbank. Il Fiscal Compact è stato
sospeso. I cosiddetti “aiuti di Stato” a imprese e banche sono stati relativamente
liberalizzati. Formalmente tutto avviene dentro la cornice dei vecchi Trattati
e delle loro clausole d'eccezione. Ma la realtà è che il quadro dell'Unione
Europea è scosso nelle sue fondamenta.
Le nuove
politiche finanziarie sono la prima risultante di questa scossa. Ai 750
miliardi di acquisti della BCE si accompagna la costituzione di nuovi fondi
continentali: il fondo SURE, concentrato sugli ammortizzatori sociali, il
fondo costituito dalla Banca Europea per gli Investimenti, concentrato sulle
infrastrutture, e il Recovery Fund, promosso direttamente dalla Commissione
Europea. Si tratta in forme diverse di eurobonds. Cioè di emissione di titoli
di debito europei.
Gli
annunciati 1000 miliardi dei Recovery Bonds sono al riguardo emblematici. I
liberal borghesi li presentano nei diversi Stati come prova della ritrovata
solidarietà europea. In realtà sono una gigantesca operazione a debito. In
pratica la Commissione Europea, in cui siedono tutti gli Stati imperialisti,
emette propri titoli e punta a collocarli sul mercato. Cioè chiede soldi a
prestito presso gli acquirenti dei bond, generalmente grandi banche, compagnie
di assicurazioni, fondi di vario genere, impegnandosi a ripagare il debito
con gli interessi. L'emissione è coperta col bilancio economico della UE, oggi
l'1% del PIL europeo, che verrebbe allo scopo incrementato. I soldi presi a
prestito dal capitale finanziario verrebbero poi girati ai diversi Stati nazionali.
Una parte a fondo perduto, un'altra parte a prestito, con nuovo debito
pubblico dello Stato nazionale beneficiario. Gli Stati nazionali a loro volta
li gireranno a banche e imprese di casa propria. Le classi lavoratrici del
continente saranno chiamate a pagare l'intera partita di giro. Pagheranno di
tasca loro, sia per allargare il bilancio europeo con cui coprire il debito
continentale, sia per finanziare l'accresciuto debito pubblico nazionale. Ogni
indebitamento pubblico verso il capitale finanziario alla fine lo pagano i
salariati. L'unica vera solidarietà europea è quella tra i capitalisti a spese
degli operai. La subordinazione di Sinistra Italiana e della burocrazia
sindacale agli eurobonds è solo la copertura di questa realtà.
Il MES e
l'inganno dei sovranismi
Non diverso
è il Meccanismo di Stabilità Europeo (MES).
Si tratta
del prolungamento del vecchio “Salva Stati”, varato a suo tempo col voto
favorevole di chi denuncia oggi il MES come svendita della Nazione alla
Germania. In realtà la svendita “ai tedeschi” non c'entra nulla. C'entra molto
la truffa per i lavoratori europei, italiani e tedeschi.
Il MES è un
fondo intergovernativo gestito dai diversi Stati nazionali, in proporzione al
capitale investito. L’Italia è il terzo contributore del MES in Europa, dopo
Germania e Francia, con decine di miliardi versati, soldi pagati dai lavoratori
italiani. Le decisioni sono prese con maggioranza qualificata. Il peso
dell'Italia è determinante. Se dunque si trattasse di una “questione
nazionale”, i sovranisti dovrebbero sentirsi garantiti. Il MES è in realtà una cassa
comune degli imperialismi europei. Se l'Italia ricorre al MES attinge al fondo
comune per cui già ha smunto i propri salariati. Facendo debito, cioè comprando
i titoli emessi dal MES, l'Italia si impegna a ripagarlo presso la cassa
comune, a spese nuovamente dei propri salariati.
Perché il
coro unanime dei capitalisti italiani a favore del MES? Innanzitutto, perché
sono soldi immediatamente disponibili (36 miliardi). In secondo luogo, perché
il ricorso al MES attiva una copertura garantita durevole della BCE sui titoli
di Stato italiani tenendo bassi i tassi di interesse. Ma c'è una terza ragione,
ancor più concreta: il ricorso al MES serve a finanziare il taglio dell'IRAP,
la tassa che finanzia la sanità pubblica.
L'IRAP è la
tassa pagata dai padroni che versa alla sanità 12 miliardi l'anno. Il governo
l'ha già tagliata per 4 miliardi col decreto del 13 maggio, alla faccia
dell'emergenza sanitaria. Confindustria chiede il suo azzeramento totale. Come
coprire una cifra così imponente? Ricorrendo al MES. Per dare al fondo una
parvenza di finalità sociale gli accordi prevedono che i prestiti presi dal
MES siano destinati alle spese sanitarie “dirette e indirette”. Dunque, una
parte della spesa sanitaria verrebbe pagata facendo debito che sarà poi accollato
ai lavoratori, e i padroni potranno intascarsi l'abbattimento dell'IRAP, come
già in larga misura quello dell’IRES. Notare oltretutto il termine spese
sanitarie “indirette”. Significa che una parte degli stessi prestiti MES
verranno impiegati per finanziare i costi aziendali della pandemia
(dispositivi, sanificazioni, riorganizzazioni produttive) liberando ulteriori
risorse per i profitti. Insomma, i padroni intascano da ogni lato. E non i
padroni tedeschi e francesi, ma gli italianissimi padroni di casa nostra. Altro
che “svendita alla Germania”, come dice Rizzo alla coda di Salvini (e a
copertura della borghesia italiana).
C’è di più.
Il MES è un grande fondo creditizio. L'Italia non è solo un paese debitore, ma
anche un imperialismo creditore, che come tale ha partecipato, ad esempio
attraverso il Fondo Salva Stati, allo strozzinaggio della Grecia, al fianco
dell'imperialismo tedesco e francese.
L'Italia ha
in pancia il debito estero di numerosi paesi dei Balcani (Romania, Bulgaria,
Montenegro, Albania) come di Stati nord africani, e usa questa leva di
pressione per imporre loro le proprie condizioni: privatizzazioni, agevolazioni
fiscali sugli investimenti italiani, concessione semi gratuita di terreni,
tagli alle spese sociali a garanzia del debito. In quanto cassa comune degli
imperialismi europei, il MES è anche innanzitutto la cassa comune dei paesi
creditori, Italia inclusa.
Altro che
“povera Italia”! I capitalisti italiani stanno tra gli strozzini, al fianco
dei capitalisti tedeschi, francesi, spagnoli, contro i propri lavoratori. I
lavoratori italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, stanno dall'altra parte
della barricata. Assieme ai popoli oppressi, rapinati dai propri capitalisti.
Quanto al
debito italiano, a differenza di quello greco, non è detenuto da banche tedesche
o francesi, ma in prevalenza dalle banche tricolori. Il debito pagato dai
lavoratori italiani (60 miliardi annui di soli interessi) lo intasca il
“nostro” capitale finanziario.
Classe,
internazionalismo, rivoluzione
Qui sta
l'inganno delle posture sovraniste ed euro liberali. Entrambe nascondono ai
salariati chi è il loro nemico principale: i padroni di casa nostra.
Per questo
la nostra battaglia per una patrimoniale straordinaria e per la cancellazione
del debito pubblico verso il capitale finanziario ha una valenza non solo
economica ma politica. Coniuga l’indipendenza del movimento operaio contro i
poli borghesi (liberali e reazionari), l'alleanza tra i lavoratori di tutto il
continente, le ragioni dei popoli rapinati dall'imperialismo, anche dal
nostro.
È la riprova
che solo un programma di rivoluzione può sostenere una posizione
internazionalista, contro ogni forma di sciovinismo.
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