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giovedì 4 agosto 2016

IL PCL E I REFERENDUM - I NOSTRI SI. IL NOSTRO NO



Siamo alla vigilia di una intensa stagione referendaria. Non idolatriamo il referendum. Non pensiamo possa sostituire la mobilitazione e la lotta di massa. Ma non siamo certo indifferenti alla natura concreta dei referendum e al loro esito. Per questo ci schieriamo senza riserve a sostegno dei referendum che abbiano un carattere progressivo e di contraddizione rispetto alle politiche e agli interessi do-minanti. È il caso dei referendum annunciati di questa primavera: sia del voto referendario che si è tenuto il 17 Aprile. sia dei referendum sociali e ambientali richiesti attraverso la raccolta firme iniziata ad aprile.

IL NOSTRO SI AI REFERENDUM SOCIALI E AMBIENTALI

Ci siamo schierati innanzitutto a favore del Sl nel referendum del 17 Aprile, nel quadro della continuità della lotta contro “Lo Sblocca Italia” e contro gli interessi delle grandi multinazionali petrolifere e estrattive. Il governo ha puntato apertamente al suo fallimento, a partire dalla data prescelta e dalla indicazione di astensione. L’obiettivo è stato raggiunto. ma la battaglia del si ha fatto emergere la connessione tra governo e petrolieri indebolendo il consenso dell'esecutivo. Ci schieriamo a sostegno della richiesta referendaria contro la cosiddetta “Buona Scuola” in continuità con le ragioni della grande mobilitazione di un anno fa: contro i super poteri dei dirigenti scolastici, il potenziamento dei finanziamenti privati alla scuola, la subordinazione della scuola al mercato e al profitto d’impresa. Un anno fa il governo Renzi inciampò sulla scuola. Si tratta di procurargli un nuovo inciampo. Ci schieriamo a sostegno della richiesta referendaria sui temi del lavoro in continuità con la lotta di milioni di lavoratori contro il governo Renzi: per il ripristino dell'articolo 18, contro la liberalizzazione degli appalti, contro la super precarizzazione dei voucher, per i diritti generali del lavoro. Renzi ha fatto del cavalcamento dell'offensiva padronale contro il lavoro, a partire dalla Fiat, la propria politica. La richiesta referendaria si contrappone di fatto al cuore stesso del renzismo. In conclusione: ci schieriamo a sostegno di tutti i referendum sociali e ambientali che abbiano una connessione, diretta o indiretta, con le ragioni della classe lavoratrice e con le domande progressive di democrazia. Per questo su ognuno di questi terreni il PCl e le sue strutture di partito aderiscono, ai vari livelli, ai relativi comitati referendari, partecipano alla raccolta delle firme, si impegnano nelle forme possibili al successo dell'iniziativa referendaria: per il SI all'abrogazione delle leggi anti operaie, anti sindacali, anti ambientali.

IL NOSTRO NO ALLA RIFORMA ISTITUZIONALE DI RENZI

Parallelamente sosteniamo le ragioni dei referendum richiesti e previsti in materia istituzionale. Si tratta della richiesta referendaria di abrogazione della nuova legge elettorale varata da Renzi (italicum) e del progetto di riforma costituzionale Renzi/ Boschi cui si collega: un progetto bonapartista che consegna ad una minima maggioranza relativa il pieno controllo del processo legislativo del Parlamento e quindi dell'insieme delle cariche istituzionali. Un progetto che incarna il senso stesso del renzismo: la vocazione dell'uomo solo al comando come nuovo paradigma delle relazioni sociali ed istituzionali nei diversi ambiti della vita pubblica: nello Stato, nella azienda, nella scuola. Renzi intende fare del referendum istituzionale annunciato per il prossimo autunno il momento di legittimazione della propria politica di questi anni (jobs act, buona scuola, tagli alla sanità e ai servizi) e, allo stesso, incoronazione plebiscitaria del proprio potere al servizio di quella politica. Non è un caso se Confindustria, associazione delle banche italiane (ABI), tutte le organizzazioni e consorterie della borghesia italiana (vaticano incluso), appoggiano apertamente il progetto istituzionale di Renzi: vedono nel suo possibile successo una compiuta traduzione istituzionale del proprio dominio sociale. E perciò stesso un ulteriore strumento di rafforzamento dei propri interessi e dei piani di aggressione contro il lavoro. Per questa stessa ragione è interesse di tutti i lavoratori la vittoria del NO al progetto istituzionale di Renzi. In continuità con le ragioni dell'opposizione sociale alle sue politiche. Il PCL ha dunque aderito nazionalmente al comitato del NO alla riforma Boschi e sostiene la domanda di referendum per il SI all'abrogazione del Italicum. Contro ogni posizione di indifferenza, presente anche in alcuni ambienti della sinistra, questa battaglia democratica elementare.

PER IL RILANCIO DELLA MOBILITAZIONE DI MASSA E DI CLASSE

Il nostro impegno unitario sul fronte referendario si accompagna però ad una caratterizzazione autonoma di impostazione politica. Una impostazione classista e apertamente anticapitalista. Parliamoci chiaro. Le stesse direzioni politiche e sindacali della sinistra italiana che oggi promuovono i referendum hanno contribuito in modo decisivo a che si arrivasse alla scadenza referendaria nelle condizioni peggiori. Il movimento di lotta contro il job act dell'autunno 2014 è stato prima disarmato e poi condotto su binario morto. La grande mobilitazione di massa contro la "buona scuola" della primavera del 2015 è stata privata della necessaria continuità e largamente dispersa. L'ultima legge di stabilità del governo, che colpisce frontalmente la sanità pubblica, è passata senza un'ora di sciopero dei principali sindacati. Da un anno la mobilitazione sociale e di fatto silenziata, a tutto vantaggio di Renzi, ma anche dei populismi reazionari concorrenti (Salvini e Grillo). La stessa stagione referendaria è stata concepita come surrogato della lotta di massa. In queste condizioni anche il risultato dei referendum è a un forte rischio. È una sconfitta referendaria, in particolare sui temi della riforma istituzionale e del lavoro, avrebbe a sua volta una ulteriore pesante ricaduta sullo scenario generale. È dunque necessario rilanciare la mobilitazione generale di massa a partire dalla centralità del lavoro. Contro il blocco inaccettabile dei contratti pubblici da ormai sette anni. Contro la pretesa confindustriale di subordinare il rinnovo dei contratti a nuovi peggioramenti delle condizioni del lavoro e dei diritti. Per la ricomposizione di una piattaforma generale di svolta che possa unire milioni di lavoratori, di precari, di disoccupati in una lotta di massa risoluta. Tanto radicale quanto lo è l'attacco ti padronato e governo. Non dimentichiamolo, in tutta la storia italiana le grandi vittorie democratiche, anche quelle referendarie, sono state la risultante della mobilitazione del movimento operaio. Pensiamo al divorzio e all'aborto. Senza movimento di lotta dei lavoratori si va a sbattere anche sul piano della democrazia. Come dimostra la storia della "Seconda Repubblica”.

PER UNA CAMPAGNA POLITICA CONTRO RENZI SENZA AUTOCENSURE

La parola d'ordine della sconfitta e cacciata del governo Renzi va posta apertamente, senza autocensure e rimozioni. La scelta del Comitato nazionale del NO alla riforma istituzionale di evitare la contrapposizione politica al governo Renzi e di confinare la campagna referendaria sul solo terreno giuridico-costituzionale è una scelta potenzialmente suicida. Significa disarmare il carattere di massa della campagna, subire passivamente la prevedibile campagna politica del renzismo ("vogliono impedire la modernizzazione dell'Italia a favore del caos cancellando le mie magnifiche riforme").
Favorire la capitalizzazione a destra dello stesso scontro referendario col governo, visto che né Salvini né M5S rimuoveranno certo le proprie ragioni politiche. La verità è che l'autocensura politica del Comitato del NO verso il renzismo serve solo a coprire l'imbarazzo della minoranza Pd e la sua  capitolazione a Renzi. Una resa che invece andrebbe chiamata e denunciata col suo proprio nome. Il PCL non si subordina a questa scelta. La nostra campagna per il NO alla riforma Boschi e per il SI alla cancellazione dell'italicum è e sarà apertamente e dichiaratamente politica. E' parte della campagna di massa per la sconfitta politica del renzismo;  il progetto politico più reazionario nella storia repubblicana italiana. Per questo consideriamo grave che la CGIL, il principale  sindacato dei lavoratori, continui a non pronunciarsi con chiarezza sul referendum istituzionale. Per questo chiediamo pubblicamente che tutte le organizzazioni del mondo del lavoro, a partire dalla Cgil, si pronuncino apertamente per il NO. Il NO alla riforma Boschi è il NO a Renzi: E' il NO all'aggressione frontale ai lavoratori e ai sindacati. E' il NO alla distruzione della scuola pubblica e della sanità. Tutti i sindacati e le organizzazioni di massa che si sono pronunciati contro queste politiche hanno il dovere di pronunciarsi contro il governo che le ha realizzate e tanto più contro il suo incoronamento plebiscitario. Ogni ambiguità su questo terreno è inaccettabile.

PER UNA SOLUZIONE ANTICAPITALISTA, NON SOLO "DEMOCRATICA"

La nostra battaglia per la sconfitta del renzismo non muove solo da motivazioni costituzionali e democratiche. Muove da un progetto anticapitalista. Certo, siamo a difesa di tutte le conquiste democratiche strappate dal movimento operaio contro ogni progetto reazionario teso a distruggerle. Per questa ragione abbiamo contrastato negli ultimi vent'anni la subordinazione delle sinistre italiane alla cosiddetta "Seconda Repubblica". La subordinazione alla logica del maggioritario contro il principio elementare del proporzionale. La subordinazione al governabilità del capitale contro il principio della rappresentanza del lavoro. Il renzismo è anche l'ultimo figlio di quella subordinazione disastrosa. Ma non ci identifichiamo nella Costituzione del 1948. Non ne facciamo un feticcio. Non ne nascondiamo la natura storica borghese e compromissoria, della proprietà privata e del Concordato con la Chiesa. Ci battiamo per una repubblica dei lavoratori, basata sulle loro strutture democratiche di massa, sulla loro organizzazione, sulla loro forza. Perché solo una Repubblica dei lavoratori può realizzare l'autentica democrazia: rovesciando l'attuale dittatura di industriali, banchieri, Vaticano: e dando alla maggioranza della società il potere di decidere del proprio futuro.
Portare questa prospettiva in ogni lotta è la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori. Anche sul terreno di una battaglia referendaria.


Partito Comunista dei Lavoratori

martedì 2 agosto 2016

BOLOGNA 2 AGOSTO 1980




Sono passati 36 anni dalla strage del 2 agosto e, mentre dal punto di vista giudiziario sono stati condannati i fascisti dei Nar come esecutori materiali e il capo della P2 Gelli come depistatore, nulla ufficialmente si sa sui mandanti e sulle vere ragioni politiche della strage. 

Decine e decine di morti ammazzati dal terrorismo fascista ben coperto e ben aiutato da apparati dello Stato. 

Abbiamo imparato in questi decenni che non esistono apparati o servizi segreti deviati, esistono apparati e servizi finanziati dallo Stato, con i soldi dei cittadini, che agiscono al si sopra e al di fuori di ogni legalità. 

Non cambieranno mai! Non vi è nessuna “riforma democratica” La cosiddetta de secretazione di vari documenti voluta da Renzi è stata uno scherzo, rendendo noti documenti che erano già a conoscenza dei magistrati e degli storici. 

Malgrado tutto una triste verità storica e politica c’è già da tempo: fascisti, servizi segreti Usa ed italiani, vari apparati repressivi legali o illegali, hanno massacrato cittadini e lavoratori per i loro sporchi fini, prima per sconfiggere l’avanzata del movimento operaio, poi per azioni sullo scacchiere internazionale.

Se i mandanti politici delle stragi hanno vinto nei decenni passati tutte le loro battaglie; se in piena continuità con la peggiore politica democristiana Renzi e soci attaccano i diritti dei lavoratori conquistati con lotte e sacrifici e smontano gli elementi formalmente democratici della costituzione repubblicana; opporsi a questa grande offensiva reazionaria e contro riformatrice è possibile e necessario.

Partito Comunista dei Lavoratori
Pavia sez. “Tiziano Bagarolo”