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mercoledì 28 febbraio 2018

MILITANTI SINDACALI PER UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA

APPELLO DI MILITANTI SINDACALI PER IL VOTO A FAVORE DELLE LISTE DI “PER UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA”


Da decenni le conquiste dei lavoratori e delle lavoratrici, i loro diritti, il loro salario, la loro salute sono sotto costante attacco. Lo stesso vale per gli altri settori oppressi, dai giovani ai pensionati e pensionate, al popolo povero in particolare del meridione d’Italia. Le lavoratrici vedono peggiorare la loro condizione dentro e fuori dai posti di lavoro, e su di loro ricadono le conseguenze peggiori dello smantellamento dei servizi pubblici, dai nidi alla scuola e alla sanità pubbliche. Si sviluppano sistematiche campagne razziste contro i migranti per dividere i lavoratori e gli oppressi. Questi processi, in corso già da decenni, hanno avuto una pesante accelerazione a partire dalla crisi mondiale del capitalismo scoppiata nel 2008. Anche nel nostro paese abbiamo visto attaccare le grandi conquiste realizzate dai lavoratori e dalle lavoratrici con le loro grandi lotte, in particolare degli anni ’60 e ’70. Rispetto a questa offensiva i lavoratori e le lavoratrici non hanno visto la sinistra ufficiale, politica e sindacale, ergersi a difesa dei loro interessi. Al contrario hanno visto i riformisti di tutti i tipi complici e addirittura attori della offensiva del capitale. Centrodestra e centrosinistra si sono alternati nell’applicare queste politiche, spesso con i governi di centrosinistra addirittura più zelanti di quelli di destra nell’applicare le politiche volute dal grande capitale. Flessibilità e precarizzazione selvagge (pacchetto Treu e legge Biagi-Maroni), distruzione del sistema pensionistico, privatizzazioni a tappeto, aziendalizzazione di scuole e università, leggi liberticide contro i migranti (Turco-Napolitano, legge Bossi-Fini), partecipazione a guerre imperialiste (Jugoslavia, Afghanistan, Iraq) e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo. Questo riguarda anche la Lega, che oggi si erge a paladina dei diritti dei lavoratori mentre ha la responsabilità diretta delle controriforme delle pensioni (riforma Dini, “scalone” Maroni), della precarietà, del primo attacco all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, del famigerato “collegato lavoro” di Sacconi, che sancisce la derogabilità dei contratti nazionali, solo per citare alcuni esempi. Con i governi Monti, e poi Letta-Renzi-Gentiloni, il PD ha poi sigillato e rilanciato all’ennesima potenza l’offensiva padronale. Di fronte a ciò le direzioni delle grandi organizzazioni sindacali hanno oscillato tra complicità e accettazione passiva. Non parliamo della CISL, vero e proprio sindacato padronale, ma anche della CGIL. La risposta alla riforma Fornero con l’incredibile “sciopericchio” di sole tre ore è la rappresentazione emblematica di quanto detto. Gravissima poi è stata la responsabilità di avere abbandonato la lotta contro il Jobs Act e contro la Buona scuola, che pure aveva mostrato un potenziale di massa nelle mobilitazioni dell’autunno 2014 e primavera 2015. Come lavoratori e militanti sindacali ci siamo impegnati in questi anni a contrastare questa deriva, e nell’opporci a una lunga serie di contratti bidone che hanno fatto ulteriormente arretrare la condizione nei luoghi di lavoro. Questa politica delle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra riformista ha colpito duramente il movimento popolare permettendo lo sviluppo all’interno della classe della falsa e reazionaria risposta di organizzazione come la Lega o il Movimento 5 Stelle. È giunto il momento di prospettare, anche approfittando della scadenza elettorale, una vera alternativa a questa situazione. Una alternativa non basata sull’eterna riproposizione delle utopie antiliberiste (già più volte sconfitte nella partecipazione della sinistra “radicale” – PRC, PCI – alle coalizioni di centrosinistra, appoggiando misure come il pacchetto Treu, gli sgravi fiscali massicci al padronato e le missioni di guerra), ma sul richiamo ad una prospettiva anticapitalista, rivoluzionaria e socialista. Per questi motivi salutiamo con favore e sosterremo la presentazione della lista “Per una sinistra rivoluzionaria”, che indicando una serie di obbiettivi immediati e transitori nel proprio programma ci pare rispondere alle esigenze della situazione. Positiva è anche la scelta di presentare lavoratori e lavoratrici anche di diverse esperienze sindacali che in questi anni sono stati impegnati in prima persona nelle fabbriche e nelle aziende nelle battaglie sindacali e politiche prima ricordate. Porre rivendicazioni come la riduzione massiccia dell’orario di lavoro a parità di salario e l’abolizione di tutte le leggi di flessibilità per garantire a tutti e tutte un lavoro dignitoso a tempo indeterminato; la nazionalizzazione senza indennizzo delle grandi aziende che licenziano o inquinano; l’annullamento del debito pubblico verso le banche, ricavando molte decine di miliardi da utilizzare per la spesa pubblica; la nazionalizzazione senza indennizzo del sistema bancario e finanziario; e infine la prospettiva alternativa a tutte le combinazioni governative borghesi di un governo dei lavoratori; tutto ciò pone una prospettiva in cui ci riconosciamo. Per questo, pensando così di essere coerenti con la nostra battaglia di sindacalisti e sindacaliste classisti/e, invitiamo gli iscritti e le iscritte alle organizzazioni sindacali e più in generale i lavoratori e le lavoratrici a sostenere col proprio voto nelle prossime elezioni politiche le liste di “Per una sinistra rivoluzionaria”.

 Firmatari:

Domenico Loffredo (operaio Fca Pomigliano Napoli Fiom-Cgil) Luigi Sorge (operaio Fca Cassino Fiom-Cgil) Giuseppe Violante (delegato Fiom-Cgil Maserati Modena) Matteo Parlati (delegato Fiom-Cgil Ferrari Modena) Daniele Debetto (delegato Filcea-CGIL Pirelli Settimo Torinese) Simona Leri (delegata Filcams-Cgil Coop Alleanza 3.0 Modena) Donatella Ascoli (delegata Filcams-Cgil Musei Civici Veneziani-Venezia Dir Cgil Veneto) Stefano Fontana (Fincantieri Marghera Dir Fiom -Cgil Venezia) Davide Ledda (delegato Fiom-Cgil Cft Parma) Alessandra Pierosara (Dir. Nazionale Fillea Cgil Socia-lavoratrice D'Esi Società Cooperativa Azienda recuperata dai lavoratori) Enrico Pellegrini (delegato Filcams-Cgil Musei Civici Veneziani Dir Cgil Venezia) Arianna Manicini (delegata Sanità Usb Roma) Antonio Forlano (delegato Filt-Cgil Ups Milano) Crescenzo Papale (delegato DP Ancona Agenzia Entrate USB Pubblico Impiego) Luca Ibattici (delegato Fiom-Cgil Spal Reggio Emilia) Laura Parozzi (delegata Filt-Cgil Ups Vimodrone Milano) Mario Iavazzi (Direttivo nazionale Cgil) Luca Scacchi (Direttivo nazionale Cgil) Paolo Brini (Comitato Centrale Fiom-Cgil) Francesco Doro (Comitato Centrale Fiom-Cgil) Paolo Grassi (Dir. Naz Nidil-Cgil) Franco Grisolia (Comitato nazionale di garanzia Cgil) Margherita Colella (Dir. Naz Flc-Cgil) Alfonsina Palumbo (Dir. Nazionale Fisac-Cgil) Francesco Durante (Dir. Nazionale Fisac-Cgil) Daniele Prampolini (Dir.Fiom Modena) Piero Ficiarà (Dir.Fiom-Cgil Modena) Luca Acquarico (Dir. Fiom-Cgil Modena) Luca Paltrinieri (delegato Fiom-Cgil Netscout Modena) Giuseppe Faillace (delegato Fiom-Cgil Motovario Modena) Davide Bacchelli (delegato Fiom-Cgil Ima Bologna) Gianplacido Ottaviano (delegato Fiom-Cgil Bonfiglioli Bologna) Gian Pietro Montanari (delegato Fiom-Cgil Toyota Bologna) Domenico Minadeo (delegato Fiom Metaltarghe Bologna) Massimo Pieri (delegato Fiom Tas spa Casalecchio di Reno, Bologna) Giuseppe Gomini (delegato Fiom-Cgil Ducati Bologna) Davide Tognioni (delegato FP-Cgil Comune di Rolo Reggio Emilia) Ilic Vezzosi (Dir. Cgil Reggio Emilia) Marco Paterlini (delegato FP-Cgil L'Olmo Reggio Emilia) Marco Mussini (Dir. Fiom-Cgil Reggio Emilia) Ermanno Lorenzoni (Dir. Emilia Romagna SGB) Manfredi Storaci (Dir. Emilia Romagna SGB) Antonino Marceca (Dir. Funzione Pubblica-Cgil Veneto) Gianbattista Mineni (Dir. CGIL Veneto) Stefano D’Intinosante (delegato Fiom-Cgil Somec) Alessandro Busetto (segretario provinciale CUB Venezia, delegato Università Ca’ Foscari) Fabio Basso (Dir. Fiom-Cgil Venezia Fincantieri Marghera) Angelo Raimondi (delegato Filcams-Cgil Esselunga Corbetta-Milano) Cinzia Crespi (delegata Filt-Cgil Ups Vimodrone Milano) Joan Valdiviezo (delegato Filt-Cgil Italgroup cantiere; Ups Milano) Jeisson Zuniga (delegato Filt-Cgil Planet Cantiere Ups Milano) Luca Pezza (delegato Filctem-Cgil Michelin Milano) Francesca Esposito (lavoratrice Atm Milano iscritta Filt-Cgil Atm) Giovanna Benites (lavoratrice Ospedale San Paolo iscritta Funzione pubblica-Cgil Milano) Francesco Serati (delegato Filt-Cgil Fast-Log Cantiere Ups Como) Barbara Lietti (delegata Funzione pubblica-Cgil Ospedale Sacco Milano) Andrea Galvagno (Coordinamento enti locali USB Piemonte) Lorenzo Mortara (delegato Fiom-Cgil YKK Vercelli) Diego Sabelli (delegato Elt Fiom-Cgil Roma) Alessio Sammartino (Dir. Filcams-Cgil Roma) Riccardo Spadano (delegato Consiglio Nazionale degli Ingegneri SGB Roma) Marco Di Pietrantonio (Dir. FP-Cgil Pescara) Ilaria Del Biondo (Dir. Nidil Cgil Pescara) Vincenzo Chianese (delegato Fiom-Cgil Ergom Napoli) Antonio Esposito (delegato Slc-Cgil Almaviva Napoli) Lidia Luzzaro (Dir. Nidil-Cgil Cosenza) Francesco De Simone (Dir Cgil Calabria) Giuseppe Siclari (Assemblea Generale Cgil Calabria) Emilio Damico (Dir Cgil- Camera del Lavoro Cosenza) Ercole Mastrocinque (delegato Slc-Cgil Poste Italiane) Antonio Pensabene (Dir. Fiom-Cgil Reggio Calabria) Michele Mililli (Dir. regionale Filcams-Cgil Ragusa)

 Per adesioni: redazione@marxismo.net, esecutivo@pclavoratori.it

venerdì 23 febbraio 2018

Comunicato di solidarietà con CS Magazzino 47 di Brescia



Il Partito Comunista dei lavoratori della Lombardia esprime la propria solidarietà ai compagni del Centro Sociale Magazzino 47 di Brescia, oggetto nella notte di un tentativo di incendio. Non vi è dubbio sulla natura dolosa dell'atto come notato dagli stessi Vigili del Fuoco né sulla responsabilità fascista dell'atto. Questo episodio si iscrive tra i tentativi che i vari gruppi neofascisti e razzisti provano a mettere in atto per seminare un clima di intimidazione ed odio razziale in particolare nella nostra regione. Il Partito Comunista dei lavoratori ritiene necessario chiudere ogni spazio di agibilità politica ai gruppi fascisti attraverso un'iniziativa unitaria e di massa.
Per questo proponiamo a tutte le organizzazioni del movimento operaio e sindacale, a tutte le organizzazioni antifasciste e antirazziste, di promuovere unitariamente l'occupazione preventiva delle piazze prenotate dai comizi fascisti, e concesse dalle autorità locali, per contrastarne dichiaratamente lo svolgimento. È la via di un fronte unico di massa che si assuma la responsabilità di chiudere il varco ai fascisti. Le grandi organizzazioni di massa antifasciste, sindacali e associative, non possono sottrarsi a questa responsabilità per subordinarsi al PD, come è accaduto con la diserzione della manifestazione di Macerata. Debbono assumersela apertamente e pubblicamente.


Partito Comunista dei lavoratori, Coordinamento regionale lombardo.

Ferrando: "CasaPound e Forza Nuova vanno messe fuori legge"

Da ‘La Repubblica del 23.02.2018.



Dal "teppismo politico" alla nuova frontiera dei diritti dei lavoratori, ecco la versione del leader di Sinistra rivoluzionaria. "Faccio una proposta all'Anpi: occupiamo preventivamente le piazze prenotate dai neofascisti"
di PAOLO G. BRERA


Da Lotta comunista al Gruppo bolscevico comunista, dalla Lega comunista rivoluzionaria a Democrazia proletaria: il compagno Marco Ferrando - leader di Sinistra rivoluzionaria - uomo "di lotta" lo è sempre stato; ma per un breve momento della sua vita è stato a un passo dall'essere pure "di governo". Finì in lista con Rifondazione, lo buttò fuori Bertinotti dopo un'intervista in cui sostenne il diritto degli iracheni alla lotta armata: avevano appena ucciso 25 italiani a Nassiriya...

Ferrando: ma lo sa che dopo tante battaglie voi comunisti trotskisti siete rimasti gli unici ad avere la parola "sinistra" nel simbolo?
"E' un dato di fatto, sì. Con la candidatura di Grasso Leu è proiettata verso un governo del presidente, e ogni riferimento alla sinistra andava stretto; ma mi stupisco di come Fratoianni e il gruppo dirigente di Sinistra italiana abbia potuto accettare una subordinazione così secca. Quanto a Potere al popolo, che poi è Rifondazione in una veste nuova, mi sembra abbia un'impostazione populista di sinistra, fa grillismo sociale. Anche per loro il riferimento alla sinistra era ingombrante. Noi non abbiamo questo problema".

Che effetto le fa questo "teppismo politico" riaffiorato da Palermo a Perugia?
"E' il capitalismo che ha riportato molto indietro la società. Si è tornati a prima della rivoluzione russa: i razzismi e le xenofobie di un secolo fa; la ripresa di una competizione mondiale per la spartizione delle zone di influenza. Penso soprattutto all'arretramento spaventoso delle condizioni di lavoro: i braccialetti Amazon sono una metafora del lavoro schiavile. C'è la distruzione dei diritti sindacali: con la distruzione dell'articolo 18 il Pd ha realizzato il programma incompiuto di Berlusconi: dieci anni fa sarebbe stato impensabile, eppure è avvenuto. Oggi c'è il caso Embraco: la regressione del capitalismo è in atto".

Ha trascorso una vita in una sinistra poco condivisa, molto marginale. Bello non abbandonare le proprie opinioni, ma dal punto di vista della concretezza... Non si è stancato di starsene ai margini?
"No. Tutti quelli che hanno polemizzato con noi contro la marginalità hanno finito per compromettersi con le politiche dominanti. Potere al Popolo polemizza contro i trozkisti ma nell'ultimo governo Prodi, come Prc, in consiglio dei ministri ha votato la più grande detassazione dei profitti delle imprese e delle banche degli ultimi decenni. L'Ires è scesa dal 34 al 24%, per poi essere ulteriormente detassata da Renzi".

Tagliare le tasse alle imprese è male?
"Non c'è dubbio. Detassare le grandi ricchezze è una politica liberista che formalmente tutta la sinistra contesta. Però se contesti quando sei all'opposizione ma ambisci a governare il sistema... quando sei al governo fai le politiche di austerità. Il governo greco è esemplificativo: Tsipras, citato come un modello, sono due anni che gestisce le politiche della Troika in continuità. Non c'è maggiore marginalità di questo: se oggi la sinistra è al lumicino, lo è perché i suoi leader politici e sindacali si sono ciclicamente compromessi, e il loro popolo finisce per farsi catturare da politiche reazionarie come quelle di Salvini o del M5S".

Nei sondaggi volano Salvini e M5s, non il Pd e Leu ma nemmeno Sinistra rivoluzionaria... Non la fa arrabbiare?  
"Molto. E' il metro di misura politico del fallimento dei gruppi dirigenti della sinistra italiana. Noi indichiamo un'alternativa generale, anticapitalistica".

E' giusto impedire a CasaPound e Fn di manifestare?
"Si, vanno messi fuori legge come organizzazioni fasciste. Ma a farlo non sarà lo Stato, sarà l'iniziativa unitaria e di massa dell'intero campo della sinistra. Faccio un appello a Anpi e Cgil: organizzino un'occupazione preventiva delle piazze prenotate dai fascisti prima del voto per contestarne le manifestazioni. Non deleghiamo l'antifascismo alle istituzioni o alle vendette fai da te".

Per gli aggressori del leader di Forza Nuova a Palermo che fa: condanna o paga l'avvocato come i centri sociali?
"Noi difendiamo qualunque antifascista indipendentemente dal giudizio che possiamo dare sull'opportunità di un'azione compiuta contro i fascisti. Dal punto di vista legale è fuori discussione, dal punto di vista politico proponiamo un'altra linea".

A Macerata sono andati CasaPound e Fn, la sinistra è arrivata dopo e in due manifestazioni separate.
"E' stata una grave diserzione da parte delle forze politiche e sindacali della sinistra. Se anziché fuggire si assumessero l'onere di impedire le iniziative fasciste, questa scelta spazzerebbe il campo da qualsiasi tentazione minoritaria. Più è radicale l'azione di massa, meno c'è spazio per sciocchezze".

Alle elezioni Ferrando brinda se...?
"Brindo quotidianamente. Questa campagna è un duro lavoro controcorrente per sviluppare la coscienza dei lavoratori sulla necessità di rovesciare questo sistema capitalistico".

Bene, ma quanti voti vuole prendere?
"Non abbiamo un obiettivo percentuale. La verità non ha percentuali. In Argentina i trotzkisti hanno preso lo 0,2% per 15 anni alle elezioni, oggi sono quasi al 6% e sono in Parlamento: "Obreros al poder", governo dei lavoratori. E' lo stesso programma per Sinistra rivoluzionaria in Italia.

Con chi non si alleerebbe mai? 
"Non ci penserei proprio con le tre destre".

Vabbè, Salvini-Meloni-Berlusconi lo davamo per scontato...
"Le tre destre sono il Pd, il centrodestra e i Cinque stelle. Contro le tre destre è importante l'unità d'azione della sinistra".

E' giusto dividersi, anche se divisi non si governerà mai?
"La sinistra ha conosciuto un fallimento proprio perché è stata unita: unita con gli avversari del lavoro. Era unita quando si votava l'aumento delle spese militari. Quando varava i tagli sociali, la precarizzazione del lavoro... Il problema è costruire una sinistra vera".

martedì 20 febbraio 2018

CHIUDERE GLI SPAZI AI FASCISTI CON UN'INIZIATIVA UNITARIA E DI MASSA

La moltiplicazione delle iniziative di CasaPound e Forza Nuova è all'ordine del giorno nella cronaca politica di questi anni. Ma i fatti di Macerata, il fuoco di un attivista fascista contro migranti con l'obiettivo di uccidere, il pubblico sostegno di Forza Nuova a Traini ed anzi il nuovo rilancio della campagna xenofoba, hanno rappresentato un salto, amplificato dalla campagna elettorale e dai suoi effetti mediatici



I fascisti si nutrono naturalmente della spazzatura rovesciata contro i migranti da tutti i partiti dominanti. La Lega di Salvini è il principale frullatore di questa spazzatura. Il M5S contribuisce in forme più raffinate al medesimo impasto. Quanto al PD di Minniti, ha gestito in prima persona la stretta antimigranti in tutti i suoi risvolti peggiori (taglio ai soccorsi in mare, campi di concentramento in Libia, decreti sul “decoro”...). Le tre destre - nel loro insieme e in concorrenza tra loro - hanno tutte concimato il terreno di coltura dei fascisti. Ma i fascisti non sono né il PD, né il M5S, e neppure la Lega. Sono qualcosa di diverso. Non sono una destra qualsiasi. Sono organizzazioni di combattimento mirate alla distruzione del movimento operaio e delle sue organizzazioni indipendenti. Lo sono programmaticamente, con la pubblica rivendicazione di un sistema di corporazioni che rimpiazzi la democrazia borghese. Lo sono nell'azione, con la pratica dell'aggressione contro militanti e organizzazioni della sinistra politica, sindacale, di movimento. La campagna ossessiva contro i migranti, l'azione vile e squadrista attentamente pianificata nei loro confronti, è solo il terreno prescelto per l'accumulazione delle forze e l'espansione del proprio bacino di consenso. La prospettiva strategica è assai più ambiziosa: l'affermazione di un proprio regime.

Certo, le forze fasciste sono ancora molto ridotte. Il fascismo non è una minaccia immediata. Ma tutte le organizzazioni fasciste, in misura diversa, sono oggi in crescita. In crescita di consenso, grazie alle compromissioni e al disarmo della sinistra politica e sindacale di fronte alla crisi capitalistica e ai suoi effetti sociali. Ma anche in crescita organizzativa e militante del proprio inquadramento militare, anche grazie all'assenza di ogni seria azione di contrasto.

Ora questa dinamica va spezzata.

Non servono a nulla le petizioni costituzionali contro i fascisti. Non serve affidarsi alle famose leggi antifasciste della Repubblica borghese, o invocarne di nuove. Le leggi “antifasciste” non sono mai mancate, nella Prima come nella Seconda Repubblica. Ma i partiti fascisti hanno continuato a vivere e prosperare, prima col MSI, oggi con CasaPound e Forza Nuova, con le complicità e le connivenze di apparati dello Stato, che sono il vero cuore del potere e prevalgono su ogni legge formale. È ora di mettere da parte le illusioni. Solo il movimento operaio, solo la forza di una sua mobilitazione può mettere di fatto "fuorilegge" le organizzazioni fasciste.

Per questo proponiamo a tutte le organizzazioni del movimento operaio e sindacale, a tutte le organizzazioni antifasciste e antirazziste, di promuovere unitariamente l'occupazione preventiva delle piazze prenotate dai comizi fascisti, e concesse dalle autorità locali, per contrastarne dichiaratamente lo svolgimento. È la via di un fronte unico di massa che si assuma la responsabilità di chiudere il varco ai fascisti. Le grandi organizzazioni di massa antifasciste, sindacali e associative, non possono sottrarsi a questa responsabilità per subordinarsi al PD, come è accaduto con la diserzione della manifestazione di Macerata. Debbono assumersela apertamente e pubblicamente.

Questa è la posizione e proposta che il PCL avanza in ogni luogo di confronto interno al campo dell'antifascismo.

Partito Comunista dei Lavoratori

domenica 18 febbraio 2018

Elezioni, Ferrando (Pcl): ''M5S é solo carta di ricambio del sistema, unica soluzione é sinistra rivoluzionaria''

"Noi siamo l'unica sinistra che non si è mai compromessa nei governi di centrosinistra e che non chiede una diversa politica economica all'interno del sistema esistente, ma teorizza il rovesciamento della dittatura del capitalismo per rimpiazzarla con il governo dei lavoratori e delle lavoratrici". Così Marco Ferrando - portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori - spiega cosa caratterizza la lista Per una sinistra rivoluzionaria, che si presenta alle elezioni con un programma ispirato al trozkismo e alla rivoluzione russa. "Dalla riduzione dell'orario di lavoro alla nazionalizzazione di banche e grandi imprese, le misure prese dal governo della rivoluzione di ottobre sono più attuali oggi di quanto lo fossero allora". di Marco Billeci – Repubblica .it



 

sabato 17 febbraio 2018

TRA DIVIETO DI SCIOPERO E CESTINAMENTO DELLA BANDIERA ROSSA: PAP TRA TSIPRAS E MÉLENCHON




I riferimenti internazionali di una formazione politica sono parte della sua identità. Nel caso di Potere al Popolo il bando di oscillazione dei suoi compositi riferimenti europei misura la natura riformista di un intero programma.

Il primo riferimento di PaP è stato Tsipras. Oggi è un riferimento velato dall'imbarazzo, ma niente affatto cancellato. Anzi. Nonostante tre anni di lacrime e sangue al servizio della Troika contro i lavoratori greci, Tsipras continua a presiedere il Partito della Sinistra Europea, cioè il partito di Rifondazione Comunista, colonna di PaP. Neppure le misure di Tsipras contro il diritto di sciopero, neppure gli scioperi dei lavoratori greci contro il governo greco a tutela dei propri diritti democratici e sindacali sono bastati a Rifondazione e PaP per rompere con Tsipras e a denunciare pubblicamente il governo Syriza-Anel.

Si obietterà che oggi PaP assume come proprio riferimento pubblico Mélenchon, che a sua volta si è distanziato da Tsipras. Ma disgraziatamente proprio la sommatoria di Mélenchon e Tsipras complica la situazione di PaP. Melenchon proibisce la presenza della bandiera rossa in ogni suo meeting rimpiazzandola con la bandiera tricolore francese. Respinge la “vecchia contrapposizione tra sinistra e destra” nel nome della nuova contrapposizione “tra oligarchia e popolo”. Rivendica testualmente «la potenza della Francia come seconda potenza marittima» e il proprio attaccamento alla patria. Respinge l'indipendenza delle colonie francesi dalla madrepatria («La Guyane è la Francia», ha dichiarato il 25 marzo 2017). Rivendica il rimpatrio degli immigrati senza contratto di lavoro («non abbiamo la possibilità di occupare tutto il mondo... del resto è la legge e io non so che farci», ha detto a France5 l'11 marzo; «i lavoratori distaccati portano via il pane ai lavoratori francesi che si trovano sul posto», ha affermato il 5 luglio 2016, e sono solo due esempi della retorica populista nazionalista del nostro).
Del resto Mélenchon fu ministro del governo Jospin che bombardò Belgrado.

Ora la domanda è: sarebbe questo il nuovo riferimento internazionale degli interessi degli sfruttati che Potere al Popolo sbandiera?
Le ragioni “per una sinistra rivoluzionaria” escono più che mai confermate dai fatti.

Partito Comunista dei Lavoratori

venerdì 16 febbraio 2018

Presentazione programma e candidati di zona

Giovedì, 22 Febbraio 2018 alle ore 20,45 - Sala Carlo Porta (ex Biblioteca Comunale) Via Cesare Battisti, 29 Vimodrone (Mi)

Presentazione del programma elettorale e dei candidati di zona della lista "per una Sinistra Rivoluzionaria"



venerdì 9 febbraio 2018

PER UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA SCHIERA CINQUE BRIANZOLI

IL GIORNO DEL 8 FEBBRAIO 2018


1 COMUNISTI brianzoli in corsa per le elezioni politi­ che cli marzo. Saranno ben cinque i brianzoli candidati per Camera e Senato nella lista "Per una Sinistra Rivoluzionaria", che riunisce il Partito Comunista dei Lavoratori guidato da Marco Ferrando e il movimento Sinistra  Classe  Rivoluzione.
In lizza per Palazzo Madama ci sarà il giussanese Filippo Piacere, già candidato sindaco a Lissone per il Pcl nelle comunali dello scorso anno e volto noto della sinistra nella città del mobile e in Brianza: a lui è stato destinato il collegio uninominale di Sesto San Giovanni. Sempre per il Senato, nel collegio plurinominale, correrà la lissonese Ornella Beggio, mentre il  monzese Dario Casati - coordinatore provincialedel Partito Comunista dei Lavoratori e membro del coordinamento regionale rappresenterà la lista "Per una Sinistra Rivoluzionaria' nel collegio plurinominale Lombardia 1 della Camera e in quello uninominale di Gorgonzola.
Un'altra lissonese, Valentina Fumagalli, sarà candidata
nel collegio plurinominale e uninominale di Seregno Lombardia 1.Infine, ancora per Montecitorio, si candiderà nel collegio plurinominale Lombardia 2 Stefano Fumagalli, di Carnate, membro del coordinamento re­ gionaledel Pcl e attivo nelle lotte a fianco dei lavoratori  · della logistica. Tutti e cinque i brianzoli sono militanti del Partito Comunista dei Lavoratori. «Nonostante tutti gli ostacoli frapposti e nonostante si voti con una legge truffa, ''Per una Sinistra Rivoluzionaria" sarà presente con le proprie liste e i propri candidati - spiegano i responsabili locali - perché siano rappresentate anche elettoralmente le ragioni della classe lavoratrice e perché vi sia una lista di una sinistra vera, che fa le cose che dice, degna di essere votata da ogni lavoratore, ogni giovane, ogni donna, ogni sfruttato, a differenza di tanta pseudo sinistra che fa politiche di destra e filocapitaliste”

•       Fabio Luongo

venerdì 2 febbraio 2018

FLAT TAX: UN CHIARO ATTACCO A LAVORATORI E SERVIZI PUBBLICI



Sono anni ormai che le destre - in particolare Salvini e Berlusconi - stanno spingendo sempre di più per l'introduzione della Flat tax, cioè una tassa ad aliquota fissa su tutti i redditi familiari e profitti delle imprese. In poche parole, oggi se un reddito superiore ai 75.000 euro viene tassato al 43%, con l'introduzione della Flat tax, invece, vedrebbe le imposte a suo carico abbassarsi fino al 23%, pari alla tassazione applicata oggi su un reddito medio-basso (fino a 15.000€ ) o addirittura al 15%, secondo il leader della Lega Matteo Salvini. Una manovra che andrebbe ad intaccare gli introiti dello Stato per una somma che oscilla tra i 40 e i 70 miliardi di euro, che secondo l'ex ministro Brunetta si ripagherebbe da sola nel giro di pochi anni, grazie all'emersione dell' economia sommersa, cioè di tutti quei soldi che ad esempio le imprese evadono e quelli che finiscono nelle tasche dei lavoratori in nero, a causa delle aliquote troppo alte.
"Pagare meno, per pagare tutti" è la ricetta dell'ex ministro Brunetta; ma questa auspicata fedeltà fiscale che dovrebbe contagiare gli odierni evasori di grandi capitali purtroppo non è una conseguenza diretta, perché conosciamo bene i padroni e perché il mantra e la logica del capitalismo non è quello di adeguarsi alle regolamentazioni fiscali, bensì quello di massimizzare i profitti con ogni mezzo necessario. Di conseguenza chi davvero beneficerebbe della manovra sarebbero i soliti ricchi, che si vedrebbero drasticamente diminuire le proprie imposte - basti pensare che su un reddito di trecentomila euro, le tasse si abbasserebbero dai 122.000 euro attuali ai 66.000 della Flat tax - mentre i redditi più bassi come quelli di lavoratori dipendenti, precari, pensionati, disoccupati ecc... avrebbero solo una lieve estensione della "no tax area" (il limite di reddito con cui si ottengono esenzioni) e qualche beneficio contenuto come bonus e detrazioni, ma con un aumento esponenziale delle spese sanitarie, trasporti pubblici, scuola ecc.
Insomma, un chiaro attacco alla classe operaia e al welfare pubblico, che verrebbe definitivamente devastato a favore dei servizi privati (ad esempio strutture sanitarie, servizi pubblici e scuole), che risulterebbero ulteriormente accessibili solo alle classi più abbienti mentre i lavoratori sarebbero costretti ad accontentarsi di servizi pubblici precari e marginali.

In realtà nel nostro paese sono già in vigore una serie di Flat tax che però non riguardano i redditi da lavoro - i quali rimangono progressivi - quindi sono riservate solo ai ricchi. Ad esempio quella sulle rendite finanziarie - se si sottoscrivono titoli di Stato per mille o dieci milioni di euro, la tassazione rimane del 12,5%, mentre per i conti correnti o azioni di società quotate in borsa è del 26%. Anche il governo Renzi, per quanto oggi si dica contrario alla flat tax, nel 2016 ha tentato di introdurre un'aliquota fissa del 24% tramite l'IRI (Imposta ai redditi d'impresa); l'ennesimo regalo al padronato.

I sostenitori della Flat tax mettono i mostra i presunti successi ottenuti con l'imposta unica nei paesi dell'ex blocco sovietico, specialmente quelli dell'area baltica: Estonia, Lettonia e Lituania. Ma se analizziamo più da vicino la situazione ci accorgiamo che non è proprio come vogliono farci credere. Dopo il crollo del muro di Berlino i paesi legati all'Unione Sovietica e alla Federazione jugoslava cercarono in tutti i modi di contrastare l'evasione fiscale incontrollata e attirare capitali esteri all'interno delle loro frontiere per far ripartire l'economia, andando ad abbassare ai minimi le aliquote di imposizione fiscale. Quindi, se da una parte questi paesi hanno vissuto una sorta di boom economico subito dopo l'introduzione della Flat tax, dall'altra la percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà rimane al di sopra del 22%. Il sistema pensionistico è stato privatizzato per sostenere i costi della Flat tax e l'evasione fiscale è rimasta altissima. Nel blocco baltico si stima che l'evasione intacchi in media il 30% dei PIL nazionali, in Ucraina il 68% ed in Georgia addirittura il 72%.
Un altro baluardo dei pro-Flat tax è la Russia, che dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica ha adottato un regime di Flat tax al 13%, riscontrando una crescita economica significativa nei primi anni Duemila; a dire il vero la crescita era dovuta principalmente all'esportazione di energia come petrolio e gas, infatti con l'avvento della crisi il crollo del prezzo del barile e le sanzioni post-Crimea, le entrate fiscali sono diminuite drasticamente raggiungendo a stento i valori del 2000, e l'evasione fiscale raggiunge oggi il 52%. Inoltre, sono aumentate in maniera esponenziale le disuguaglianze sociali.
Anche Islanda e Slovacchia avevano adottato la Flat tax per poi ripensarci con il governo di centrosinistra qualche anno dopo, riscontrando dopo tre anni dall'abbandono dell'aliquota unica un aumento del 40% del gettito fiscale. In poche parole la Flat tax in più casi si è rilevato un autentico flop a discapito della classe lavoratrice.

Per questo motivo quando Salvini e Meloni parlano di "prima gli italiani" andrebbe chiesto loro a quali italiani si stanno riferendo. Sicuramente ai soliti borghesi, banchieri, imprenditori, palazzinari, speculatori e sfruttatori. Certamente non ai lavoratori, visto che con questa manovra i primi a rimetterci sarebbero proprio quest'ultimi.
Non ci saranno benefici per la classe lavoratrice finché non si colpirà direttamente il grande capitale finanziario, finché a pagare sarà chi non ha mai pagato fino ad ora.
Non sono dunque i migranti, come la destra vuole far credere, i nemici della classe operaia, ma chi cerca di tutelare i veri artefici della devastazione sociale. Proprio per questo è fondamentale l'unità tra migranti e lavoratori italiani, contro chi da sempre si arricchisce tramite sfruttamento e prevaricazione ai danni dei lavoratori.


Partito Comunista dei Lavoratori