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martedì 31 maggio 2016

UN VOTO DI CLASSE

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Negli ultimi anni, in Italia, per effetto della crisi economica e delle politiche neoliberiste, è cresciuta la percentuale di chi non ha più i mezzi per accedere ad un alloggio stabile e dignitoso.

La carenza di alloggi sociali disponibili, il sovraffollamento degli alloggi esistenti, gli sfratti per morosità, le occupazioni abusive per necessità... non sono più episodi occasionali e isolati, ma, al contrario, episodi sempre più diffusi e frequenti - dal nord al sud Italia  che riguardano soprattutto la maggioranza dei cittadini, proletari e sottoproletari, e anche una parte della piccola borghesia, che la crisi economica ha impoverito.

Disoccupazione e precarietà si traducono non solo in una diminuzione generale del potere d' acquisto dei salari, ma in vera e propria impossibilità per molti proletari a pagarsi un affitto o a fornire quelle garanzie che esigono le banche e i proprietari di case. Tanto più di fronte a tassi d' interesse sui mutui che hanno raggiunto livelli usurai, spesso al solo fine di alimentare la speculazione finanziaria.

Mentre lo Stato Italiano, in linea col resto dei paesi capitalisti, destina sempre più denaro al finanziamento delle imprese capitalistiche o a singoli capitalisti, ne destina sempre meno per i progetti di politiche abitative a carattere sociale (per i cosiddetti alloggi sociali, per aiutare i cittadini morosi, ecc.) nonostante che l'aggravarsi della crisi economica, l'aumento della povertà e gli elevati prezzi degli alloggi sul libero mercato, renda questo intervento sempre più necessario. Per di più, una gran parte delle case popolari, costruite negli anni '50-'60, di bassa qualità già per gli standard di allora, negli anni hanno mostrato i segni dell'usura a causa della scarsa manutenzione, e sono oggi in uno stato fatiscente e inagibili, diminuendo ulteriormente il numero di alloggi ,a prezzi popolari, disponibili oggi.

Inoltre, nel corso degli anni, in molte città italiane, numerosi quartieri popolari sono finiti nel degrado. Ciò a causa della riduzione delle risorse e per un abbandono deliberato da parte delle istituzioni, nel quadro di tagli alle spese sociali sempre più marcati. Con l'inevitabile risultato di far crescere le situazioni di disagio e di scontro tra abitanti (italiani contro immigrati, assegnatari di case popolari contro occupanti abusivi, assegnatari in regola con i pagamenti contro assegnatari morosi, ecc.). Una guerra tra poveri quasi quotidiana, fomentata anche dalla propaganda razzista delle forze politiche di destra ,dalla Lega Nord ai neofascisti di Forza Nuova e Casapound, che ha fatto presa in questi settori e indebolito la coesione sociale.

Può gioire anche la Chiesa cattolica -primo proprietario immobiliare d' Italia, che ha sempre considerato il proprio patrimonio abitativo come fonte di reddito da amministrare in piena logica di mercato, senza mai pagare le tasse dovute .

A fronte di questa situazione, in molte città italiane si sono sviluppate, negli anni, delle lotte per resistere a sfratti e sgomberi, a difesa dei cittadini, proletari e sottoproletari, che rischiano di essere sfrattati per morosità, dei qualii si parla solo quando avvengono fatti tragici che attirano l' attenzione dei media.

Per una risposta veramente efficace al problema della crisi degli alloggi c' è bisogno di un intervento politico generale, che prenda di mira le attuali politiche economiche dominanti. Ma ciò chiama in causa il mal funzionamento generale dell'economia capitalista.

Se la classe operaia italiana fosse in condizione di far pesare ,oggi, la sua forza e capacità di lotta a livello nazionale, certamente potrebbe condizionare le politiche governative a suo favore, obbligando l'attuale governo Renzi e le varie amministrazioni locali filo borghesi a fare delle concessioni significative anche in questo settore specifico

Quindi, è necessario, fin d'ora, provare a cambiare i rapporti di forza oggi esistenti tra le classi, proponendo alla classe operaia obiettivi di lotta che la oppongano frontalmente alla classe sociale capitalista e ai vari governi, che ne difendono gli interessi.
I militanti del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) faranno tutto quello che è nelle loro possibilità affinché il movimento operaio ,nel suo insieme, assuma la questione della casa all'interno di un proprio programma di lotta generale in grado di sviluppare intorno alla classe operaia un ampio fronte di lotta e di resistenza alle politiche filo borghesi dei vari governi nazionali e delle varie amministrazioni locali.
Senza un nuovo protagonismo dei lavoratori e di quelli che subiscono la crisi, non potremo mai uscire dalle secche in cui la sinistra è impantanata.

Partito Comunista dei Lavoratori
Pavia sez. “Tiziano Bagarolo”



lunedì 30 maggio 2016

UN VOTO PER CAMBIARE

duomo con bandiera



Il 5 giugno in tanti Comuni in Italia si andrà a votare per riformare il governo cittadino. Noi chiediamo il voto al PCL perché è l'unico Partito che si muove su istanze radicali, che non fa compromessi con altri partiti progressisti, fondamentalmente di stampo borghese, che non si traveste in lista civica per coprire in realtà altri tipi di dinamiche comunque politiche che “non stanno nella classe”. Abbiamo deciso di portare avanti i temi a noi cari soprattutto importanti oggi dopo gli esiti in continuo trasformazione come il problema del lavoro, il problema della casa e l'incuria sulla gestione del territorio. Il PCL è l'unico partito che ha deciso di non guardare ad alleanze con il centro-sinistra e con quei partiti che a causa di queste logiche hanno purtroppo perso la loro valenza, la loro importanza all'interno delle sedi istituzionali. Il nostro obiettivo non è necessariamente quello di vincere ma chiediamo un voto per un investimento che si proietta nel futuro,  consapevoli di costruire qualcosa che vada al di là della semplice elezione a livello amministrativo.
Il voto a PCL è un voto che andrà a contribuire ad un partito che si configura oggi come unico partito in Italia che si muove su  istanze radicali e rivoluzionarie. Promuoviamo quindi una politica contro non solo l'austerità, ma anche contro tutti i provvedimenti che sono ora in atto sul lavoro come il Jobs act, sulla casa, sulla sanità, sulla assistenza sociale. Noi crediamo che le grandi formazioni partitiche non si differenziano da una città all'altra, o dalle loro logiche di governo nazionale sempre opposto  agli interessi della classe dei lavoratori e dei deboli. Chiediamo, dunque, il voto perché sappiamo che è l'unico partito oggi che potrà portare avanti  istante dei lavoratori, dei pensionati, degli sfruttati nella coerenza e per la costruzione di qualcosa che sicuramente è più grande rispetto alle semplici alleanze per mantenere gli interessi di poltrone.

Il PCL è l'unico partito che non ha tradito la sinistra.

Ogni voto al Partito Comunista dei Lavoratori sarà, di fatto, l'unico voto utile agli sfruttati.

Partito Comunista dei Lavoratori

Pavia sez.”Tiziano Bagarolo”

mercoledì 25 maggio 2016

NON SI PUÒ GOVERNARE IL CAPITALISMO, LO SI PUÒ SOLO ROVESCIARE. PER UN PROGRAMMA DI SVOLTA ANTICAPITALISTA




Pensare di riformare, raddrizzare, aggiustare questo sistema è una pura illusione.
La illusione delle sinistre italiane - Bertinotti ieri, Vendola e Ferrero oggi – di risolvere la crisi alleandosi con il PD e con le altre forze di centrosinistra (ma che ormai si farebbe fatica a definirle persino di centro) e governando insieme ad esse, si è rivelata non solo una tragica beffa ma un vero e proprio danno a spese dei lavoratori. Sono stati proprio i governi di centrosinistra o appoggiati dal centrosinistra ad affondare i colpi più duri alle spalle di giovani e lavoratori. Chi ci ha guadagnato, oltre ai ricchi, sono stati solo i partiti della sinistra (SEL, Rifondazione Comunista) che hanno fatto il pieno di poltrone e di incarichi ovunque se ne presentasse l'occasione.
Ma anche chi fuori dall'Italia ha tentato negli ultimi anni di governare il capitalismo da sinistra, magari una sinistra che non si era mai compromessa con le politiche dei padroni, ha dimostrato l'impossibilità di venire a patti con questo sistema, che non può essere modificato se non rovesciandolo dalla base.
In Grecia, ad esempio, Tsipras e il suo partito Syriza erano stati portati al governo da quei milioni di lavoratori e povera gente che, dopo anni di lotta e dopo averle provate tutte, hanno sperato che fosse la sinistra a risolvere i loro problemi. Ma la sinistra di Tsipras, arrivata al governo grazie ai lavoratori, ha governato contro di essi, facendo esattamente l'opposto di ciò per cui era stata eletta. Anche Tsipras si è illuso di poter governare il sistema non facendo i conti con i veri interessi di quel sistema, che sono opposti agli interessi dei lavoratori e di chi non ha nulla.
L'unica via, certamente difficile ma reale, è quella di rovesciare questo stato di cose. Rovesciare vuol dire mettere apertamente e fino in fondo in discussione il capitalismo e le sue radici. Rifiutare che a pagare (per chi governa) siano sempre gli stessi (chi non ha mai governato). Rifiutare la compatibilità che pretende di risolvere i conti togliendo diritti a chi ne ha e rifiutando di darne a chi non ne ha (perché donna, perché giovane, perché immigrato...). Rifiutare la logica del “siamo tutti sulla stessa barca”, dell'“interesse di tutti”, dell'“interesse della nazione”. No! Non siamo tutti sulla stessa barca. Gli interessi dei banchieri e dei miliardari non sono gli stessi interessi di un lavoratore precario di un call center o di un immigrato che attraversa il Mediterraneo su un gommone.
In Italia i lavoratori hanno già fatto gli “interessi della nazione”e“salvato la patria”innumerevoli volte. L'hanno fatto nel 1992, accettando la cancellazione definitiva della scala mobile per obbedire al trattato di Maastricht; hanno salvato la patria nel 1996, con la riforma delle pensioni di Dini (e del centrosinistra); hanno salvato la patria nel 1998 con “i sacrifici” dell'Ulivo per entrare nell'euro; hanno salvato la patria con le riforme di Berlusconi e negli ultimi anni con quelle che ci chiede l'Europa di Prodi, di Monti e di Letta, votate da tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra.
È ora di dire basta! Non può esserci una reale alternativa ai sacrifici infiniti e alla sottomissione eterna se non rovesciando questa logica,sfidando apertamente, anche nei territori e nei comuni, la dittatura del capitale e contrapponendovi gli interessi del mondo del lavoro e della maggioranza della società. Sulla base di un programma che non solo soddisfi i bisogni e le necessità di milioni di lavoratori, ma che dia ad essi i mezzi effettivi per poter esercitare democraticamente i loro interessi e i loro diritti, per poter decidere delle loro vite, per poter intervenire realmente sulla vita politica e non attraverso le schede elettorali una volta ogni cinque anni. Un programma che dia ad essi il potere.
Un programma del genere non si limita a proporre misure e rivendicazioni per i lavoratori ma indica la via per modificare la situazione di dominio dei capitalisti e di attacco a chi lavora e alla povera gente. Un programma del genere indica l'unica via possibile di alternativa che sia in grado di cambiare il gioco e fermare l'arretramento e la sconfitta del movimento operaio e della sinistra.
Ma un programma del genere non sarà realizzato né dai governi avversari - che una certa sinistra vuole spacciare per “governi amici” - né dalla pura pressione dei movimenti, né dalle grida populiste di chi, come Beppe Grillo, si presenta come temibile avversario dei partiti dominanti ma che vuole l'abolizione dei sindacati in quanto tali e nega i diritti degli immigrati. Un programma come questo può essere realizzato solo da un governo dei lavoratori: un governo che sia loro espressione diretta, e che quindi può essere imposto solo da una mobilitazione e da una sollevazione popolare.
Lavorare in ogni lotta e in ogni occasione a questo sbocco è il nostro impegno quotidiano. La campagna elettorale è solo un terreno di questo nostro lavoro che ci offre il modo di utilizzare uno strumento in più per poterci rivolgere a coloro per cui lottiamo. Un nostro eletto, in qualsiasi sede istituzionale, sarebbe solo un rappresentante di questa battaglia generale, in un rapporto indissolubile con le ragioni e le aspirazioni di tutti gli oppressi. Un eletto dei lavoratori, al loro servizio, per un’alternativa di società. Non una pedina di chi avversa i lavoratori a difesa della società capitalistica, come troppe volte è successo (magari presentandosi, di volta in volta, come l'amico di turno)

Partito Comunista dei Lavoratori
sezione di Milano

martedì 24 maggio 2016

Martedì, 24 Maggio 2016 alle ore 23,45 - Milano Elezioni comunali Milano 2016: intervento del nostro candidato sindaco Natale Azzaretto a Matrix Dalle ore 23,45 su Canale Cinque: interverrà il nostro candidato sindaco Natale Azzaretto

azzaretto


Cinque anni di Governo Pisapia: un tradimento annunciato 
La vittoria di Pisapia nel 2011 ha rappresentato per larghi strati della città una sorta di liberazione dopo vent'anni di governo del centrodestra. Una vittoria epocale che avrebbe dovuto cambiare radicalmente il modo di governare della città in nome di quella “rivoluzione”arancione spinta dai comitati che avevano accompagnato la marcia trionfale di Pisapia a partire dalle primarie. La promessa era quella di creare una giunta diversa, attenta ai bisogni della città e in grado di far partecipare i cittadini al processo decisionale. La famosa democrazia partecipata di cui vagheggiano certi ambienti della sinistra riformista. Il bilancio dopo cinque anni è drammatico: tutte le illusioni e le speranze del popolo della sinistra milanese sono state tradite. Un tradimento del tutto prevedibile che annunciammo già cinque anni fa, noi unico partito della sinistra milanese ad essersi presentato autonomamente fuori dal carrozzone arancione a sostegno di Pisapia. Cinque di anni di governo che hanno visto tradite tutte le aspettative di cambiamento e di partecipazione dal basso, con una giunta che si è dimostrata degna erede delle precedenti nel difendere gli interessi dei poteri forti della città. Tasse aumentate(es.Irpef,rifiuti,servizi), così come i biglietti e abbonamenti Atm, aumento delle esternalizzazioni dei servizi, vendita quote Sea, Serravalle e Aem. Nessun intervento risolutivo per l'emergenza casa, a Milano rimangono 9500 case popolari sfitte. Aumento degli sgomberi rispetto ai numeri delle giunte di centrodestra, nessuna opposizione alla presenza delle formazioni fasciste in città, anzi addirittura Pisapia si è spinto laddove nemmeno i sindaci di centrodestra avevano osato spingersi, presentandosi nel 2014 alla commemorazione in ricordo di Ramelli, manifestazione che da anni il 29 aprile infanga le strade della città. Un bilancio assolutamente negativo a cui si aggiunge la ciliegina sulla torta di Expo, mega fiera internazionale lasciata in mano ai poteri forti e condita dalle solite ombre oscure sull'acquisto delle aree destinate all'evento, dalle tangenti e dallo scandalo del lavoro gratuito travestito da volontariato. Una medaglietta che Pisapia e i suoi sodali possono appuntarsi con orgoglio sul petto, essendo stati i primi ad avallare questo particolare tipo di sfruttamento dei lavoratori. Non c'è che dire, il bilancio della giunta arancione è un vero libro degli orrori e fa particolarmente scalpore che i partiti della sedicente sinistra milanese fino alla fine siano rimasti attaccati alla maggioranza che ha sostenuto la giunta Pisapia. La verità è che di un'altra sinistra c'è bisogno. I lavoratori, i disoccupati e gli sfruttati nulla possono ottenere dalle politiche di compromesso che la sinistra riformista mette in campo da anni tradendo sistematicamente le ragioni degli oppressi in nome di qualche poltrona e qualche assessorato. Siamo per una sinistra che non tradisca, che si batta per l'unica prospettiva reale che oggi si può mettere in campo contro l'attacco del fronte padronale e dei suoi partiti, la prospettiva del rovesciamento della dittatura dei banchieri e degli industriali per la costruzione di una società basata sul potere e sul governo dei lavoratori.

Partito Comunista dei Lavoratori 
Sezione di Milano

venerdì 20 maggio 2016

SINISTRA DI CLASSE

azzaretto


La nostra presenza politica elettorale ha un senso, dentro lo sfondo politico nazionale e locale, di fronte alla più grande aggressione contro il mondo del lavoro. 

Ci troviamo di fronte alla più profonda crisi del capitalismo degli ultimi 80 anni. Tutte le fantasie e le leggende che sono prosperate intorno a un futuro radioso dell'umanità sotto l'insegna del capitalismo, sono stracciate dall'esperienza dei fatti, dall'esperienza di una grande catastrofe sociale in tutto l'occidente capitalistico, in particolare in Europa. 

La rappresentazione dell'Unione Europea come culla del progresso di un possibile compromesso sociale tra capitale e lavoro, illusione che è stata propagandata ampiamente anche all'interno delle sinistre italiane, è stata smentita dell'esperienza drammatica dei fatti. In tutta Europa, quali che siano le sigle e le composizioni del governo, avanzano le stesse politiche. 

Precarizzazione del lavoro, distruzione progressiva dei contratti nazionali di lavoro, smantellamento dei diritti e delle conquiste strappate dalle generazioni precedenti del dopoguerra, smantellamento di pensioni, sanità, scuola per pagare il debito pubblico alle banche. Questo è il programma unico del capitalismo europeo, l'unico vero elemento di unione dell'Unione Europea è l'unione dei capitalisti, dei banchieri, delle classi dirigenti europei contro i lavoratori dei diversi paesi. 

In Italia, il governo Renzi è il gestore ed esecutore al massimo livello del momento di massima crisi del capitalismo italiano di questa offensiva devastante contro il lavoro con consenso e l'appoggio, come è evidente, di tutti i partiti dominanti. 

In questo quadro ha un'importanza centrale la presenza di una sinistra di classe legata alle tradizioni e agli interessi del movimento operaio, basata sul programma anticapitalistico. 

Questo è il senso della nostra presenza, è questo il senso anche della riconoscibilità simbolica di questa presenza. 

Noi sinistra di classe e anticapitalista basiamo la nostra politica e il nostro programma sull’aperta contrapposizione alle classi dirigenti del capitalismo italiano e internazionale.

martedì 17 maggio 2016

INTERVISTA A RADIO POPOLARE DEL NOSTRO CANDIDATO SINDACO

                                                         NATALE AZZARETTO




domenica 15 maggio 2016

Assemblea sulla Francia: Ce n’est qu’un début, continuons le combat!

Relazione di Franco Grisolia, dirigente nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori, sulla lotta del movimento operaio, e di quello studentesco, contro il "job act francese", la legge El Khomri.





 

mercoledì 11 maggio 2016

Il Partito Comunista dei Lavoratori presente alle elezioni di Milano



Il Partito comunista dei lavoratori sarà presente alle elezioni comunali di Milano del 5 giugno, con la propria collocazione autonoma, come già avvenne alle precedenti nel 2011.

Ci presentiamo con un punto di vista alternativo: quello dei lavoratori e delle lavoratrici, dei nativi e degli immigrati, dei giovani, dei precari e dei disoccupati, dei pensionati, contro la parte dei padroni, dei banchieri, della borghesia e dei poteri forti cittadini

“Siamo alternativi sia al Centrodestra che ha governato Milano per 20 anni svendendone il patrimonio pubblico e calpestando i diritti dei lavoratori, sia al Centrosinistra che ha prima illuso e poi deluso le aspettative del ceto popolare della nostra città” ha dichiarato il professor Natale Azzaretto, candidato sindaco, insegnante di italiano e storia in una scuola media di Baggio.

Da sempre impegnato nelle battaglie sindacali a difesa della scuola pubblica di qualità. Molti parlano a sproposito di periferie: il professor Azzaretto ci vive e lavora da sempre, e ne conosce tensioni e problematiche.

Al Municipio 3 il Pcl candida Luca Prini, già consigliere di zona 3 per 18 anni e protagonista nel corso dei suoi mandati di molte battaglie a difesa del territorio e contro lo spreco di denaro pubblico.


Sezione "Silvio Paolicchi" di Milano

venerdì 6 maggio 2016

A trent’ otto anni dalla morte di Peppino Impastato una vita nelle lotte senza compromessi

Peppino Impastato nasce a Cinisi - PA il 5 gennaio 1948 da una famiglia legata alla mafia. Rotti i rapporti con il padre che lo caccia di casa,inizia un'intensa attività politico-culturale antimafiosa. Fonda nel 1965 il giornalino ''L' Idea Socialista'' e aderisce al Partito Socialista di Unità Proletaria. Nel 1965 dirige le attività dei gruppi di Nuova Sinistra e conduce le lotte dei contadini espropriati delle loro terre nelle zone di Palermo, per la costruzione della terza pista dell'aeroporto. Fonda nel 1975 il gruppo musica e cultura e nel 1975 fonda Radio Aut, radio auto finanziata, con la quale denuncia i crimini commessi dal capomafia locale Tano Badalamenti. Molto seguito era il programma Onda Pazza tramite il quale mette in ridicolo politici e mafiosi del luogo. Nel 1978 si candida alle elezioni comunali nelle liste di Democrazia Proletaria, ma nella notte del 8 e 9 maggio 1978, nel corso della campagna elettorale, viene assassinato con una carica di tritolo sotto il corpo disteso sui binari di una ferrovia. Nelle elezioni comunali, gli elettori di Cinisi votarono il suo nome, riuscendo simbolicamente ad eleggerlo al Consiglio comunale. Inizialmente viene chiusa l'inchiesta giudiziaria affermando che si trattava di un' attentato terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto vittima. Solo grazie all'attività del fratello Giovanni, della madre Felicia Barlotta ,che aveva da tempo pubblicamente rotto con la parentela mafiosa e dei Compagni di militanza del Centro siciliano di documentazione di Palermo che viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolte e delle denunce presentate, viene riaperta l'inchiesta giudiziaria che porterà molti anni dopo alla condanna all'ergastolo del boss Tano Badalamenti.


 

mercoledì 4 maggio 2016

PER UNA BATTAGLIA ANTICAPITALISTICA CONTRO IL TTIP




Il negoziato in corso tra USA e UE in fatto di trattati commerciali risponde a precise necessità del capitalismo in crisi. USA ed Unione Europea cercano di espandere gli spazi di mercato delle rispettive multinazionali in ogni campo ogni costo. Gli USA cercano, anche per questa via, di contenere la crescente concorrenza della Cina sul mercato europeo. Per rafforzare la propria egemonia atlantica e contrastare il proprio declino.
Come tutti i negoziati tra Stati capitalisti la disputa non riguarda i valori ma gli interessi. Perché l'interesse del profitto è l'unico valore che il capitale conosce. Al tempo stesso, proprio per questo, il negoziato è difficile, perché gli interessi dei diversi poli capitalisti e dei relativi blocchi non sempre coincidono. Gli USA puntano ad abbattere le cosiddette barriere non tariffarie, in particolare agroalimentari e farmaceutiche, che significa abbattere le minime norme di tutela dei consumatori, ad esempio in fatto di sorveglianza sanitaria (carne, ecc).  Gli Stati capitalistici della UE pretendono in cambio la liberalizzazione del mercato USA per la propria industria automobilistica e per propri costruttori negli appalti pubblici. Sia in USA  che in UE gli schieramenti si dividono nello stesso campo borghese, a seconda dei settori. Ma il mercimonio, indipendentemente dall'esito, è chiaro: un patto tra Stati capitalisti contro le ragioni dei lavoratori e della maggioranza della società, a esclusiva tutela del profitto.
Prova ne sia che il negoziato è in larga parte segreto. La cosiddetta “pubblica opinione”, osannata dai governi quando si tratta di lisciarle il pelo per incassarne i voti (come contro i migranti) non ha diritto di accesso a verità sgradite e imbarazzanti. La criminalità del capitale va sottratta al suo sguardo indiscreto. Come segreto è il negoziato sulla “giurisdizione speciale”: gli Stati capitalisti di USA e UE vorrebbero garantire alle rispettive multinazionali   il potere di ricorso a specifici “tribunali privati”, o “arbitrati” internazionali, dotati di una sovranità superiore alle stesse magistrature nazionali. Dietro la bandiera della “lotta alla burocrazia” e della “libertà di commercio” si vorrebbe offrire ai monopoli una tutela di ultima istanza superiore ad ogni legge! Nessuna norma meglio di questa confessa che la legge del profitto è davvero la legge suprema della società borghese.
Il trattato che viene negoziato tra i grandi blocchi continentali del capitalismo non è altra  cosa dal corso ordinario delle politiche dominanti in ogni paese. La logica che lo presiede è la stessa che sospinge l'attacco frontale ai diritti sindacali (individuali e collettivi), alla previdenza, alla sanità, all'istruzione, ai beni comuni come l'acqua e il suolo. Si tratta del saccheggio di ogni risorsa pubblica per tutelare banchieri e industriali. Ovunque la vera frontiera dello scontro non è tra “destra” e “sinistra”, tra “reazione e progresso”, se non di riflesso: è tra il capitale da un lato, il lavoro e i diritti sociali dall'altro.Se questa è la realtà, ne consegue per noi una impostazione precisa. La battaglia contro il TTIP o diventa una battaglia anticapitalista, a partire da un'angolazione di classe, o si condanna alla impotenza. O si collega alle ragioni generali della classe lavoratrice o è destinata a mancare i suoi scopi. L'esperienza della vittoria referendaria sull'acqua del 2011, vanificata e annullata dai successivi governi (Renzi in testa), ci dice esattamente questo: senza un rovesciamento dei rapporti di forza tra le classi sociali, ogni ragione progressiva (ambientale, democratica, civile) finisce con l'essere sconfitta.
Per questo, nella mobilitazione unitaria in corso contro il TTIP, portiamo una proposta indipendente e classista. Non ci iscriviamo al partito della “ Civile Europa” contro l' “America malvagia”, magari a supporto delle ragioni negoziali di questo o quell'altro governo antioperaio europeo. Hollande, che colpisce e reprime i lavoratori francesi per conto dei capitalisti francesi (Legge lavoro), non diventa “nostro alleato” perchè (oggi) resiste al TTIP. Siamo contro il TTIP dal versante degli interessi indipendenti dei lavoratori europei e dei lavoratori americani, contro i capitalisti americani, contro i capitalisti europei, contro i relativi governi. La bandiera dei lavoratori non può essere quella del “libero scambio” tra i rispettivi capitalisti, a scapito di diritti e protezioni sociali. Può e deve essere quella della fraternità internazionale dei lavoratori di ogni paese contro la dittatura internazionale del profitto.
Per la stessa ragione non ci facciamo incantare dalle forze che osteggiano il TTIP perché chiedono più “protezionismo” (dazi, dogane, barriere) contro la cosiddetta “invasione della Cina” (da Trump a Salvini.. al M5S). I lavoratori europei e americani non devono farsi arruolare dalla guerra commerciale dei propri capitalisti contro i nuovi capitalisti, sia che essa avvenga nel nome del “libero scambio” sia che avvenga nel nome della “difesa delle frontiere”: debbono semmai imparare dagli operai cinesi che, lottando contro i propri capitalisti (ma anche contro gli investitori USA e UE) hanno strappato in 10 anni la triplicazione dei propri salari. Ogni rafforzamento del proletariato cinese è un vantaggio per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Ogni colpo agli operai cinesi è un colpo per tutti.
La lotta contro il capitalismo, al di là di ogni divisione nazionale, è l'unica frontiera del progresso storico nel mondo. L'unica da cui potrà nascere, per via rivoluzionaria, un mondo nuovo, liberato dal profitto e dai suoi orrori. L'unica frontiera di lotta che può strappare oltretutto, cammin facendo, conquiste parziali e risultati concreti per la maggioranza della società in fatto di tutele sociali e ambientali.

NO AL TTIP! NO ALLA SEGRETEZZA DEI NEGOZIATI, ALLE SPALLE DEI LAVORATORI, IN EUROPA E IN AMERICA!

PER L'ABOLIZIONE DEL SEGRETO COMMERCIALE E INDUSTRIALE!
PER LA TUTELA DEI LAVORATORI, DEI CONSUMATORI, DELL'AMBIENTE, CONTRO IL CINISMO DELLE MULTINAZIONALI!
PER UNA ECONOMIA LIBERATA DAL CAPITALISMO , MIRATA ALLA SODDISFACIMENTO DEI BISOGNI SOCIALI NON DEL PROFITTO !


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