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mercoledì 26 novembre 2014

Comunicato PCL sulle elezioni



I risultati delle elezioni regionali

La disaffezione operaia verso il PD di Renzi e la necessità di una alternativa politica di classe Il risultato delle elezioni regionali che appare più evidente, nonostante le affermazioni del bullo di Palazzo Chigi, è quello dell'astensione di massa, in primo luogo in Emilia-Romagna. In questa regione di storico riferimento per il PD e i suoi predecessori non è semplicemente emerso un rifiuto trasversale alle degenerazioni del ceto politico locale, ma si è fondamentalmente espressa una profonda disaffezione delle lavoratrici e dei lavoratori nei confronti dell'azione di brutale attacco del governo contro il movimento operaio e quello che resta delle sue conquiste storiche L'insipienza della sinistra riformista contribuisce a mantenere questa disaffezione in termini passivi. La realtà di SEL ne è la dimostrazione più lampante. Questo partito avrebbe potenzialmente una piccola, ma reale, autostrada aperta per raccogliere la disaffezione dell'elettorato operaio e di sinistra del PD, se sviluppasse una coerente battaglia politica contro il renzismo a tutti i livelli. Ma, nella continuità con la peggior tradizione bertinottiana, quello che conta sono gli assessorati e i posti di governo e di sottogoverno ("a disposizione" dei padroni, come nella frase del Niki governatore in Puglia nei riguardi di Riva): così, in Emilia-Romagna, si sono presentati nella coalizione renziana, esemplificazione concreta della loro strategia e delle loro speranze nazionali.
Quanto a Rifondazione (e al PdCI), dopo i disastri prodotti dalla loro politica governista, preferiscono mascherarsi dietro coalizioni senza riferimento classista, senza i simboli storici del movimento operaio (falce e martello o la stessa parola “sinistra”), che, come se fossimo due secoli fa, parla alle "persone" e a "cittadini" e non ai/lle lavoratori/trici e a tutti gli sfruttati ed oppressi, sotto la guida di autocentrati e presuntuosi intellettuali piccolo borghesi "progressisti". Del resto che si poteva attendere, ragionando seriamente, dai partiti diretti dagli ex ministri Ferrero o Diliberto, che mentre si proclamavano "comunisti", sostenevano riforme legislative che creavano la precarietà di massa ("pacchetto Treu"), gli interventi militari imperialisti, in primis in Afganistan e Iraq (ovviamente "solo" quando erano al governo), o la riduzione massiccia delle tasse per capitalisti e banchieri.
Il relativo successo di Sel e Altra Emilia-Romagna – mentre è fallimentare il dato di Altra Calabria – appare congiunturale: l'astensionismo di massa ha colpito i partiti maggiori agevolando la parte motivata dell'elettorato, contemporaneamente lo scontro tra apparato CGIL e PD ha dato una mano alle liste considerate più a sinistra.
La reazione di massa alle politiche del governo ha quindi trovato una risposta prioritariamente, se non esclusivamente, nell’astensione e nel rifiuto del voto. E nel contempo si è affermata un’opposizione reazionaria, quella della “Lega dei popoli” centrata sulla nuova prospettiva della Lega nord, che prova a capitalizzare la crisi berlusconiana ed a organizzare un consenso interclassista in un movimento antieuropeo della destra politica e sociale.
In questo quadro complessivo, ci impegniamo quindi a sviluppare una vera alternativa anticapitalista, che non tradisca gli operai e gli sfruttati in generale, che indichi nella rivoluzione sociale, nel potere dei lavoratori e nel socialismo la sola soluzione realistica alla crisi capitalistica. L’alternativa del PCL.
Scontiamo la nostra indubbia debolezza numerica ed organizzativa, ma anche, sia in Emilia Romagna che in Calabria, l'esistenza di leggi elettorali antidemocratiche, che garantiscono le forze politiche esistenti nelle istituzioni, e impediscono a quelle esterne e, in primis al nostro partito, di potersi presentare al giudizio dell'elettorato, col nostro programma anticapitalistico rivoluzionario.
Nonostante ciò i nostri compagni hanno fatto di tutto per far sentire il più largamente possibile la voce del Pcl, anche nelle ultime scadenze elettorali (si veda la campagna intorno alla candidatura propagandistica del compagno Michele Terra a presidente dell'Emilia Romagna).
E soprattutto il Pcl farà ogni sforzo per aumentare ancor di più il proprio impegno e il proprio intervento e rendere coscienti il maggior numero possibile di lavoratori/trici, oggi finalmente in rottura col PD, che una alternativa esiste, ma non è quella del riformismo piccolo borghese e governista dei Vendola, Ferrero, Civati e compagnia, bensì quella classista e rivoluzionaria rappresentata dal nostro partito.

Partito Comunista dei Lavoratori

Il Giornale Comunista dei Lavoratori N°7 Novembre 2014



Editoriale di Marco Ferrando
L'attacco frontale all'articolo 18 segna una accelerazione politica del corso bonapartista del governo Renzi. Al di là del suo stesso contenuto di merito- Il merito è grave. Non si tratta di pura manutenzione della versione menomata di un diritto "già cancellato", come a volte si legge. Ma dell’eliminazione conclusiva della figura del giudice, quale ultimo appello del lavoratore illegittimamente licenziato. Si tratta in altri termini dell’effettiva libertà di licenziamento senza giusta causa, come Renzi peraltro ha pubblicamente rivendicato. Gli effetti pratici di tale misura sui rapporti di forza fra le classi sono tutt'altro che trascurabili. Tanto più in un quadro già segnato dalla crescita esponenziale dell'arbitrio padronale nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. Il plauso ammirato di Fiat e Confindustria non è Casuale. Ma non si tratta solo di articolo 18. La scelta di Renzi é eminentemente politica. E' la scelta di chi reagisce alle proprie crescenti difficoltà di tenuta col rilancio di uno scontro sociale provocatorio con il movimento operaio, nel nome dell’interesse generale “ della nazione". E' il riflesso condizionato di un aspirante Bonaparte. La scelta parallela di una Legge di Stabilità che detassa il padronato, offre i bonus bebè, promuove l'anticipazione truffa del TFR in busta paga, è esattamente il manifesto del "partito della Nazione". Un partito reazionario e "popolare". Nemico dei lavoratori ma a caccia I dei loro voti.
IL COLPO D'ALA DI UN CAPO REAZIONARIO
Le difficoltà del governo ai piedi dell'autunno erano evidenti. L'effetto propagandistico "80 euro" era largamente evaporato sotto il peso della crisi e di nuovi balzelli. I sondaggi denunciavano un calo di popolarità del governo. Alcuni ambienti di grande borghesia accentuavano il proprio scetticismo per la politica autocentrata dell'annuncio. Gli accordi parlamentari con Berlusconi erano messi a rischio dalla guerra interna a Fl, con rischi di ricaduta sull'intera partita delle riforme istituzionali. Come reagire a questa tempesta perfetta'? Col colpo d'ala di un capo reazionario. L'improvvisa apertura dello scontro frontale sull'articolo 18 contro gli stessi sindacati non serve solo a esibire un trofeo in sede UE per cercare di ottenere spazio di manovra più ampio per la detassazione delle imprese (anche). Non serve solo a indebolire la fronda interna a Fl, nell'interesse della tenuta di Berlusconi e quindi del proprio accordo con Berlusconi (anche). Serve a rilanciare il richiamo populista attorno al capo. Serve a ricomporre attorno a se un blocco sociale reazionario anti operaio che sfondi nella piccola e media impresa così come nella gioventù precaria e disoccupata. Serve a rilanciare l'immagine dell'uomo forte senza paura che si rivolge alla "società civile" contro le resistenze della "vecchia politica" e dei "vecchi sindacati" nel nome del nuovo. E che usa il discredito della vecchia politica borghese e delle stesse burocrazie sindacali come leva di accumulo di consenso. Quando Ronzi dice che "D'Alema se non ci fosse bisognerebbe inventarlo" e che "la gente sta con noi e non coi sindacati", rivela la cifra della sua intera operazione. L'operazione è molto pericolosa. Chi a sinistra si era cullato nella rappresentazione tranquillizzante di un Renzi in continuità con Letta deve fare i conti con la realtà. Quella di una tendenza bonapartista qualitativamente nuova. Di una seria minaccia reazionaria per il movimento operaio italiano. Di un progetto di Terza Repubblica ritagliato su misura di un Capo.
IL DISARMO UNILATERALE DELLE SINISTRE
Le sinistre politiche e sindacali rivelano una volta di più nel nuovo scenario tutta la propria subalternità e inconsistenza. Sul piano politico va in scena il disarmo, lungo una interminabile catena di Sant'Antonio. La vecchia guardia borghese liberale del PD, umiliata da Renzi, tratta il prezzo della propria resa sulla pelle dei lavoratori per salvare la propria pelle. Naturale. “L’opposizione" interna al PD è in mano a un ex renziano "democratico" (Civati) che difende il proprio spazio di testimonianza a futura memoria. SEL che un anno fa si era sperticata nel cantare le lodi di Renzi quale "speranza della sinistra", oggi volge le spalle allo stesso spazio politico di cui potrebbe disporre a sinistra del PD per salvare la residua speranza di essere riconvocata alla corte del centrosinistra dal capo del PD. Con cui peraltro è alleata nelle giunte locali che licenziano i lavoratori (da Genova a Roma) e nelle elezioni amministrative di tutta Italia. Tsipras resta immersa nel caos delle sue insolubili contraddizioni, segnata dall'estraneità alla centralità del lavoro e della lotta di classe. Sul piano sindacale va in scena l'opportunismo. La burocrazia dirigente della CGIL, già responsabile di lungo corso per l'avanzata del renzismo, reagisce al cannone di Renzi col fioretto di scherma. Frasi indispettite. Obiezioni puntute. Nessuna seria azione di lotta, neppure e difesa della propria dignità di apparato e di burocrazia. L'obiettivo è giocare sulla dialettica interna al PD per provare a conquistare il "dialogo" col governo anti sindacale. La manifestazione del 25 Ottobre ha raccolto una grande domanda di opposizione. Ma Camusso non dà a quella domanda alcuna vera prospettiva di mobilitazione. Il vertice FIOM ha svolto tutte le parti in commedia. Da un lato difende l'articolo I8 contro l'attacco del governo. Dall'altro si è candidato a lungo a interlocutore privilegiato del governo più reazionario degli ultimi decenni. Un'enormità. Landini ha offerto per sei mesi una copertina preziosa a Matteo Renzi col manto della propria popolarità ( “difesa della truffa degli 80 euro, nessuno sciopero contro il decreto Poletti, valorizzazione del "governo del cambiamento"). L'obiettivo era ottenere una legge sindacale favorevole sulla rappresentanza (e scalzare Susanna Camusso). Renzi dal canto suo ha usato per mesi la propria relazione privilegiata con le FIOM per prevenire ogni opposizione operaia. Ora Lendini, scaricato da Renzi, evoca “l’occupazione delle fabbriche". Ma alle parole non seguono i fatti (v. acciaierie di Terni) e tutto sembra ridursi a una minaccia rivolta a Renzi per cercare di riconquistare il dialogo perduto ("dialoga con me, non con Marchionne"). Non sappiamo come finirà questo gioco. Sappiamo che non definisce una prospettiva di lotta per gli operai.
PER UN CAMBIO DI ROTTA
E' necessario e urgente un cambio generale di rotta. Un'altra politica. Un'altra direzione del movimento operaio e sindacale. Al progetto sociale e politico più reazionario degli ultimi decenni, è necessario contrapporre un'azione e un progetto di pari determinazione. Che punti ad unire l'azione di classe sul terreno della massima radicalità di lotta. Che eviti la dispersione di mille iniziative autocentrate a favore dell'unificazione delle forze. Che superi la soglia rituale delle manifestazioni di "dissenso" per imboccare la via della mobilitazione di massa prolungata, mirata realmente a vincere. Che incoraggi e promuova l'autorganizzazione di classe e di massa. Che rimuova, su un altro versante, l'eterna illusione di scorciatoie "antagoniste" per affermare la centralità della classe operaia e della lotta di classe quale leva decisiva di un blocco sociale alternativo e di una alternativa anticapitalista. Portare in ogni lotta questa visione generale é più, che mai le cifra della politica di massa del PCL. E la leva della sua costruzione e radicamento nell'avanguardia di classe.

venerdì 21 novembre 2014

OLTRE IL 12 DICEMBRE



Lo sciopero generale convocato da CGIL e UIL per il 12 Dicembre contesta le politiche del governo Renzi, ma riflette la debolezza dell'azione sindacale e un vuoto di prospettiva.
Le burocrazie sindacali manifestano il “dissenso” senza organizzare una lotta vera. Si limitano a replicare al rifiuto di “ascolto” del governo nel nome dell'apertura del “dialogo”.
Ma un'azione di pura pressione ordinaria sul governo Renzi non corrisponde alla gravità dell'attacco portato ai lavoratori , finisce col subordinarsi di fatto ad una logica emendativa, ed è priva oltretutto di sbocchi credibili: a fronte di un corso politico reazionario apertamente contrapposto al movimento operaio e sindacale.
E' necessario un salto dell'azione del movimento operaio e sindacale per contrapporre ala determinazione reazionaria del governo una forza di massa uguale e contraria, dentro una mobilitazione prolungata e radicale. L'unica che può piegare governo e padronato .
Il 12 dicembre deve segnare un punto di svolta. Di fronte alla prevedibile intransigenza del governo e alla continuità del suo attacco, va promossa una grande assemblea nazionale di delegati eletti nei luoghi di lavoro, in tutte le categorie, per definire una risposta di lotta di pari radicalità e una piattaforma di mobilitazione unificante, oggi clamorosamente assente. Una piattaforma che leghi la rivendicazione del ritiro incondizionato delle misure governative a un piano più generale di obiettivi e soluzioni alternative. Una piattaforma di lotta che possa essere realmente un punto di riferimento riconoscibile per i lavoratori, i precari, i disoccupati, e perciò stesso strumento essa stessa della mobilitazione di massa più ampia.
Solo questa svolta unitaria e radicale di lotta può ribaltare i rapporti di forza e strappare risultati reali ; mettere in crisi il renzismo e lo stesso blocco sociale che va raggruppandosi attorno al populismo reazionario di Salvini e settori di destra; aprire dal basso una prospettiva politica di reale alternativa.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

giovedì 20 novembre 2014

MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA A VARESE



NO AL FASCISMO NELLE NOSTRE CITTÀ
NELLE SCUOLE E NELLE UNIVERSITÀ
AL RAZZISMO, ALL’OMOFOBIA, NO AL SESSISMO

RESISTENZA OGNI GIORNO
Sabato 29 novembre alle ore 9.30
Chiamiamo a raccolta tutti gli studenti e le studentesse antifascist* della Provincia di Varese, Milano e Como per dare un messaggio forte e chiaro a chi minaccia la nostra libertà di esprimerci! E non solo... porteremo in Piazza anche la risposta a Renzi che ci dice : "Non mi interessano le rivendicazioni di chi protesta, si va vanti con le riforme", noi invece torneremo in Piazza più incazzati che mai, contro la "Buona Scuola", il Jobs Act e l'Expo 2015! Contro il caro costo dei libri, dei trasporti, delle mostre, dei teatri e delle uscite didattiche! Vogliamo programmi scolastici di qualità con professori di qualità! Vogliamo investimenti massicci s scuola e istruzione non su opere inutili come Expo, Tav e Pedemontana!

Pre-Concetramento verso il Corteo Antifascista di Varese organizzato dall'ANPI in risposta alle provocazioni di stampo Fascista avvenute nella nostra Provincia e non solo!

RITROVO PRESSO LE STAZIONI DELLO STATO ORE 9:00
seguirà corteo verso il concentramento principale che sarà presso i Giardini Estensi (ore 10:00)!

Collettivo Studentesco Varesino - Alternativa Ribelle-ANPI VARESE

mercoledì 12 novembre 2014

CIAO NENO



Il compagno Nazareno Siccardi è mancato.

Nazareno ha fatto parte del Comitato nazionale del PCL nelle prima fase della sua esistenza.

Ha partecipato al Congresso fondativo del partito come delegato della sezione di Savona, di cui è stato a lungo coordinatore.
La sua adesione militante al PCL, e l'impegno nella sua costruzione, sono stati l'approdo naturale di una lunga e coerente militanza politica che lo ha visto impegnato prima in DP su posizioni leniniste, poi nella battaglia di Progetto Comunista dentro il PRC : una battaglia da lui vissuta e condotta, nella sezione savonese, con fermezza politica e grande rigore.
Con Nazareno è venuto a mancare non solo un militante rivoluzionario, ma anche un compagno particolarmente generoso , apprezzato e riconosciuto come tale anche al di fuori del PCL: come nell'ambito del suo impegno legale di avvocato a difesa dei migranti, o sul terreno dell'antifascismo contro ogni forma di revisionismo storico.
Il PCL perde un suo militante esemplare, ma ne serberà la memoria, incorporandola alla costruzione del partito rivoluzionario: il partito per cui Nazareno si è battuto per larga parte della propria vita.

Ciao Neno, un forte abbraccio da tutti i tuoi compagni.


PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

IL PCL PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO LA GUERRA A GHEDI (BS) 8 NOVEMBRE












lunedì 10 novembre 2014

IL PCL E IL 14 NOVEMBRE



Il 14 Novembre e il 21 Novembre sono previsti due manifestazioni promosse dalla FIOM rispettivamente a Milano e Napoli, dentro il pacchetto di sciopero generale di categoria deciso dal sindacato.
Il 14 l'iniziativa FIOM si intreccia con l'azione di sciopero generale già indetta per la stessa giornata da larga parte del sindacalismo di base, e con lo “sciopero sociale” promosso da diverse realtà di movimento .
Il PCL è pienamente impegnato con le sue strutture e i suoi militanti nel sostegno e nella partecipazione agli scioperi e alle manifestazioni previste. A partire dalla giornata del 14 e dai cortei della FIOM.
Da sempre ci battiamo su quattro assi politici tra loro congiunti: la centralità della lotta fra capitale e lavoro, contro ogni vecchia teoria che vorrebbe archiviare la centralità operaia; la massima unità del fronte proletario, contro ogni logica di divisione e frammentazione delle forze e delle azioni di lotta; la necessità di una svolta di lotta, radicale e di massa, contro la linea attuale delle burocrazie sindacali; la necessità di costruire attorno alla classe lavoratrice il più vasto blocco sociale di tutti gli oppressi, contro ogni riduzionismo economicistico sindacale e aziendalistico.
L'attuale stagione politica conferma nel modo più evidente l'intreccio di tutte queste ragioni.
1)La centralità della lotta di classe è esaltata dall'intera dinamica degli avvenimenti politici che ha il suo punto di gravitazione nello scontro sull'articolo18 e nella contrapposizione fra governo e piazze sindacali. Il proletariato industriale è il baricentro di ogni reale opposizione di massa a padronato e governo, come dimostra la stessa dinamica di lotte e proteste che ha percorso l'Italia dopo il pestaggio poliziesco degli operai di Terni, e l'enorme impressione che quel pestaggio ha prodotto nella percezione di massa. Disinnescare il potenziale di ripresa operaia è non a caso la principale preoccupazione del governo. Ignorare la centralità di questo scontro, significa voltare le spalle alla realtà, e indebolire forza e ragioni di ogni altro movimento di lotta.
2)L'esigenza del più ampio fronte unico dei lavoratori e delle loro organizzazioni è posta una volta di più dalla natura del corso reazionario del renzismo, dal nuovo livello di aggressione al lavoro e ai suoi diritti, dal progetto “bonapartista” del Capo del governo sul terreno politico istituzionale. Ogni logica autocentrata che antepone la propria sigla, data, percorso, all'esigenza dell'unità di lotta; che antepone la propria immagine separata e il proprio reale o presunto interesse di organizzazione all'interesse generale del movimento operaio e di tutti i movimenti, rivela non solo una logica puramente auto conservativa e di nicchia ( fosse pure “antagonista”), ma anche un'incomprensione profonda della pericolosità reazionaria dell'attuale scenario politico.
3)La necessità di una svolta di lotta radicale del movimento operaio è posta oggi più di ieri dalla determinazione del fronte avversario, dalla sua ricerca di un autentico sfondamento contro il lavoro. Contrapporre alla forza del renzismo e del padronato una forza di massa uguale e contraria ( sciopero generale vero, occupazione delle aziende che licenziano, cassa nazionale di resistenza) è l'unico modo di alzare una diga, strappare risultati, aprire dal basso uno scenario nuovo. Ogni riduzione dell'iniziativa sindacale a eventi simbolici, ogni esibizione scenica della forza senza esercizio reale della forza di massa, rivela la volontà delle burocrazie dirigenti di subordinare la classe operaia alla speranze ( vane) di dialogo col governo, e alle mediazioni interne al PD. A scapito dei lavoratori e dei loro diritti.
4)La necessità di costruire attorno alla classe operaia il più vasto blocco sociale alternativo, a partire dalla grande massa di precari e disoccupati, è sottolineata dalla campagna renzista sulle divisioni della classe ( precari contro “garantiti”) e dallo sviluppo parallelo sullo stesso terreno di operazioni reazionarie populiste concorrenziali ( grillismo, salvinismo). Da qui l'esigenza di una piattaforma generale di lotta del movimento operaio che unifichi attorno alla battaglia per il lavoro ( blocco dei licenziamenti, ripartizione generale del lavoro con la riduzione dell'orario a parità di paga, abolizione delle leggi di precarizzazione del lavoro, grande piano di nuovo lavoro..) le rivendicazioni del reddito( sblocco dei contratti pubblici, salario garantito ai disoccupati) del diritto alla casa, alla salute, all'istruzione. Ogni impostazione che contrapponga reddito a lavoro rischia di ostacolare la ricomposizione del blocco sociale alternativo a vantaggio obiettivo delle campagne avversarie.
Solo una svolta unitaria e radicale del movimento operaio, che leghi le lotte immediate a un progetto anticapitalistico, può rispondere, tanto più oggi, all'insieme di queste necessità: ricostruire la forza, l'unità, la capacità di egemonia della classe operaia italiana. La battaglia per un'altra direzione politica e sindacale del movimento operaio è parte insostituibile della campagna di massa per la svolta.
Questa battaglia va condotta in primo luogo nel movimento operaio, a partire dalle sue scadenze di mobilitazione reale, dentro lo scontro di classe che oggi si è aperto. Per questo e con questa impostazione saremo presenti alle manifestazioni e scioperi promossi per il 14, a fianco innanzitutto dei lavoratori dell'industria e dei loro sindacati. Per questo e con questa impostazione chiediamo a tutte le sinistre classiste di unire le proprie forze su questo terreno centrale di presenza e di lotta.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

mercoledì 5 novembre 2014

COMUNICATO STAMPA

Il Partito Comunista dei lavoratori (Pcl) della Lombardia esprime sdegno e ferma condanna per la profanazione del Sacrario dei Caduti di San Martino a Duno (Va) per opera di gruppi neofascisti.

Osserviamo con preoccupazione che i gruppi neofascisti anzichè essere marginalizzati trovano ospitalità e protezione politica tra la destra istituzionale, come avvenuto di recente alla manifestazione della Lega Nord a Milano il 18 ottobre.

Negli ultimi anni i gruppi neofascisti stanno rialzando la testa a Milano ed in Lombardia, con l'apertura di diverse nuove sedi. La crisi economica favorisce l'insorgere e lo sviluppo delle idee e delle formazioni di estrema destra anche negli strati popolari, sviluppo favorito anche dall'assenza di politiche sociali di certa "sinistra".

Il Pcl invita tutte le sinistre politiche, sindacali e di movimento ad intraprendere iniziative comuni sul terreno della lotta antifascista.


Per un antifascismo militante;

FUORI I FASCISTI DALLA NOSTRA REGIONE.


Pcl Lombardia

LA FACCIA DEL GRILLO



L'ultima settimana aggiorna il campionario reazionario del grillismo.

In pochi giorni, non solo Grillo rilancia la concorrenza con Salvini nella campagna anti migranti, gridando al pericolo Ebola e chiedendo la chiusura ermetica delle frontiere. Non solo fa blocco con la Lega in Parlamento votando la sua mozione per l'esclusione dei migranti dal bonus bebè. Ma esibisce una posizione di solidarietà con la polizia dopo il pestaggio dei lavoratori delle acciaierie di Terni: al punto da ospitare sul proprio blog in prima pagina l'intervista di un dirigente sindacale (reazionario) di polizia che “sbugiarda la FIOM” sui fatti di Roma e presenta un falso pubblico come “verità”.
Non è un caso. L'attuale ripresa dello scontro fra classe operaia e governo spiazza la retorica populista del grillismo sulla contrapposizione indistinta fra “cittadini” e “politici”. Contrastare la lotta di classe, rimuoverne l'evidenza, cancellarla dall'immaginario pubblico diventa prioritario per Grillo. Se occorre “sbugiardando la FIOM” a braccetto con chi la bastona. Magari lo stesso giorno in cui si votano... le dimissioni di Alfano.
Grillo del resto ha sempre avuto un occhio di riguardo per i corpi di polizia e i militari. Non solo per ragioni elettorali. Il disegno di una repubblica plebiscitaria “senza partiti e sindacati” ha bisogno di cercare alleanze e complicità nei corpi dello Stato: ammiccamenti, solidarietà, messaggi compiacenti verso “le forze dell'ordine” sono parte di una strategia reazionaria. Inclusa la recente invocazione fanfarona di un intervento dei militari per “ripristinare la democrazia”.
Vi ricordate le lunghe sviolinate al grillismo da parte di tanta parte della sinistra anche “radicale”? Vi ricordate le polemiche contro il PCL reo di non comprendere la “positività del nuovo fenomeno” e le sue “potenzialità”?
Sono passati solo pochi mesi.
I fatti hanno la testa dura e presentano sempre il conto.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

martedì 4 novembre 2014

PER UNA LOTTA GENERALE CHE VADA SINO IN FONDO.



Il capo del governo ha gettato la maschera.

Da un lato regala al padronato tutto ciò che chiedeva: massima precarizzazione del lavoro, libertà di licenziamento senza giusta causa, ulteriore riduzione di tasse e contributi a carico di sanità e servizi, libertà di saccheggio del territorio , blocco dei contratti pubblici. Dall'altro esibisce irrisione e disprezzo per le manifestazioni dei lavoratori e i sindacati, celebra il proprio successo con la corte dei propri amici capitalisti , riserva le botte agli operai di Terni. Nel mentre persegue una riforma elettorale e istituzionale con cui concentrare nelle proprie mani tutte le leve del potere.
Siamo in presenza di un corso reazionario. Un bullo tracotante e demagogo mette le proprie ambizioni al servizio della borghesia italiana, fingendosi amico del popolo. Va fermato. E per tempo.
Le aperture che le sinistre politiche e sindacali hanno riservato a Renzi nei primi sei mesi si sono rivelate un inganno per i lavoratori e un boomerang per chi le ha prodotte.
Aver presentato Renzi come “la nuova speranza della sinistra”- come ha fatto SEL meno di un anno fa per cercare un reimbarco nel centrosinistra- è stato penoso e suicida.
Aver avallato la truffa degli 80 euro, aver suggerito la truffa parallela sul TFR, aver avallato l'illusione del “governo del cambiamento” sino ad offrirgli la propria collaborazione ( come ha fatto purtroppo per sei mesi Landini), hanno avuto un solo effetto: abbellire l'immagine del governo agli occhi delle sue vittime e coprire il suo vero volto con la propria popolarità. Non solo senza ottenere nulla, ma finendo derisi e aggrediti da un governo reazionario.
Ora che il governo ha squarciato il velo delle finzioni con la propria arroganza è necessaria una opposizione radicale. Che unisca tutte le sinistre politiche e sindacali. Che non si fermi a metà strada. Che sappia andare davvero sino in fondo. A partire dalla rottura col PD ad ogni livello, nazionale e locale.
Le manifestazioni di protesta che hanno percorso l'Italia dopo l'aggressione poliziesca di Roma hanno introdotto un cambio di passo. Questo cambio di passo va esteso, generalizzato, accelerato.
Le misure del governo contro il lavoro devono essere cancellate e ritirate: non c'è nulla da negoziare su quel terreno. Non si tratta di fare sponda ai D'Alema e Bersani- già sostenitori di Monti- con un compromesso parlamentare che salvi loro la faccia. Si tratta di salvare ed estendere i diritti dei lavoratori. Che da 20 anni tutti i governi calpestano, inclusi quelli di centrosinistra ( più volte con voti o ministri della sinistra cosiddetta “radicale”)
Si convochi allo scopo uno sciopero generale vero: che metta in campo la forza di milioni di salariati privati e pubblici, e fermi davvero il paese.
Si definisca una piattaforma generale unificante delle ragioni dei lavoratori, precari, disoccupati: a partire dal blocco dei licenziamenti, dalla ripartizione del lavoro con la riduzione generale dell'orario a parità di paga, dalla cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, da un grande piano di nuovo lavoro per territorio, ambiente, istruzione, pagato dai profitti e dalle grandi ricchezze.
Su questa piattaforma si dia continuità alla lotta generale .
Si congiunga la mobilitazione prolungata con l'occupazione generale delle fabbriche ed aziende che licenziano: coordinando nazionalmente le occupazioni e istituendo una cassa nazionale di resistenza.
Renzi ha aperto la guerra contro i lavoratori? Il movimento operaio dichiari guerra al governo. E' l'unica guerra che Renzi teme davvero. L'unica che può unificare attorno ai lavoratori le ragioni di tutti gli sfruttati. L'unica che può strappare un risultato. L'unica che può unificare i lavoratori stessi, liberandoli dalle sirene del populismo reazionario di Grillo o Salvini, che hanno alimentato la guerra fra poveri nella miseria sociale e nell'arretramento delle lotte.
E' necessario costruire nelle lotte una direzione politica e sindacale nuova del movimento operaio che sia all'altezza di questo livello di scontro. Una direzione si batta per la sola alternativa possibile: un governo dei lavoratori e delle lavoratrici. La sola prospettiva che possa dare lavoro e segnare l'uscita dalla crisi. La sola che possa liberare la società dal capitalismo e da tutti gli avventurieri che si mettono al suo servizio, siano essi di governo o di “opposizione”.
Il PCL è ovunque impegnato per sviluppare la coscienza di questa necessità. E dunque per costruire il partito rivoluzionario.
L'unico partito di cui i lavoratori e gli sfruttati hanno bisogno.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI