POST IN EVIDENZA

lunedì 23 marzo 2015

COMUNICATO STAMPA



Salutiamo con favore la decisione di sospendere la prevista chiusura di 61 Uffici postali in Lombardia e l’apertura di altri 121 a giorni alterni.

Si tratta ora di vigilare affinché in futuro nessun ufficio postale della nostra regione venga chiuso e che il servizio non subisca rallentamenti o limitazioni.

A tal fine chiediamo che associazioni di utenti e rappresentanze sindacali dei lavoratori Pt vengano invitate al tavolo regionale per discutere la questione con le parti interessate.

Crediamo sia possibile intervenire su altre diseconomie evitando che paghino i costi di una “ristrutturazione aziendale” come sempre lavoratori e pensionati.

Occorre rivendicare con forza il ruolo pubblico e di servizio, soprattutto alle fasce popolari, degli uffici postali.

Il contrario di quanto è avvenuto in questi anni, per responsabilità dei governi di centro destra e di centro sinistra, che hanno trasformato le Poste in società per azioni usandole come "grande salvadanaio" per le scelte governative come gli sciagurati finanziamenti per le "grandi opere”: dalla Tav ad Expo 2015.

Coordinamento regionale Pcl Lombardia

domenica 15 marzo 2015

LA “COALIZIONE SOCIALE” DI MAURIZIO LANDINI: FRONTE UNICO DI LOTTA O SPECCHIETTO RIFORMISTA PER ALLODOLE ?



Maurizio Landini e la FIOM hanno promosso l'iniziativa della coalizione sociale: “una iniziativa rivolta a unire tutti i lavoratori e i soggetti colpiti contro l'alleanza fra Governo e Confindustria”. Messa così, chi potrebbe essere in disaccordo? Da anni il PCL rivendica l'esigenza del più vasto fronte unico di classe contro governo e padronato. L'avvento del governo Renzi, il suo progetto reazionario bonapartista, il salto dell'offensiva dominante contro lavoro e diritti, rendono ancor più necessaria e urgente la costruzione del fronte di classe di tutte le sinistre politiche, sindacali, associative, di movimento. Gli ammiccamenti verso il renzismo da parte dei vertici FIOM nei primi sei mesi del governo Renzi avevano rappresentato una enormità, che ha provocato danni, paralizzato lotte, confuso coscienze. Il fatto che l'aggressione frontale da parte di Renzi ai lavoratori e al sindacato abbia successivamente costretto Landini a collocarsi all'opposizione del renzismo, è in sé positivo. La “coalizione sociale” antigovernativa vuole formalizzare e consolidare , dopo le lotte d'autunno,questa ricollocazione? Ben venga.

Ma non è tutto oro ciò che brilla.

In primo luogo una coalizione sociale ha senso se è un fronte unico d'azione. E l'azione unitaria deve essere tanto radicale quanto radicale è l'offensiva del governo. Così non è stato e non è. La scelta di CGIL e FIOM al piede di partenza dell'autunno di opporsi all'attacco all'articolo 18 fu naturalmente positiva. Ma il bilancio dell'opposizione è stato disastroso. Nessuna svolta radicale delle forme di lotta. Rinuncia all'occupazione delle fabbriche persino nelle condizioni più favorevoli ( AST Terni). Assenza di una reale piattaforma di lotta unificante del movimento. Convocazione di uno sciopero generale ( 12 Dicembre) non per dare continuità alla lotta ma per chiuderla con un atto simbolico. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il governo ha proseguito la sua strada come un rullo compressore senza incontrare resistenza, se non verbale. Il licenziamento arbitrario per nuovi assunti è passato, persino nella forma del licenziamento collettivo. Una sconfitta pesante. Sia in sé, sia per gli effetti sul morale delle masse. Il fatto che i generali della campagna d'autunno ( Camusso e Landini) non traggano alcun bilancio del proprio operato conferma e aggrava le loro responsabilità. Basta l' invenzione della “coalizione sociale” per rimuoverle? Ma soprattutto: coalizione sociale per cosa? Non basta elencare diritti e ragioni, se non si indica e promuove con chiarezza una svolta generale nell'azione di lotta. Convegni, incontri, manifestazioni, seppur in sé positive, non spostano di una virgola i rapporti di forza reali fra le classi sul piano generale e nei luoghi di lavoro. Nè li sposta una proiezione di cartello del sindacato verso l'associazionismo civico ( Libera, Emergency, Arci). Non c'è surrogato possibile della necessaria azione di lotta-continuativa, concentrata , radicale- di milioni di lavoratori, lavoratrici, precari, disoccupati. La battaglia democratica contro i progetti istituzionali reazionari del governo è importantissima. Ma solo la mobilitazione centrale della classe può darle forza d'urto e prospettiva. Aprire un confronto unitario sulle condizioni e premesse di una vera svolta di lotta è e resta la prima necessità. Senza svolta reale di mobilitazione la “coalizione sociale” diventa la copertura di una ritirata e di una sconfitta.

In secondo luogo, si pone un nodo politico.

Landini precisa che la “coalizione sociale” non è né un partito, né una lista elettorale. Ma parallelamente abbondano i riferimenti a Syriza, Podemos, o alle origini del partito laburista. Poichè a pensar male ci si azzecca, mettiamola così: Maurizio Landini prende tempo per vedere se entrerà la carta di una sua possibile successione ai vertici della CGIL, riservandosi in caso contrario un proprio investimento politico. L'ambiguità voluta di oggi copre un' incertezza di futuro. Comprensibile e legittimo. Tuttavia, al netto di questa considerazione, ci permettiamo due osservazioni.

La prima, minore, è che le fortune di Syriza e Podemos sono dovute non ad alchimie politiche ma alla radicalizzazione sociale di massa che ha percorso Grecia e Spagna negli anni di crisi: una radicalizzazione sociale che ha cercato e trovato l'espressione elettorale in sinistre non compromesse nelle politiche di austerità. In Italia abbiamo una situazione capovolta: da un lato sinistre politiche suicidatesi con le politiche dei sacrifici e dall'altro pesante arretramento dei livelli di mobilitazione di massa. Renzismo e Grillismo ne sono l'effetto. Non c'è scorciatoia e trovata “politica” che possa aggirare questa realtà. Pensare di forgiare in laboratorio una sinistra politico/ elettorale di successo senza una svolta di lotta di milioni di proletari e di giovani significa coltivare l'ennesima illusione.

La seconda osservazione è sostanziale. Quale soggetto politico di rappresentanza? Non saremo certo noi a negare l'assenza in Italia di una rappresentanza politica maggioritaria del movimento operaio e degli sfruttati, e dunque di una direzione politica delle loro lotte. Ma l'assenza di questa rappresentanza non è forse il prodotto cumulativo del fallimento pregresso di tutte le forme ed esperienze di “compromesso riformatore” col centrosinistra e il capitalismo italiano? Riproporre in forme diverse quel canovaccio fallito non può essere la risposta al fallimento. Si indica il faro di Syriza, si promuovono brigate Kalimera in terra greca, si presenta Tsipras come la nuova terra promessa e leva di riscatto della sinistra italiana. Ma paradossalmente lo si fa nel momento stesso in cui la realtà si vendica della finzione. Nel momento stesso in cui la pretesa di Syriza di “un compromesso riformatore” con gli Stati ( imperialisti) strozzini si conclude nella resa obbligata ai creditori, nella cancellazione di fatto delle solenne promesse elettorali, nel tradimento delle aspettative di cambiamento. C'è in questa sequenza la lezione profonda dei fatti, che hanno la testa dura: non c'è uno spazio reale riformista nella crisi capitalistica europea e nella camicia di forza dell'Unione. Una sinistra che voglia ricomporsi attorno a questa illusione fallita non avrà davanti a sé alcun futuro storico. Persino se avesse un immediato futuro politico.

La costruzione del partito di classe rivoluzionario è e resterà la bussola del nostro lavoro. In ogni fronte unico di lotta, in ogni battaglia di massa, in ogni occasione di incontro, confronto, manifestazione. 28 Marzo incluso.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

venerdì 13 marzo 2015

COMUNICATO STAMPA di solidarieta’ al delegato sindacale ADL



Il Pcl di Varese esprime solidarieta’ nei confronti del rappresentante sindacale di Adl Varese, Salvatore Ferla, licenziato ingiustamente, in quanto appartenente ad un sindacato non allineato e perché il delegato in questi anni attraverso il suo operato con esposti e denunce ha evidenziato le svariate inadempienze della SEA soprattutto alle carenze sul controllo degli appalti, alla assoluta mancanza di trasparenza nella loro gestione e affidamento. Il Gruppo SEA (Società Esercizi Aeroportuali) gestisce il sistema aeroportuale milanese in virtù di una convenzione, di durata quarantennale, sottoscritta nel 2001 fra SEA ed ENAC. 

È il più grande operatore italiano per quanto riguarda il numero di merci transitate ed il quarto in Europa. La SEA, e le società del gruppo, gestiscono e sviluppano gli aeroporti di Milano Malpensa 1 e 2 e Milano Linate, garantendo tutti i servizi e le attività connesse, quali l'approdo e la partenza degli aeromobili, la gestione della sicurezza aeroportuale, le prestazioni di handling per merci e passeggeri, il continuo sviluppo dei servizi commerciali a passeggeri, operatori e visitatori, attraverso un'offerta molto ampia e differenziata. Il maggior azionista e’ il comune di Milano che detiene il 54,81%% delle quote e spesso al centro di operazioni finanziarie poco limpide. Il partito Comunista dei Lavoratori 


CHIEDE: 

- IL REINTEGRO DI SALVATORE FERLA 

- LA RIPUBLICIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI 

- L’ABROOGAZIONE DEL JOBS ACT, ENNESSIMO REGALO     A CONFINDUSTIA DEL GOVERNO RENZI 

- LA RIPRESA DI UNA LOTTA OPERAIA CHE PORTI AD    UNO SCIOPERO  GENERALE PROLUNGATO

IL PCL PARTECIPA ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 28 MARZO CONTRO IL GOVERNO RENZI



Il PCL parteciperà, con le proprie posizioni e proposte, alla manifestazione nazionale promossa dalla Assemblea nazionale dei delegati FIOM per il 28 Marzo a Roma, contro il governo Renzi e contro il blocco governativo/ confindustriale.

Si tratta della prima manifestazione nazionale rilevante contro il governo dopo il varo del Job act , sullo sfondo del pieno svolgimento dell'iniziativa reazionaria del renzismo in fatto di riforma elettorale e istituzionale. Da qui il suo profilo obiettivo di chiara opposizione politica. Da qui la nostra naturale partecipazione, come ad ogni espressione di fronte unico antigovernativo: tanto più contro un progetto bonapartista senza precedenti guidato dal PD.

Non ci sfuggono tuttavia limiti e ambiguità dell'iniziativa. Il gruppo dirigente della FIOM la concepisce come sostitutiva dell'iniziativa di lotta e copertura della sconfitta subita sul Job act, di cui tutto il gruppo dirigente della CGIL è pienamente responsabile. Inoltre la considera come avvio di un possibile percorso di costruzione di una rappresentanza politica riformista, nell'eterna illusione di un “compromesso riformatore” col capitale.

Per questo il PCL, dentro la manifestazione del fronte unico antigovernativo, porterà la propria linea e proposta indipendente : per la continuità e lo sviluppo della mobilitazione di classe, per una piattaforma di lotta unificante dell'intera classe lavoratrice, per un governo dei lavoratori quale unica alternativa, per la costruzione del partito di classe rivoluzionario.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
(Segreteria nazionale)

giovedì 12 marzo 2015

Syriza, Althusser e la difesa dell'ordine stabilito.Alle radici ideologiche della nuova sinistra radicale europea



Diversi commentatori hanno già rilevato la doppia eredità dell'eurocomunismo e del togliattismo  in Syriza e in Podemos. Alcuni hanno anche evidenziato il modo in cui Podemos basa il suo discorso e la sua politica sui "postulati di Gramsci", un Gramsci rivisto e corretto quanto basta da Ernesto Laclau e Chantal Mouffe , ovviamente. Si è tuttavia tentati di affermare, a rischio di sembrare stravaganti, che Syriza e Podemos sono, nelle loro concezioni, ben più debitori di Althusser che di Gramsci.

Sotto l'influenza del maoismo, della Rivoluzione culturale e del Maggio '68, Jacques Rancière pubblica, a metà degli anni '70, "La lezione di Althusser" . Vi esaminò approfonditamente il pensiero di colui che, all'epoca, rappresentò l'enfant terrible dell'intellighenzia del PCF (Partito Comunista Francese): Louis Althusser. È in questo saggio che Rancière conclude che l'althusserismo è, in ultima istanza, un «pensiero dell'ordine». Opponendo la "scienza" all'"ideologia" e la linea del "partito della classe operaia" (cioè il partito comunista) a quella degli studenti («gauchisti e piccolo-borghesi»), Althusser difendeva, in realtà, tanto l'ordine universitario che la burocrazia staliniana contro la rivolta sessantottesca e, più in generale, contro ogni spirito sovversivo.

LA LEZIONE DI ALTHUSSER: IL MAGGIO '68 NON E' MAI ESISTITO

In questo contesto, il concetto althusseriano di «lotta di classe dentro la teoria» appare per quello che è, cioè la convalida, in ultima istanza, della divisione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale, nonché dell'inserimento degli intellettuali di sinistra in questa stessa divisione. Gli intellettuali in questione, attraverso una sorta di stalinismo "raffinato", hanno per missione quella di distinguere, su una base "scientifica", le idee borghesi dalle idee proletarie; ratificando, nei fatti, il lavoro grigio e monotono dell'apparato burocratico del partito.

Rancière critica particolarmente, nel suo saggio, il concetto althusseriano di «apparato ideologico di Stato». Per Rancière, il movimento del Maggio 1968 ha profondamente rimesso in questione il ruolo delle istituzioni educative di riproduzione dell'ideologia dominante, e lo stesso ruolo degli intellettuali del PCF. È in questo quadro che Althusser conia, come se si trattasse di una novità, il concetto di «apparato ideologico di Stato» , lontana filiazione della tematica gramsciana dell'organizzazione della cultura. Rancière si interroga su come la teoria in questione sia potuta sorgere da un'altra teoria, precedente, e non dal movimento reale della ribellione. Per Rancière la risposta è semplice: conseguentemente al suo «pensiero dell'ordine», per Althusser il Maggio '68 non è mai esistito.

I PARTITI COMUNISTI E I COMPROMESSI DEL DOPOGUERRA

Da questo punto di vista, il saggio di Rancière è doppiamente interessante. Da un lato, permette di comprendere nel suo contesto cosa è stato l'althusserismo. Dall'altro, permette di riflettere sulle differenti traiettorie che sono state quelle dei partiti comunisti dell'Europa occidentale.

In effetti, il "moderatismo", o il "pensiero dell'ordine", è stato un tratto comune tanto del PCF quanto del PCI o del PCE (Partito Comunista di Spagna). È ciò che riassume perfettamente Santiago Carrillo, leader storico del PCE, in un'intervista-documentario realizzata da Pablo Iglesias nel novembre 2011 . A proposito del ruolo della direzione comunista spagnola alla fine del franchismo, Carrillo sottolinea quanto il PCE sia stato una garanzia per assicurare la transizione verso la democrazia e per evitare una guerra civile. Il PCI, da parte sua, ha giocato nel '68-'70 un ruolo conservatore. Durante il famoso "Maggio rampante", il PCI agì da stampella dello Stato borghese, iniziando con l'espellere e l'ostracizzare, nel 1969 e nell'Autunno caldo, quanti chiedevano di collocarsi risolutamente a fianco delle lotte operaie, a cominciare dal gruppo del Manifesto.

Non si tratta qui di denunciare la condotta di una "burocrazia cattiva", ma di constatare la "colonizzazione" delle organizzazioni tradizionali del movimento operaio da parte dei sostenitori, in ultima istanza, del capitalismo, al quale la burocrazia è funzionale. Lo Stato sociale ha rappresentato un compromesso tra la borghesia e la classe operaia dei Paesi imperialisti, che è consistito nel concedere dei diritti e dei beni importanti in cambio della promessa che non ci sarebbero state nuove rivoluzioni. Compromesso che ha contribuito, allo stesso tempo, a rafforzare i partiti comunisti dell'Europa occidentale. Ma i compromessi non sono mai eterni, e la borghesia, anziché ringraziare gli stalinisti per i loro buoni e leali servizi, ne ha approfittato per strappare una vittoria molto più ambiziosa, cioè assimilare totalmente le organizzazioni riformiste ai regimi politici conservatori.

L'evoluzione "moderata" dei partiti comunisti nel dopoguerra, che può essere riassunta con lo slogan "dal fronte popolare all'unità nazionale", testimonia di questa pressione esercitata dalla "guerra di conquista" orchestrata dal capitalismo alle organizzazioni tradizionali del movimento operaio. Considerato da questo punto di vista, l'eurocomunismo non consistette tanto nel tentativo di coniugare democrazia e socialismo, ma rappresentò piuttosto, già all'epoca, un "salto" all'interno della trasformazione socialdemocratica dei partiti comunisti, accompagnato dalla "neoliberalizzazione" degli apparati socialdemocratici.

PRIVILEGIARE LE MANOVRE DALL'ALTO ALLE MOBILITAZIONI DAL BASSO.

Che tipo di analisi dell'ultimo grande ciclo di avanzata operaia e popolare (1968-1981) c'è alla base dell'attuale rivendicazione dell'eredità dell'eurocomunismo da parte di organizzazioni come Syriza o Podemos? Si tratta, fondamentalmente, di un'analisi o di una lettura "moderata" che pone l'accento sugli aspetti più "ecumenici" e tende a cancellare gli aspetti più radicali dello scontro, vale a dire una lettura derivante dall'althusserismo come «pensiero dell'ordine», per riprendere Rancière, nel senso che, per Althusser, «il Maggio '68 non è esistito».

La questione non è tanto l'interpretazione del passato, senza dubbio importante, quanto la strategia oggi difesa. Ciò a cui assistiamo, tanto nei discorsi e nella linea di Pablo Igesias quanto nella politica e nel voltafaccia di Tsipras in questi ultimi giorni, è il ripetersi, oggi molto insistente, dell'idea secondo la quale "il Maggio '68 non è mai esistito". Di conseguenza, l'accento viene messo sugli accordi e sulle manovre dall'alto, ignorando la mobilitazione dal basso del mondo del lavoro e dei settori popolari, anche quando si tratta di difendere un programma minimo di riforme promesso in una campagna elettorale, come nel caso del Programma di Salonicco.

È quindi in questo senso che il post-togliattismo di uno Tsipras ha più a che fare con il pensiero dell'ordine di Althusser che con la lotta per l'egemonia di Gramsci .

versione originale in: www.ccr4.org
Juan Dal Maso

lunedì 2 marzo 2015

MAI CON SALVINI



Sabato 28 febbraio forze della sinistra, politica e sindacale, movimenti di lotta per la casa, centri sociali, studenti, associazioni e movimenti antifascisti hanno attraversato in migliaia le strade di Roma per opporsi ai neofascisti di Casapaund e alla Lega di Salvini, al loro populismo razzista, demagogico e reazionario.

Il PCL oggi era in piazza per condividere questo “no” e per portarlo in un quadro di lotta di classe: razzisti e fascisti, infatti, cercano di dividere il popolo secondo la provenienza geografica, l’orientamento sessuale, politico o religioso, con il solo risultato di generare la guerra tra poveri. Ma la sola lotta in grado di emancipare il popolo stesso è quella tra sfruttati e sfruttatori, ovvero la lotta di classe.

Il PCL, inoltre, ha denunciato quanto la crescita del consenso di Matteo Salvini sia necessaria alla borghesia e quanto i mezzi di informazione, cartacei e televisivi, tutti fedeli servitori di quest’ultima, siano responsabili dell’invasione mediatica del segretario leghista, condizione sufficiente per svolgere il compito loro richiesto.

Partito Comunista dei Lavoratori - Roma