CAPITALISMO,
URBANIZZAZIONE ED EPIDEMIE
L'evoluzione
nei secoli del capitalismo in relazione alla struttura dei centri urbani si è
delineata in funzione della produzione di merci.
«L’esistenza
della città implica immediatamente la necessità dell’amministrazione, della
polizia, delle imposte, ecc., in una parola dell’organizzazione comunale, e
quindi della politica in genere. Apparve qui per la prima volta la divisione
della popolazione in due grandi classi, che è fondata sulla divisione del
lavoro e sugli strumenti di produzione. La città è già il fatto della
concentrazione della popolazione, degli strumenti di produzione, del capitale,
dei godimenti, dei bisogni, mentre la campagna fa apparire proprio il fatto
opposto, l’isolamento e la separazione. L’antagonismo fra città e campagna può
esistere solo nell’ambito della proprietà privata. Esso è la più crassa
espressione della sussunzione dell’individuo sotto la divisione del lavoro,
sotto una determinata attività che gli viene imposta; sussunzione che fa
dell’uno il limitato animale cittadino, dell’altro il limitato animale
campagnolo, e che rinnova quotidianamente l’antagonismo fra i loro interessi.
Il lavoro è qui ancora una volta la cosa principale, il potere sopra gli
individui, e fin tanto che questo esiste, deve esistere la proprietà privata.»
(Marx e Engels, L’ideologia tedesca).
I grandi
centri abitati, le megalopoli, le regioni industriali sono creature del
profitto capitalistico della classe dominante, la borghesia. Ogni suo ganglio è
interconnesso per la difesa del suo potere.
Fin dalla
prima industrializzazione le abitazioni dei lavoratori si sono sviluppate
intorno alle fabbriche ed ai mezzi di produzione. Sono ancora evidenti nelle
metropoli e nelle megalopoli moderne le tracce di archeologia industriale e di
passati quartieri operai, strutture disordinate e degradate nate per essere
dormitori di massa dove il benessere dei lavoratori non era assolutamente
contemplato.
Il diritto
alla salute è in antitesi con gli interessi del capitale, la storia degli
ultimi due secoli ne è la prova. Città industriali come Milano, Manchester,
Parigi, diventavano focolai di epidemie come il tifo o la tubercolosi. Engels
descriveva Manchester nel 1845:
«Manchester
e comprende 400.000 persone, piuttosto più che meno. La città stessa è
costruita in modo singolare e si potrebbe abitarvi per anni e entrarvi e
uscirne ogni giorno senza mai venire a contatto con un quartiere operaio o
anche soltanto con operai, almeno fino a quando ci si limita a occuparsi dei
propri affari o ad andare a passeggio. E ciò deriva principalmente dal fatto
che, per un tacito, inconsapevole accordo, come pure per una consapevole ed
espressa intenzione, i quartieri operai sono nettamente separati dai quartieri
destinati alla classe media, ovvero, dove ciò non è possibile, sono stati
coperti con il manto della carità [...]
...In basso
scorre, o meglio ristagna l’Irk, un corso d’acqua stretto, nerastro,
puzzolente, pieno di immondizie e di rifiuti che riversa sulla riva destra, più
piatta. Con il tempo asciutto su questa riva resta una lunga fila di ripugnanti
pozzanghere fangose, verdastre, dal cui fondo salgono continuamente alla
superficie bolle di gas mefitici che diffondono un puzzo intollerabile anche
per chi sta sul ponte, quaranta o cinquanta piedi sopra il livello dell’acqua.
Per di più ad ogni passo il flusso delle acque è ostacolato da alti
sbarramenti, dietro i quali si depositano e imputridiscono in grandi quantità
il fango e i rifiuti. In capo al ponte stanno grandi concerie, più sopra ancora
tintorie, mulini per polverizzare ossa, e gasometri, i cui canali di scolo e
rifiuti si riversano tutti nell’Irk, che raccoglie inoltre anche il contenuto
delle attigue fognature e latrine. È facile immaginare, dunque, di quale natura
siano i depositi che il fiume lascia dietro di sé. A piè del ponte si vedono le
macerie, l’immondizia, il sudiciume e i rifiuti dei cortili che s’affacciano
sulla ripida riva sinistra; ogni casa è addossata all’altra e, per
l’inclinazione della riva, si vede un pezzo di ciascuna: tutte nere di fumo,
sgretolate, vecchie, con le intelaiature e i vetri delle finestre in pezzi. Lo
sfondo è formato da vecchi stabilimenti industriali simili a caserme. Sulla
riva destra, più pianeggiante, vi è una lunga serie di case e di fabbriche; già
la seconda casa è diroccata, senza tetto, piena di macerie, e la terza è così
bassa che il piano inferiore è inabitabile e quindi sprovvisto di finestre e di
porte. Qui lo sfondo è costituito dal cimitero dei poveri, dalle stazioni
ferroviarie per Liverpool e Leeds, dietro alle quali sorge la casa di lavoro,
la «Bastiglia della legge sui poveri» di Manchester, che come una cittadella
guarda minacciosa dall’alto di una collina, dietro alte mura e merli, verso il
quartiere operaio che si trova di fronte. Oltre Ducie Bridge la riva sinistra
diviene più pianeggiante e quella destra più ripida, ma lo stato delle
abitazioni su entrambe le rive peggiora piuttosto che migliorare. Se dalla
strada principale – ancora sempre Long Millgate – si volta a sinistra, si è
perduti: da un cortile si finisce nell’altro, si continua a svoltare angoli,
vicoli, passaggi, finché dopo pochi minuti si perde l’orientamento e non si sa
più da quale parte voltarsi. Dappertutto edifici in parte o del tutto
diroccati, – alcuni sono effettivamente disabitati, il che dice tutto in questi
posti – raramente le case hanno un pavimento di tavole o di pietra, e quasi
sempre finestre e porte a pezzi, o sconnesse, e che sudiciume! Mucchi di
detriti, rifiuti e immondizie dovunque; pozzanghere permanenti al posto dei
rigagnoli, e un puzzo che da solo basterebbe a rendere in-tollerabile a ogni
uomo appena civile la vita in questo quartiere. Il nuovo tronco della ferrovia
per Leeds, che attraversa l’Irk in questo punto, ha sì spazzato via una parte
dei cortili e dei vicoli, ma in compenso ne ha messo a nudo molti altri.»
(F. Engels,
La situazione della classe operaia in Inghilterra)
LA LOMBARDIA
E L'EPIDEMIA DI COVID-19
A Milano tra
il 1850 e il 1900 solo la tubercolosi provocò almeno 50.000 vittime tra i
lavoratori nei quartieri a loro destinati. Il tifo e perfino la malaria non
furono da meno. Le donne furono le più colpite. In un salto temporale che
arriva ad oggi, nella primavera del 2020, la realtà è certamente diversa, ma
non sono cambiati i meccanismi che regolano i rapporti tra le classi, la
distribuzione sul territorio dei mezzi di produzione e lo sfruttamento stesso
dei lavoratori.
La Lombardia
ha una densità di popolazione di circa 330 abitanti per km quadrato; ma i
territori comunali di Milano 7653, Bergamo 3050, Brescia 2207, Cremona 1031
abitanti per km quadrato. Queste sono le zone con i tassi nazionali più alti di
industrializzazione manifatturiera.
C’è una
relazione stretta tra densità abitativa e produzione capitalistica, come c’è,
altrettanto, con la diffusione del virus Sars–Cov-2 responsabile della pandemia
in Lombardia. È evidente anche la similitudine con la diffusione della malattia
nelle zone industrializzazione ed urbanizzate di Wuhan, Madrid, New York,
Seattle, Manchester, Londra, Parigi.
La relazione
stretta tra capitale e difesa del profitto è in antitesi con la difesa della
salute, se quest’ultima cambia le regole dei rapporti capitale-lavoro, con la
perdita dei ricavi determinati dalla produzione.
La strenua
difesa, da parte dei principali centri di comando del capitalismo lombardo e
nazionale, della produzione e della distribuzione delle merci in una zona con
una così alta densità di industrie ha provocato l’esplosione della bomba
epidemica. Ma questa si è ulteriormente amplificata per le disastrose
condizioni ambientali del territorio del nord Italia.
CAPITALISMO
E DEGRADO AMBIENTALE
La difesa
della salute dei lavoratori sul posto di lavoro, e dei cittadini, in una zona
come quella lombarda, negli ultimi decenni di crisi continua del capitalismo,
non è mai stata la priorità delle autorità, succubi degli interessi di
Confindustria e delle filiere produttive.
Solo alcune
settimane prima dell’esplosione della pandemia, la Regione Lombardia aveva
emesso blocchi generalizzati del traffico (per poi revocarli) a causa della
pessima qualità dell’aria e degli alti tassi di inquinamento (inquinanti
atmosferici come i particolati (PM2,5, 10), gli ossidi di azoto (NOX), la
concentrazione di CO2).
È stato
universalmente riconosciuto che le malattie croniche cardiorespiratorie, i
tumori aggressivi, le allergie, l’indebolimento del sistema immunitario hanno
una correlazione con il degrado ambientale.
La qualità
della vita viene meno in zone altamente produttive dove non esiste una difesa
organica ambientale, e questo rende la popolazione come quella anziana più
esposta e indifesa all’aggressione di un virus come il Sars–Cov-2.
Come si è
generato e diffuso il virus Sars–Cov-2? Tutti gli esperti all’inizio di gennaio
2020 hanno dichiarato che si trattava di un coronavirus sconosciuto, per poi
dimostrare che la sua catena genetica e il suo adattamento provenivano da un
salto di specie animali, attraverso il quale si è trasferito poi nell’uomo.
Molte malattie infettive emergenti e pandemie recenti hanno origine nella fauna
selvatica e dalle interazioni estremamente complesse tra uomo fauna selvatica e
fauna domestica e di allevamento. La deforestazione, l’agricoltura intensiva,
l’uso massiccio di fitofarmaci hanno estremizzato il rapporto tra diverse
specie animali e l’uomo. Non è facile immaginare che il salto di specie del
Sars-Cov-2 sia stato influenzato da queste condizioni.
Altri gravi
elementi hanno una probabile interazione con tutti gli elementi finora
descritti: l’innalzamento della temperatura media globale e i cambiamenti
climatici.
CAMBIAMENTI
CLIMATICI E PANDEMIE
Il veloce
cambiamento dell’equilibrio climatico negli ultimi decenni ha portato ad
alterazioni dell’habitat naturale sia per l’uomo che per le altre specie
animali e vegetali. Che questi cambiamenti siano stati causati dai fattori
contingenti del capitalismo dalla rivoluzione industriale in poi è indubbio. Ma
ora tutto questo è diventato un’emergenza dentro moltissime altre emergenze. Lo
scioglimento dei ghiacciai libera organismi batterici fino ad ora sconosciuti,
spore fungine, patogeni ad alta resistenza e virus. Lo scioglimento del
permafrost siberiano oltre a liberare enormi quantità di metano che
incrementano il riscaldamento globale, ha perfino risvegliato le micidiali
particelle di antrace rimaste imprigionate nei ghiacci per migliaia di anni.
Ma i
cambiamenti climatici, oltre a sciogliere i ghiacci delle calotte polari e a
provocare eventi atmosferici distruttivi o distruggere con catastrofici incendi
immensi habitat naturali come quelli australiani del 2019, cambiano le reazioni
biochimiche naturali e provocano lo sviluppo di nuove e sconosciute malattie.
CONCLUSIONI
Il
capitalismo, fonte dei problemi legati alla pandemia, si prepara velocemente ad
una possibile soluzione, seguendo i suoi interessi. Sia sul piano economico
globale che per i rapporti tra le classi. La salute diventa fonte di scontro e
di profitto. Le industrie chimico-farmaceutiche insieme ai governi borghesi si
sono subito mobilitati non per un nuovo modello di sanità pubblica in difesa
del diritto alla salute ma per un modello in nome e in difesa del profitto.
La
concorrenza a scapito dei lavoratori è su tutto il campo sanitario: dai futuri
vaccini ai farmaci antivirali agli strumenti di protezione. Non è casuale che
proprio in questi giorni sia stato eletto a capo di Confindustria Carlo Bonomi,
uno dei più importanti imprenditori del settore farmaceutico e della sanità
privata.
Diventa
indispensabile e urgente l’abbattimento del sistema economico capitalistico con
una rivoluzione ecosocialista attraverso un metodo transitorio.
Come
marxisti rivoluzionari abbiamo il compito di progettare nuovi modelli di città
future, dove venga realizzato un rapporto equilibrato tra il diritto abitativo,
la difesa della salute, dell’ambiente, del territorio e il benessere dentro un
nuovo modello di società.
Le industrie
chimico-farmaceutiche che gestiscono il profitto derivato dalla gestione
sanitaria di epidemie e pandemie devono essere espropriate e messe sotto il
controllo dei lavoratori, e i loro segreti commerciali resi di dominio pubblico
in nome della salute di tutti.
La salute
dei lavoratori e la difesa dell’ambiente devono essere messi quindi al primo
posto della lotta di classe.
«La
necessità di lanciare la parola d’ordine della espropriazione nell’agitazione
quotidiana, quindi in modo articolato, e non solo da un punto di vista
propagandistico in forma generale, è determinata dal fatto che i vari settori
dell›industria sono a livelli diversi di sviluppo, occupano posti diversi nella
vita della società e conoscono stadi diversi della lotta di classe. Solo
un'ascesa rivoluzionaria generalizzata del proletariato può porre all'ordine
del giorno l'espropriazione generale della borghesia. Lo scopo delle
rivendicazioni transitorie è proprio di preparare il proletariato ad assolvere
questo compito.»
(L. Trotsky,
Programma di transizione, 1938)
Ruggero
Rognoni
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