Ci hanno
detto che tutto sarebbe andato bene, ma non è stato così. I governi, nazionale
e locali, hanno deciso di riversare sulle spalle delle classi popolari i costi
dell’emergenza COVID, elargendo sgravi fiscali e regali economici alle imprese;
distribuendo solo briciole al mondo dei precari, delle false partite iva e a
chi in cassa integrazione si è visto diminuire persino del 50% il suo salario
base.
Hanno imposto un clima di pressante limitazione delle libertà personali e
collettive, militarizzando confini e punti sensibili delle città, utilizzando
droni per controllare gli assembramenti e vietando qualsiasi forma di protesta.
È stato disposto un provvedimento di sanatoria per le persone migranti parziale
ed escludente, che le considera mano d’opera usa e getta da impiegare a basso
costo nell’agricoltura, nell'allevamento o nella cura domestica.
Con l’avvio della fase due, partendo dalla necessità di evitare l’affollamento
in particolare sui mezzi pubblici nelle ore di punta, l’obiettivo è diventato
quello di riorganizzare i tempi della città, modificando i tempi di vita, di
lavoro, di svago, gli orari degli esercizi commerciali e dei trasporti.
La vita delle persone non può essere incentrata esclusivamente sulle priorità
della produzione: il rischio è di lavorare sempre e da ogni luogo, senza tempo
per le relazioni e per lo svago, ben oltre le ore diurne. È quello che è
successo con il lavoro da remoto, dove la gran parte del lavoro trasferito
nelle abitazioni a causa della pandemia è rigido lavoro svolto a casa invece
che in un ufficio, senza orari e pause chiare, per il quale spesso le
lavoratrici e i lavoratori sono stati costretti ad utilizzare o ad acquistare
dispositivi personali (PC, telefono, internet), per scongiurare di venir messi
in cassa integrazione.
Le case si sono dovute trasformare per permettere a tutti i componenti della
famiglia di svolgere il proprio lavoro o di seguire le lezioni. Nella maggior
parte dei casi, inoltre, c’è stata una riduzione del salario, poiché è stato
sottratto per esempio il ticket per il pranzo.
Riguardo il nostro territorio, il sistema Milano è crollato come un castello di
carte, mostrando tutta la sua fragilità di fronte alla violenza del
Coronavirus.
La Milano, abitualmente raccontata dai media come città degli eventi e delle
vetrine sfavillanti, del consumo e del divertimento, si è rivelata essere
invece l'avanguardia di un sistema di sfruttamento diffuso che nega agli strati
popolari i diritti vitali fondamentali.
Un esempio lampante di ciò è stato il fallimento delle politiche liberiste di
privatizzazione della sanità regionale e cittadina: il 40% dei contagi
nazionali si è verificato in Lombardia; nelle Residenze per anziani sono morte
migliaia di persone ed emblematico è stato il caso del Pio Albergo Trivulzio
con oltre 400 decessi; l’ospedale costruito in fretta e furia alla Fiera e
costato 21 milioni, per la sua inutilizzabilità ha potuto ospitare solo 25
pazienti.
È ormai lampante che le modalità con cui hanno preteso di uscire da questa
crisi, hanno messo definitivamente in luce le diseguaglianze e le ingiustizie
di questo sistema. La normalità che ci avevano imposto, e a cui ci avevano
abituato, era il problema.
Durante questa emergenza non siamo rimasti fermi, ma già dal 1° Maggio abbiamo
dato vita ad una rete di confronto ed elaborazione politica che il 27 Maggio è
tornata in piazza rompendo il lockdown e iniziando quella esplosione di presidi
e proteste che continuano a susseguirsi giorno dopo giorno sotto i palazzi
istituzionali.
Ora dobbiamo tornare a riprenderci la città con un corteo, che sabato 4 Luglio
partirà alle ore 17.00 da Piazza della Scala.
Non devono essere le lavoratrici e i lavoratori, le studentesse e gli studenti,
le disoccupate e i disoccupati, le inquiline e gli inquilini a pagare i danni
per la pessima gestione di sanità, lavoro, scuole, trasporti, casa!
Dobbiamo abbattere quella normalità fatta di sfruttamento, di precarietà, di
sofferenza per le persone più deboli. Per questo, rivendichiamo:
- REDDITO GARANTITO PER TUTTE/I: la cassa integrazione deve essere pari al 100%
dello stipendio base e deve essere estesa fino a fine anno, con contestuale
blocco dei licenziamenti. Serve un reddito garantito di almeno 1000 € per
tutelare precari/e e disoccupati/e anche dopo il Coronavirus.
- LAVORO STABILE E TUTELATO: riduzione dell’orario di lavoro a parità di
salario; cancellazione dei contratti precari; tamponi generalizzati per chi
costretto a lavorare; regolamentazioni più stringenti per il cosiddetto “lavoro
agile”; internalizzazione degli appalti e delle false cooperative.
- GARANZIE PER LAVORATRICI E LAVORATORI DELLO SPETTACOLO: le lavoratrici e i
lavoratori dello spettacolo richiedono un reddito di continuità fino alla
riapertura dell'intero settore, il riconoscimento giuridico delle professioni
artistiche e tecniche, indennità di intermittenza ed equità salariale. Stop
all'intermediazione della manodopera.
- DIRITTI PER I/LE MIGRANTI E PER LE FASCE PIÙ DEBOLI: le persone migranti
hanno diritto ad un'esistenza degna. Chiediamo la totale apertura dei confini,
che l'accoglienza si basi su un sistema diffuso, la regolarizzazione di tutti i
migranti e che abbiano diritto ad accedere a tutti i servizi e l'immediata
chiusura dei CPR, che altro non sono se non carceri non regolamentate.
Una vera attenzione nei confronti delle persone disabili gravi con progetti
personali realmente integrati e inclusivi affinché i beneficiari siano
realmente protagonisti.
- DIRITTO ALL’ISTRUZIONE: bambini e adolescenti sono finiti in fondo alla lista
delle priorità e ancora non sappiamo se e come torneranno a scuola settembre.
Se hai un lavoro chi si prenderà cura del minore non autosufficiente?
La scuola rappresenta per i giovani un ambiente dove imparare e imparare a
vivere l’inclusione sociale: vogliamo un’istruzione in presenza e di qualità,
la regolarizzazione dei precari, l’assunzione di nuovi docenti, nuovi spazi e
sicurezze sanitarie. La didattica a distanza è per l’emergenza, non per il
quotidiano.
- PER UN ANTIMILITARISMO RADICALE E DI CLASSE che chieda la fine immediata di
tutte le missioni militari italiane all'estero; una drastica riduzione, fino
alla sua totale estinzione, della spesa militare, la progressiva riconversione
della produzione industriale militare in produzioni di pubblica utilità e che i
fondi vengano investiti in servizi essenziali. NO F35! NO MUOS!
- Vogliamo ora una SANITÀ PUBBLICA, GRATUITA, UNIVERSALE: partendo dalla
cancellazione dei ticket sanitari, dall’assunzione di nuovo personale a tempo
indeterminato, dalla stabilizzazione dei precari della ricerca, dall’aumento
degli stipendi e da maggiori investimenti nella ricerca pubblica. No al welfare
aziendale.
- Per una TRANSIZIONE ECOLOGICA: investimenti in produzioni sempre più a
impatto zero, per produrre beni necessari alla soddisfazione della società e
delle necessità umane, senza sfruttare la natura.
- DIRITTO ALLA CASA PER TUTTE/I: Contributi straordinari per l’affitto e blocco
delle procedure di sfratto per inadempienze contrattuali; riduzione
generalizzata degli affitti e obbligatorietà del canone concordato;
regolarizzazione di tutte le occupazioni senza titolo per non creare nuova
emergenza; rilancio dell’edilizia pubblica.
Aderiscono:
Ass. AccoglierSi
Brigata Scighera
Collettivo Kasciavìt
Comunità Curda Milanese
Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori dello spettacolo Lombardia
Coordinamento Studentesco Azadî
Csa Baraonda
CUB Milano
Federazione Anarchica - Milanese
Fronte Popolare
Partito della Rifondazione Comunista Federazione di Milano
Partito Comunista dei Lavoratori Milano
Piattaforma NO DAD
Ri-Maflow
SGB Lombardia
Sinistra Anticapitalista Milano
Unione degli Studenti
USI Cit Milano
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