Sulla
vicenda della caserma di Piacenza
Nell'ottobre
2018 scrivevamo, a proposito del caso di Stefano Cucchi e dell'eroica battaglia
di Ilaria per la verità sul suo assassinio da parte dell'Arma dei Carabinieri:
“Il cuore profondo dello Stato getta la maschera e viene allo scoperto”.
Un cuore di
tenebra. È quello che emerge dall'inchiesta della Guardia di Finanza sulle
vicende terribili della caserma dei Carabinieri di Piacenza. Ancora una volta
siamo solidali con le parole coraggiose di Ilaria: «un fatto enorme e
gravissimo che ricorda la vicenda di mio fratello. Basta parlare di singole
mele marce, i casi stanno diventando troppi. Il problema è nel sistema».
Certo, un
sistema. Non mele marce, come invece la retorica massmediatica si affretta
subito ad affermare. Sì, ma di quale sistema stiamo parlando? Non certo quello
di un episodio ordinario di corruzione. La portata dell'indagine del
procuratore, un lavoro che si prospetta enorme per svelare le catena delle
complicità e le connivenze delle strutture di comando dell'Arma, ne è la più
evidente smentita. Un lavoro che deve svelare come sia stato possibile che per
anni i comandi dell'Arma abbiano coperto una situazione in cui un'intera
caserma dei carabinieri si è organizzata con una struttura del tutto simile
alla criminalità organizzata, perpetuando arresti illeciti, torture, estorsioni
e spaccio. Non è un caso che un'indagine di questa portata sia stata sottratta
alle autorità inquirenti dell'Arma stessa.
Il fatto è
enorme, ma non ci deve stupire. In realtà l'episodio, solo una punta
dell'iceberg, rivela per l'ennesima volta, dopo la macelleria messicana e le
torture della caserma Bolzaneto nelle giornate di Genova del luglio 2001, gli
altri casi di morti “accidentali” come quelle di Federico Aldrovandi, Giuseppe
Uva, Michele Ferrulli, Serena Mollicone, per citare solo le più note, come
funzionano realmente i corpi armati separati dello Stato borghese.
Ad ogni
latitudine è evidente, come dimostrano gli omicidi a sfondo razziale della
polizia statunitense: inflessibili nella protezione della proprietà privata e
della sua sacralità (feroci bastonature dei picchetti operai), concessivi e
garantisti con i reati dei cosiddetti colletti bianchi, repressivi nei
confronti delle mobilitazioni popolari, razzisti nei confronti delle minoranze,
impuniti e quindi dediti ad ogni corruzione e nefandezza, protetti dal proprio
spirito di corpo che li pone in difesa dell'ordine borghese al di sopra delle
stesse leggi borghesi, essi sono i più credibili testimoni della costituzione
materiale dello Stato borghese profondo, insensibile per sua natura a qualsiasi
costituzione formale.
Ribadiamo:
proprio la natura organica dei corpi repressivi, il loro codice interno, la
legge reale che governa le loro relazioni, li rende strumenti idonei alla
difesa dell'ordine borghese della società.
Per questo
nessun programma anticapitalista può rimuovere dal proprio orizzonte la
questione dello Stato e della rivoluzione.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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