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mercoledì 2 gennaio 2019

IL GOVERNO E LA DINAMICA DELLE CLASSI

Di Marco Ferrando



L'establishment e il grande capitale hanno un rapporto contraddittorio col nuovo governo. Sanno che non è espressione diretta dei propri salotti. Ne avvertono il carattere piccolo borghese, le posture plebee, l'avventurismo nelle politiche di bilancio. Ne subiscono l'invadenza e l'arroganza in fatto di relazioni e di nomine. 

Tutto l'orientamento della grande stampa borghese è, non a caso, apertamente ostile al governo. Ma l'establishment si trova decapitato di una rappresentanza politica organica, e non dispone di un'alternativa possibile, né nell'immediato, né per la prossima fase. Da qui una differenziazione interna al padronato circa il posizionamento verso il governo.

La Coldiretti punta al gemellaggio con la Lega. Il vertice di Confindustria assume una posizione di pressione contrattuale non ostile ( Boccia). Assolombarda e Confindustria Piemonte si collocano apertamente all'opposizione, e si candidano a egemonizzare direttamente settori piccolo borghesi in funzione antigovernativa (manifestazione SI TAV a Torino).

La crisi di direzione della borghesia italiana trova in questo ventaglio il proprio riflesso. I nuovi parvenu di governo che si atteggiano ad " avvocati del popolo" hanno difficoltà non minori.. Debbono dare un riscontro delle promesse elettorali ai propri blocchi sociali di riferimento, pena il proprio rapido suicidio. Ma debbono anche accreditarsi presso i poteri forti e scongiurare una crisi finanziaria che possa destabilizzare il proprio potere.

È un equilibrio difficile, tanto più a fronte di una nuova frenata economica europea e delle ricadute della guerra dei dazi sulle esportazioni italiane. Ma è un equilibrio necessario cui il nuovo governo non può, alla lunga, rinunciare. Perché nessun governo di un paese imperialista può governare contro il capitale finanziario. 

Come scriveva Trotsky: "la potenza del capitale finanziario non risiede nella sua capacità di stabilire, a suo piacimento, non importa quale governo: non ha questa forza. La sua potenza risiede nel fatto che ogni governo non proletario è obbligato a servirlo..." 
(Luglio 1934).

L'esperienza italiana fotografa questa realtà.
Il governo giallo verde vuol essere ed è un governo del capitale col consenso (per ora) delle sue vittime.

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