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mercoledì 26 dicembre 2018

RESTITUIRE AL PROLETARIATO LA SUA COSCIENZA



"Nella misura in cui si sviluppa la borghesia, ossia il capitale, di pari passo si sviluppa il Proletariato, ossia la classe degli operai moderni, i quali vivono finché trovano lavoro e trovano lavoro soltanto finché il loro lavoro accresce il capitale. Questi operai, che sono costretti a vendersi  giorno per giorno, non sono che una merce come tutte le altre..." (ll Manifesto).

Così il Manifesto descrive la classe dei lavoratori salariati, "condizione stessa del capitale".

 Difficile trovare parole più appropriate per descrivere il Proletariato contemporaneo.

Contro tutti i luoghi comuni, il Proletariato è oggi una classe sociale molto più estesa che nel 1848, e più internazionale di allora. La sola Corea del Sud racchiude più salariati che l'intero mondo all'epoca de ll Manifesto.

La verità è che lungi dall'assistere alla scomparsa del Proletariato, assistiamo ad una sua espansione. ll vero elemento di crisi del Proletariato non sta nella sua debolezza sociale, ma nella coscienza smarrita della propria forza, nell'arretra mento verticale dei suoi livelli di consapevolezza politica, di memoria storica, di organizzazione, di rappresentanza. Sul piano politico e sul piano sindacale.  Lo sfondamento dello sciovinismo nazionalista e populista tra vaste masse proletarie all'interno degli stessi paesi imperialisti ne è al tempo stesso riflesso e concausa.

5í tratta allora di rimontare la china. Di restituire al proletariato la sua coscienza. Che è l'esatto opposto che dissolverlo nel "popolo".

"Proletari di tutto il mondo unitevi" è la nota chiusura de ll Manifesto.
Non è un appello retorico o rituale, come spesso s'intende.

È un programma politico.

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