"Nella
misura in cui si sviluppa la borghesia, ossia il capitale, di pari passo si sviluppa
il Proletariato, ossia la classe degli operai moderni, i quali vivono finché
trovano lavoro e trovano lavoro soltanto finché il loro lavoro accresce il capitale.
Questi operai, che sono costretti a vendersi
giorno per giorno, non sono che una merce come tutte le altre..."
(ll Manifesto).
Così il
Manifesto descrive la classe dei lavoratori salariati, "condizione stessa
del capitale".
Difficile trovare parole più appropriate per
descrivere il Proletariato contemporaneo.
Contro tutti
i luoghi comuni, il Proletariato è oggi una classe sociale molto più estesa che
nel 1848, e più internazionale di allora. La sola Corea del Sud racchiude più
salariati che l'intero mondo all'epoca de ll Manifesto.
La verità è
che lungi dall'assistere alla scomparsa del Proletariato, assistiamo ad una sua
espansione. ll vero elemento di crisi del Proletariato non sta nella sua
debolezza sociale, ma nella coscienza smarrita della propria forza,
nell'arretra mento verticale dei suoi livelli di consapevolezza politica, di
memoria storica, di organizzazione, di rappresentanza. Sul piano politico e sul
piano sindacale. Lo sfondamento dello
sciovinismo nazionalista e populista tra vaste masse proletarie all'interno
degli stessi paesi imperialisti ne è al tempo stesso riflesso e concausa.
5í tratta
allora di rimontare la china. Di restituire al proletariato la sua coscienza.
Che è l'esatto opposto che dissolverlo nel "popolo".
"Proletari
di tutto il mondo unitevi" è la nota chiusura de ll Manifesto.
Non è un
appello retorico o rituale, come spesso s'intende.
È un
programma politico.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.