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venerdì 14 dicembre 2018

L'ENNESIMO REGALO AI PADRONI



Con l'emendamento della Lega passato in commissione bilancio, le donne in dolce attesa potranno lavorare fino al nono mese di gravidanza, così da utilizzare i cinque mesi di congedo interamente dopo il parto.

Questo governo, dunque, concede l'ennesimo regalo ai padroni, nascondendone tutta la porcheria dietro un'apparente avanzamento delle possibilità di scelta della donna.

Sappiamo, invece, che a pagare sono le donne delle classi meno abbienti, le sfruttate, malpagate e precarie. Stime recenti parlano di 350mila donne discriminate per il fatto di essere in stato di gravidanza o per aver osato avanzare richiesta di conciliare lavoro e vita familiare. Sono dati sottostimati dal momento che queste ingiustizie si consumano spesso nel silenzio delle vittime che, per timore di ritorsioni o per non compromettere ulteriormente la propria situazione lavorativa, decidono di tacere.

Inoltre le donne, al rientro dalla maternità, il più delle volte, subiscono  la non corretta riallocazione al rientro in azienda, oppure l'assegnazione a turni incompatibili con la condizione di neomamma, ma perfettamente previsti dal contratto. Emarginata a causa delle insorte esigenze che per il padrone rappresentano nient'altro che un freno alla produttività, ad esempio i permessi per allattamento o la richiesta di orari migliori, la lavoratrice viene così indotta a lasciare il proprio impiego.

Possiamo affermare che lavorare fino al nono mese di gravidanza sia tutt'altro che un avanzamento dei diritti della donna, bensì un altro via libera allo sfruttamento più sfrenato.

Le fasce più deboli della popolazione continuano a subire le contraddizioni del sistema capitalistico: mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, alle donne delle classi popolari viene riservato di sommare alle fatiche della gravidanza anche quelle del lavoro, trattate come merci in un momento della vita in cui la tranquillità dovrebbe essere la condizione primaria.


Nel capitalismo, la sola cosa che progredisce a ritmi serrati è l'abbrutimento della società, sostenuto da governi troppo impegnati a servire gli interessi della classe dominante.

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