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martedì 25 dicembre 2018

MARX E LA GLOBALIZZAZIONE

di Marco ferrando


“Ha un senso parlare dell'attualità di Marx nell'epoca della globalizzazione? "La globalizzazione non ha forse stravolto i presupposti stessi e suo pensiero?"
Così borbotta la cultura dominante e buona parte del senso comune, anche tra molti proletari. La lettura de Il Manifesto è la migliore risposta a queste domande retoriche. E anche all'ignoranza di tanti presunti intellettuali di "sinistra".

La globalizzazione dell'economia non è un'invenzione contemporanea, ma il portato della storia stessa del capitalismo. Proprio la prima parte del Manifesto del 1848 si concentra non a caso su questo aspetto:

"La grande industria ha realizzato quel mercato mondiale che la scoperta dell'America aveva preparato... Il mercato mondiale ha impresso uno sviluppo incommensurabile al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni terrestri"... Spinta dal bisogno di sempre nuovi sbocchi per le proprie merci, la borghesia corre, per invaderlo, tutto il globo terracqueo. Deve annidarsi e stabilirsi dappertutto, dappertutto deve stabilire relazioni. Sfruttando il mercato mondiale, la borghesia ha reso cosmopolita la produzione è il consumo di tutti i paesi. A gran cordoglio di tutti i reazionari, esso ha tolto all'industria la base nazionale. Le Antiche e antichissime Industrie nazionali furono, o sono, di giorno in giorno distrutte. Vengono soppiantate da Industrie nuove, da Industrie che non impiegano più le materie prime indigene, ma anzi adoperano quelli venuti dalle zone più remote e i cui prodotti si consumano non solo nel paese stesso ma in tutte le parti del mondo.
Al precedente isolamento locale e nazionale e all'autosufficienza subentra un traffico universale, una universale interdipendenza delle Nazioni."

Chi potrebbe considerare inattuali questo affresco?

La prima razionalizzazione storica del capitalismo come sistema economico globale fu elaborata proprio da Marx, all'interno della visione materialistica della storia umana. Il movimento operaio come il movimento mondiale fu costruito su questa base: Se il capitalismo era una realtà internazionale, internazionale doveva essere il movimento proletario e il suo programma. 

La rivoluzione bolscevica del Ottobre 17, la sua spinta propulsiva, i suoi effetti prolungati, diretti e indiretti, sulle relazioni mondiali, ruppero il monopolio del capitalismo mondiale e dunque la prima globalizzazione storica del capitalismo configurando le basi materiali di una possibile alternativa di sistema. Ma il crollo dello stalinismo e la restaurazione capitalista in URSS, in Cina, nell'est europeo (per mano della stessa burocrazia stalinista) hanno ricomposto nell'ultimo quarto di secolo proprio il quadro della vecchia globalizzazione. Con forme, equilibri e caratteri interni naturalmente diversi, perché arricchiti dell'intera esperienza storica trascorsa, ma dentro la stessa cornice mondiale di cui parlò il manifesto.

Anche per questo le parole antiche di Marx suonano così fresche nel descrivere il nostro tempo.

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