“Ha un senso
parlare dell'attualità di Marx nell'epoca della globalizzazione? "La
globalizzazione non ha forse stravolto i presupposti stessi e suo
pensiero?"
Così
borbotta la cultura dominante e buona parte del senso comune, anche tra molti
proletari. La lettura de Il Manifesto è la migliore risposta a queste domande
retoriche. E anche all'ignoranza di tanti presunti intellettuali di
"sinistra".
La
globalizzazione dell'economia non è un'invenzione contemporanea, ma il portato
della storia stessa del capitalismo. Proprio la prima parte del Manifesto del
1848 si concentra non a caso su questo aspetto:
"La
grande industria ha realizzato quel mercato mondiale che la scoperta
dell'America aveva preparato... Il mercato mondiale ha impresso uno sviluppo
incommensurabile al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni
terrestri"... Spinta dal bisogno di sempre nuovi sbocchi per le proprie
merci, la borghesia corre, per invaderlo, tutto il globo terracqueo. Deve annidarsi
e stabilirsi dappertutto, dappertutto deve stabilire relazioni. Sfruttando il
mercato mondiale, la borghesia ha reso cosmopolita la produzione è il consumo
di tutti i paesi. A gran cordoglio di tutti i reazionari, esso ha tolto
all'industria la base nazionale. Le Antiche e antichissime Industrie nazionali
furono, o sono, di giorno in giorno distrutte. Vengono soppiantate da Industrie
nuove, da Industrie che non impiegano più le materie prime indigene, ma anzi
adoperano quelli venuti dalle zone più remote e i cui prodotti si consumano non
solo nel paese stesso ma in tutte le parti del mondo.
Al
precedente isolamento locale e nazionale e all'autosufficienza subentra un
traffico universale, una universale interdipendenza delle Nazioni."
Chi potrebbe
considerare inattuali questo affresco?
La prima
razionalizzazione storica del capitalismo come sistema economico globale fu
elaborata proprio da Marx, all'interno della visione materialistica della
storia umana. Il movimento operaio come il movimento mondiale fu costruito su
questa base: Se il capitalismo era una realtà internazionale, internazionale
doveva essere il movimento proletario e il suo programma.
La rivoluzione
bolscevica del Ottobre 17, la sua spinta propulsiva, i suoi effetti prolungati,
diretti e indiretti, sulle relazioni mondiali, ruppero il monopolio del
capitalismo mondiale e dunque la prima globalizzazione storica del capitalismo
configurando le basi materiali di una possibile alternativa di sistema. Ma il
crollo dello stalinismo e la restaurazione capitalista in URSS, in Cina,
nell'est europeo (per mano della stessa burocrazia stalinista) hanno ricomposto
nell'ultimo quarto di secolo proprio il quadro della vecchia globalizzazione.
Con forme, equilibri e caratteri interni naturalmente diversi, perché
arricchiti dell'intera esperienza storica trascorsa, ma dentro la stessa
cornice mondiale di cui parlò il manifesto.
Anche per questo le parole antiche di Marx suonano
così fresche nel descrivere il nostro tempo.
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