Le offerte
di lavoro sembrano ormai delle barzellette: lavoro gratuito o semi-gratuito,
contratti di apprendistato con anni di esperienza, reintroduzione del cottimo,
rimborsi spese al posto dei salari, zero diritti e nessuna garanzia. Certo,
padroni e padroncini potrebbero vergognarsi un po' delle loro "offerte di
lavoro". Si dice che la colpa non è loro, è della crisi. La concorrenza
incalza infatti anche tra i capitalisti: si fa già fatica ad ottenere un
profitto, figuriamoci se ci sono soldi per i salari. O così o si chiude.
Ecco da dove viene l'esigenza del Reddito di Cittadinanza dei 5 stelle: dalla necessità di spingere i lavoratori sempre più impoveriti ad accettare lavori sempre più di “sporchi”, in modo da preservare i profitti dei capitalisti. Per questo la loro proposta si completa con una serie di agevolazioni alle imprese volenterose che assumono questi lavoratori poveri e un po' sfaticati. Il Movimento 5 stelle non vuole combattere il lavoro precario, da cui discendono disagi sociali e povertà, ma istituzionalizzarlo e generalizzarlo. I poveri non devono stare per strada, devono andare in fabbrica.
Ecco da dove viene l'esigenza del Reddito di Cittadinanza dei 5 stelle: dalla necessità di spingere i lavoratori sempre più impoveriti ad accettare lavori sempre più di “sporchi”, in modo da preservare i profitti dei capitalisti. Per questo la loro proposta si completa con una serie di agevolazioni alle imprese volenterose che assumono questi lavoratori poveri e un po' sfaticati. Il Movimento 5 stelle non vuole combattere il lavoro precario, da cui discendono disagi sociali e povertà, ma istituzionalizzarlo e generalizzarlo. I poveri non devono stare per strada, devono andare in fabbrica.
In Italia,
come in tutti i paesi capitalistici, la ricchezza è polarizzata. Non c'è da
stupirsi, capitale chiama capitale, povertà chiama povertà, questo è il
capitalismo: da un lato, il capitale produce interesse e profitto che
accrescono ulteriormente il capitale già accumulato; dall'altro, il salario
sotto il livello di sussistenza consente di accumulare solo miseria e debiti.
In effetti,
accanto ai nove milioni di italiani poveri registrati dall'Istat che i grillini
vorrebbero sostentare e rispedire al lavoro, ci sono 307.000 famiglie che
contano il loro patrimonio finanziario in milioni di dollari e 22 famiglie che
lo contano in miliardi. Questo 1,2% della popolazione si spartisce il 21% della
ricchezza finanziaria complessiva del paese (a questa ricchezza finanziaria si
deve poi aggiungere la ricchezza reale, fatta di abitazioni, oggetti di valore,
fabbricati non residenziali, capitale fisso e terreni, concentrata anch'essa
nelle stesse mani). E la tendenza è verso la crescita della polarizzazione.
Oltre alla
ricchezza direttamente nelle mani delle famiglie, si deve poi considerare il
patrimonio intestato a società finanziarie, che sempre in mani private (di un
certo peso) finisce.
Insomma,
l'Italia è un paese ricco sia dal punto di vista dell'economia reale che da
quello del patrimonio finanziario. E questa ricchezza è già quasi tutta in mani
private.
I soldi ci
sono e sono pure tanti, Il problema sono le disuguaglianze.
Se valesse
veramente la media, la questione del RdC non si porrebbe nemmeno: il RdC ce
l'avremmo già grazie alla rendita finanziaria e tutti saremmo anche proprietari
di casa.
E invece
l'Italia è fatta di persone che faticano a pagare l'affitto e non sanno nemmeno
cosa sono i titoli e le azioni. La ricchezza finanziaria viaggia di padre in
figlio a pacchetti da sei-dieci zeri. Questo è il dato da cui partire.
Contro
questa deriva politica, bisogna ripartire da Marx e dalla sua critica.
“I problemi del capitalismo non si
risolvono distribuendo redditi ma combattendo il capitale e arginando i suoi
effetti”.
I diritti
del lavoratore, incluso il diritto a un salario dignitoso, si conquistano con
la lotta sul posto di lavoro. E lì che si valorizza il capitale ed è lì che i
lavoratori hanno i migliori strumenti per impedire che il capitale li ingoi del
tutto.
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