Il governo Di Maio/Salvini continua a
reclamizzare “quota 100” come una delle promesse elettorali mantenute.
Ma cosa c’è di vero?
Le risorse disponibili sono state
fortemente ridotte: da 6,7 mld a 4 mld (sono stati dunque tagliati circa 2,7
miliardi di euro). Miliardi presi dalle pensioni medio-basse, non certo dai
profitti e dalle rendite, dall'evasione fiscale. Chi sceglierà, o sarà
costretto, di andare in pensione con “quota 100” percepirà un assegno decurtato
a causa del minore numero di anni di contribuzione, mentre l’età per la
pensione di vecchiaia continua ad aumentare. Con le “finestre” differenziate,
la pensione verrà erogata dopo tre mesi dalla maturazione nel privato, dopo sei
mesi nel pubblico impiego, dopo un anno nella scuola. Inoltre i dipendenti
pubblici vedranno il Tfr dopo lunghi anni. Questo sistema, che non mette in
discussione il contributivo né l’impianto della legge Fornero, non sappiamo
ancora quando partirà effettivamente. Ogni giorno cambiano le date, adesso si
parla di aprile 2019, ma non per tutti. Quello che è certo è che “quota 100” si
sta rivelando una vera e propria beffa.
Non prevede infatti alcuna modifica sostanziale ad un sistema previdenziale ingiusto e penalizzante la classe operaia, le donne, i giovani, i lavoratori precoci, chi svolge lavori discontinui o gravosi.
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