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mercoledì 30 gennaio 2019

FLAX-TAX: UN REDDITO DI CITTADINANZA AGGIUNTIVO PER I PIÙ RICCHI!



La flat-tax, bandiera del governo pentaleghista, è una tassazione iniqua, idonea a favorire solo i grandi capitali e danneggiare i lavoratori, sia in termini di aggravio fiscale diretto o indiretto a loro carico sia in termini di tagli dei servizi essenziali.

È contraria ai principi di equo riparto del carico fiscale, progressività, tassazione in base alla capacità contributiva. Basti pensare che secondo gli uffici della Camera, la pressione fiscale complessiva salirà nel 2019 dal 42% al 42,5% e nel 2020 al 42,8%. Se il carico non diminuirà e anzi aumenterà, e se ad alcuni ceti si farà pagare meno imposte, non resta difficile immaginare che sarà a carico dei soliti lavoratori dipendenti il raggiungimento di questo traguardo.

A tal fine il Governo ha pensato bene di sbloccare la pressione fiscale degli enti locali, che come ben si sa è strutturata in termini fortemente regressivi.
 Si tratta, dunque, di un’aliquota unica del 15 per cento per le partite Iva che scelgono il regime forfettario e hanno un reddito che non supera i 65 mila euro annui. Questo per il 2019, mentre per il 2020 questa aliquota si estenderà a coloro che non superano gli 80 mila euro, quindi a professionisti piuttosto benestanti.
Chi invece, certamente benestante o anche ricco, supera tale limite potrà sempre avvalersi della tassazione agevolata del 20%, contro il 23 per cento che è l’aliquota minima prevista per il primo scaglione di reddito dei lavoratori dipendenti, cioè quelli più poveri, che non superano i 15 mila euro annui. I guadagni dei dipendenti che eccedono i 15 mila euro vengono poi tassati al 27% fino a 28 mila euro annui e il 38% da 28 mila e 55 mila euro.

È evidente, quindi,  che siamo di fronte a una sperequazione fra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi.

I padroni i conti li sanno fare bene, e allora affidiamoci a quelli fatti dal Sole 24ore.
Un dipendente senza figli che guadagna 30mila euro all’anno deve pagare oltre 6.800 euro all’anno di Irpef. Includendo le addizionali va a pagare oltre 7.600 euro. Il lavoratore autonomo in regime ordinario ne paga invece, addizionali incluse, 5.450, oltre 2 mila in meno. Ma se quest’ultimo sceglie il regime forfettario va a pagare solo 3.340 euro, quasi 4.300 in meno del lavoratore dipendente, che fanno la bellezza di 355 euro di differenza al mese, differenza che diventa 608 se il lavoratore ha un figlio e guadagna 40 mila euro e 853 se ha 2 figli e un reddito di 50 mila euro. 

È come se fosse stato legiferato un reddito di cittadinanza aggiuntivo per i più ricchi!
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Insomma il governo, nel tentativo di continuare ad egemonizzare i lavoratori autonomi e la piccola borghesia, elargisce loro mance fatte di riduzioni di imposte e condoni fiscali diversamente denominati.
Doveva essere “il governo del cambiamento”, è stato solo un cambiamento di governo.

La forza in grado di imporre l'unico possibile cambiamento vero è un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, dei precari, dei disoccupati, della maggioranza del popolo.
Il governo che può far piazza pulita del capitalismo e costruire un'altra società, a misura dell'uomo e non del profitto. Quando i salariati prenderanno coscienza della propria forza nulla li potrà fermare.


Costruire questa coscienza è la ragione del nostro partito.

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