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domenica 6 gennaio 2019

"IL FUTURO NON ARRIVA DA SÉ SE NON CI DIAMO DA FARE"



Negli anni il ruolo dei comunisti all'interno della guerra di liberazione è stato via via ridimensionato, stravolgendo con qualsiasi mezzo le vicende storiche. Basta solamente sfogliare un libro di storia di qualsiasi scuola superiore per cogliere questo elemento: il revisionismo storico anche sotto quest'aspetto è una realtà evidente, che fornendo una versione errata dei fatti, ha come conseguenza diretta (e obiettivo) quella di legittimare questo sistema, spegnere ogni volontà di riscatto sociale.
E allora va detto chiaramente che l'Italia di oggi non è frutto della Resistenza, e che proprio quest'ultima è stata tradita nei suoi ideali intrinsecamente rivoluzionari; i partigiani non aspiravano certo alla sola cacciata dei tedeschi, né tantomeno a un semplice ritorno alle condizioni preesistenti.
L'Italia dei giorni nostri non offre ai giovani nient'altro che un futuro nero, di disoccupazione e precarietà. E' un'Italia in cui la partecipazione democratica delle masse è ridotta a una crocetta sulla scheda elettorale  per scegliere l'ennesimo manovratore di un treno la cui direzione è già fissata, e che punta dritto nella direzione degli interessi di banche e grandi imprese.
Un'Italia in cui la libertà non coincide con la giustizia sociale; in cui vi sono diritti formali, sulla carta, che restano tali, senza corrispondere a diritti sostanziali. La retorica della sola difesa della "Costituzione nata dalla Resistenza" ha avuto come conseguenza una progressiva rinuncia a una strategia offensiva che puntasse alla presa del potere da parte dei lavoratori.
Ne "apprezziamo" gli effetti proprio oggi, in cui vediamo come tutte le conquiste sociali in un sistema capitalista siano revocabili e precarie: un'Italia in cui l'istruzione pubblica è progressivamente smantellata e l'università diventa sempre più un privilegio per i pochi che possono permetterselo, in cui le conquiste nel mondo del lavoro ottenute con anni di dure lotte sono annientate ogni giorno e, a livello di diritti sociali, stiamo tornando indietro di più di un secolo.
E' una dominazione fatta di direttive che impongono misure antipopolari, che consentono di delocalizzare la produzione dove meglio conviene agli imprenditori, che condizionano negativamente il futuro della gioventù.
La nostra repubblica è così democratica da essere pienamente inserita nelle alleanze imperialistiche, trascinando il popolo italiano nella possibilità della guerra.
E' forse questo il paese per cui migliaia di giovani hanno dato tutto, spesso anche la loro stessa vita?
Resistere oggi significa contrattaccare, rifiutare le battaglie di retroguardia. Significa rovesciare il tavolo, lo stato di cose presente, e con esso tutti coloro che si schierano a difesa di questo sistema.
Onorare la Resistenza significa oggi più che mai combattere contro le ingiustizie vecchie e nuove, lottare organizzati per un avvenire socialista, che è tutto da conquistare. Organizzati sì, perché questo è uno dei più grandi insegnamenti che la lotta partigiana ci abbia lasciato.


Per dirla con i versi di Majakovskij:
"il futuro non arriva da sé se non ci diamo da fare."

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