Non conta il
voto scontato sulla piattaforma Rousseau, conta il voto decisivo della Borsa e
del capitale finanziario. Raggiunto l'accordo M5S-PD, crollano i tassi di
interesse sui titoli di Stato, le banche italiane ed estere acquistano festose
nuovi titoli, il loro valore sale, l'interesse sul debito scende. Nulla più di
questo fatto spiega la natura sociale del nuovo governo.
Il grande capitale, finanziario e industriale, domina da sempre la società italiana, ma non sempre nelle stesse forme.
Dopo il 4 marzo 2018 la crisi
politica l'aveva costretto a governare attraverso partiti populisti che non gli
appartengono direttamente (Lega e M5S) ma che gli portano in dote il consenso
di un vasto blocco sociale, tra cui (purtroppo) la maggioranza assoluta dei
salariati.
Ora il ritorno al governo del PD è il ritorno della rappresentanza
diretta del grande capitale ai vertici del potere esecutivo. Il PD è il partito
organico di sistema, più rodato e sperimentato di ogni altro partito. Gli
investitori finanziari non leggono il lungo programma di parole alate con cui
Zingaretti e Di Maio celebrano il proprio matrimonio. A loro interessa il
programma reale, e quello si sintetizza in due sole lettere: PD.
È un partito
che votano a scatola chiusa. È il partito che non credevano potesse tornare al
governo così rapidamente, dopo i tracolli subiti, e che a maggior ragione
risalutano con entusiasmo. Di più: è il partito cui affidano il compito di
normalizzare il M5S, di ripulirlo delle scorie piccolo-borghesi e ribelliste,
di assimilarlo alla gestione della normale stabilità capitalista. Mattarella,
Franceschini, gli ambienti prodiani del PD fanno di questa operazione la loro
nuova missione strategica.
Nell'"interesse del Paese", naturalmente,
cioè della Borsa. Se poi la nuova maggioranza nel 2022 eleggerà Prodi come
Presidente della Repubblica, tanto meglio. Per Prodi naturalmente, ma anche per
i circoli dominanti.
Reggerà il governo annunciato? Nessuno lo può prevedere, neppure la borghesia italiana.
Reggerà il governo annunciato? Nessuno lo può prevedere, neppure la borghesia italiana.
Perché davvero “del doman non c'è certezza” nel ginepraio
dell'instabilità mondiale. Ma intanto il capitale afferra la nuova occasione
per i propri affari, e brinda; mentre Salvini e Meloni preparano l'opposizione
reazionaria al «governo delle élite».
Solo un'opposizione del movimento operaio
sul proprio versante di classe può spezzare questa tenaglia e aprire il varco
di un'alternativa vera.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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