«La verità è
che tutte le forze progressiste devono capire che il grande avversario è
l'estrema destra. Contro questo nemico serve un fronte europeo vastissimo che
parta dalla sinistra della sinistra e arrivi sino ai confini del centro
progressista». L'intervistatore Luca Telese, evidentemente sorpreso, a questo
punto chiede: questo fronte deve includere anche Matteo Renzi ed Emmanuel
Macron? «Deve arrivare fin dove sarà più efficace la resistenza contro
l'estrema destra. Non sto parlando di un partito uniforme ma di un fronte
comune per fermare l'ascesa di quelle forze politiche» risponde Tsipras.
È tutto
piuttosto chiaro. L'ex premier greco apre su tutta la linea alla
socialdemocrazia europea, e siccome la socialdemocrazia europea è protesa al
blocco politico col centro liberale, Tsipras si intesta in prima persona anche
l'apertura al centro liberale europeo, inclusi Renzi e Macron. “Non un partito
omogeneo, ma un fronte comune”. Nessuna meraviglia. Il fronte comune col
capitale europeo Tsipras l'ha già realizzato in Grecia applicando le ricette di
austerità contro i lavoratori. Semplicemente ora dà traduzione a questa
politica anche in termini di strategia continentale. Il fatto che proprio
questa politica, negli anni della grande crisi, abbia spianato la strada alle
destre è candidamente rimosso.
La domanda
è: ma i dirigenti del PRC non hanno nulla da dire? Dopo aver appoggiato le
politiche del governo greco dal 2015 al 2019, giustificando tutte le scelte di
Tsipras, coprono ora col proprio silenzio l'apertura di Tsipras non solo al PSE
ma ai Macron e ai Renzi? Di certo Tsipras sarebbe entusiasta del “fronte
comune” in Umbria tra PRC, PD e M5S, è esattamente la linea politica che oggi
rivendica. Ma quella del PRC nazionale qual è?
Partito
Comunista dei Lavoratori
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