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venerdì 5 ottobre 2018

UNA LOTTERIA PER POCHI E UNA TRAGEDIA PER I PIÙ




Le innovazioni tecnologiche non portano più occupazione, ma mediamente la distruggono.
I toni trionfalistici del presidente di Confindustria, “siamo sulla strada giusta” e dei sindacati concertativi  non bastano a nascondere la realtà.
L'elevata automazione delle nuove tecnologie anziché rendere il lavoro più leggero per tutti, espelle i lavoratori dai settori produttivi.
Per garantire i profitti delle élite finanziarie e produttive, si spostano sempre di più gli investimenti sui settori a maggiore concentrazione capitalistica, che, disgraziatamente per i lavoratori, sono quelle che assorbono meno manodopera.
I contratti nazionali di lavoro sono oltre 800, tutti diversi tra di loro con alcuni che prevedono minimi addirittura dimezzati, mentre la mancata presenza di un sindacato di classe contribuisce ad aumentare le sperequazioni territoriali.
Si assiste a una concentrazione territoriale sempre più forte. La crisi ha fatto perdere più posti di lavoro nel Mezzogiorno ma ne ha anche abbassato le retribuzioni pro capite.
La crisi capitalistica, se viene superata dai padroni, non viene superata dai lavoratori, che anzi in prospettiva si troveranno sempre più espulsi dai settori produttivi e solo una parte minoritaria potrà sperare di accedere a lavori sempre più precari, sempre meno retribuiti e sempre più ricattabili. Quei pochi settori in controtendenza, che ricercano lavoratori ad alta e altissima specializzazione, non potranno mai controbilanciare questa tendenza storica.
Lo sviluppo ineguale del capitalismo non passa più solo tra le nazioni, ma anche all'interno delle nazioni stesse. Per esempio, le famose "due velocità" a cui marcia l'Italia divergeranno sempre di più.

La cosiddetta "politica" risponde sempre più agli interessi di ristrette élite finanziario-produttive e gli interventi pubblici non sono finalizzati allo sviluppo, per quanto interno alla logica capitalistica, ma a distribuire profitti a basso rischio alle "imprese".

Bisogna denunciare questa situazione, chiamando i lavoratori di tutti i settori   a prendere coscienza che le "sirene" della "ripresa che sta arrivando" costituirà una lotteria per pochi e una tragedia per i più.
Solo una società socialista può dare una prospettiva ai lavoratori  alle loro famiglie, ai loro figli.
Fare della battaglia a difesa del lavoro, per la sua ripartizione, per la sua dignità, un fattore di ricostruzione di coscienza di classe tra gli sfruttati e di un senso comune popolare più ampio: questo è il terreno di lotta di un fronte unico di massa.
Non è solo una necessità sociale. E’ anche l’unica via per scomporre il blocco (e l’immaginario) populista. E per ridare credibilità e significato a livello di massa alla lotta per i diritti sindacali e democratici.
Questa prospettiva è, e resta, la nostra linea di demarcazione dal resto della sinistra politica.

Partito Comunista dei lavoratori
Pavia sez.”Tiziano Bagarolo”


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