Le elezioni
europee segnano complessivamente, al di là delle specificità nazionali,
l'indebolimento dei partiti tradizionali PPE e PSE, a vantaggio o delle destre
reazionarie (Gran Bretagna, Francia, Italia) o dei cosiddetti partiti verdi,
che conoscono quasi ovunque una forte affermazione (a partire da Germania e
Francia).
Le formazioni a sinistra delle vecchie socialdemocrazie registrano
ovunque una flessione o marginalizzazione. È un dato d'insieme che riflette
l'arretramento dei livelli di mobilitazione e coscienza della classe
lavoratrice, di cui portano primaria responsabilità i gruppi dirigenti della
sinistra politica e sindacale, in ogni paese, e su scala continentale.
In Italia
questo scenario europeo conosce la traduzione peggiore.
Il governo
reazionario M5S-Lega stabilizza complessivamente il proprio consenso, mentre il
ribaltamento dei rapporti di forza tra Lega e M5S premia la componente più
reazionaria del governo stesso. Lo sfondamento della Lega di Salvini attorno
alla bandiera “legge e ordine” e alla esibizione del rosario (Dio, Patria,
Famiglia) ha una dimensione nazionale impressionante. Il netto rafforzamento di
Fratelli d'Italia completa il quadro.
A sua volta, il PD liberale di Zingaretti
ha fatto leva sulla contrapposizione a Salvini per recuperare settori di
elettorato di sinistra allontanati dal renzismo e rilanciare una prospettiva di
ricomposizione del centrosinistra sotto la propria egemonia. La pesantissima
sconfitta del M5S, con perdita elettorale in tutte le direzioni (Lega, PD,
astensione in particolare al Sud) è la risultante di questa dinamica generale.
Il governo
Conte è per un verso rafforzato dal voto, ma per un altro è minato
dall'obiettivo restringimento dello spazio negoziale tra M5S e Lega.
A sinistra
del PD, si registra la clamorosa débâcle della lista La Sinistra, che ha subìto
il duplice effetto del voto utile contro Salvini andato al PD e dell'attrazione
della lista Verde a livello di opinione. La rimozione del riferimento classista,
le perduranti compromissioni col PD (nelle amministrazioni locali), la
compromissione continentale della bandiera di Tsipras sotto il peso delle
politiche di austerità, hanno indebolito la linea di demarcazione della
sinistra riformista dalla borghesia liberale e dall'ambientalismo progressista.
Il voto ha registrato questo fatto. Mentre il PC stalinista di Marco Rizzo ha
capitalizzato abusivamente il richiamo comunista in settori di avanguardia, nel
momento stesso in cui le leggi elettorali reazionarie hanno impedito la
presenza del Partito Comunista dei Lavoratori.
Lo scenario
italiano ripropone una volta di più due esigenze complementari.
La prima è
la ricostruzione e rilancio di una opposizione di classe e di massa che possa
unificare le lotte di resistenza (sociali, antirazziste, antifasciste,
femministe, ambientaliste) contro la deriva reazionaria in atto e dare ad esse
una rilevanza politica. Contro ogni logica di frammentazione, occorre lavorare
in ogni sede per il fronte unico contro la reazione, a partire dall'ingresso
sulla scena del movimento dei lavoratori, su base di massa, attorno a una
propria piattaforma di lotta riconoscibile. Gli appelli congiunti di
CGIL-CISL-UIL con Confindustria a favore dell'Unione Europea, la revoca
confederale dello sciopero della scuola del 17 maggio, sono stati non solo un
tradimento delle ragioni del lavoro ma un regalo politico al governo e a Salvini.
Solo la ricostruzione di un fronte sociale di massa può alzare un argine contro
le forze reazionarie. Solo l'esperienza di una lotta generale può liberare i
lavoratori stessi dall'influenza delle suggestioni populiste.
La seconda
esigenza è la costruzione di un partito indipendente dell'avanguardia di classe
attorno a un programma anticapitalista e rivoluzionario. Un partito che sappia
trarre un bilancio dell'esperienza fallimentare delle sinistre riformiste, che
rompa con ogni pratica o progetto di compromissione coi partiti liberali
borghesi, costruisca in ogni lotta la prospettiva della rivoluzione e del
governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa. Proprio la radicalità
della deriva reazionaria richiama la necessità di una alternativa radicale al
capitalismo, alla sua crisi, alla sua barbarie. I settori d'avanguardia non
hanno bisogno dell'ennesima riproposizione di cartelli riformisti senza futuro,
o di finzioni movimentiste, o delle cariatidi ideologiche dello stalinismo.
Hanno bisogno di un partito di classe rivoluzionario. La costruzione
controcorrente del PCL si muove ostinatamente in questa direzione.
Marco
Ferrando
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