E’ lo slogan
scandito da Casa Pound a Casal Bruciato,
popolare quartiere della periferia est romana nei pressi di via Satta. A proteggerli un cordone
della Polizia.
A poche
settimane, dalla protesta di Torre Maura, quella del pane buttato a terra e
pestato brutalmente, contro il trasferimento di 70 rom in un centro ex Sprar, in piena campagna elettorale, un’altra
famiglia rom è dunque diventata l’ennesimo capro espiatorio, contro il quale le
destre cittadine possono facilmente aizzare i residenti del quartiere. E
possono farlo senza che le Forze dell’ordine lo impediscano.
Una vera e
propria campagna di “pulizia etnica” scatenata dai vari gruppi neofascisti
(CasaPound, Forza Nuova, Fratelli d’Italia) per gestire sul piano “sociale” le
politiche istituzionali promosse dal Ministro dell’Interno e vicepremier
Salvini.
Questi episodi
mettono a durissima prova un intero sistema di civiltà e investe le
responsabilità di chi governa, sia a livello comunale che centrale.
Sullo sfondo
resta la madre di tutte le contraddizioni: quella irrisolta dell’inesistente
risposta all’emergenza abitativa, nella Capitale come in quasi
tutte le altre grandi aree metropolitane.
I fascisti occupano spazi che la sinistra politica ha
abbandonato e tradito. Solo rioccupando quegli spazi è possibile tagliare
l'erba sotto i piedi dei fascisti. Ma rioccupare quegli spazi non significa
tenere convegni sull'abbandono delle periferie, magari sotto elezioni.
Significa organizzare gli sfruttati e la loro lotta contro il loro vero nemico.
Che è il capitalismo, innanzitutto quello di casa nostra.
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