La
solidarietà di Ferrero a Tsipras è la dimostrazione della comune natura
traditrice dei riformisti
«Tsipras non
ha mai tradito», ha dichiarato testualmente Paolo Ferrero in una recente
intervista al Manifesto. È la confermata fedeltà del gruppo dirigente del
Partito della Rifondazione Comunista a quella Sinistra Europea che ha assunto
Tsipras come propria bandiera.
Eppure la
drammatica esperienza del governo Tsipras mostra una realtà capovolta. A due
anni dalla sua formazione, a un anno e mezzo dalla sua capitolazione alla
troika, il governo Syriza-Anel sta macinando giorno dopo giorno le peggiori
politiche di rapina del capitale finanziario sulla pelle dei lavoratori greci.
Come era facile prevedere, il memorandum del luglio 2015 si è rivelato un
cappio al collo sempre più stretto per la popolazione povera. L'impegno ad
onorare il pagamento del debito pubblico, in perfetta continuità con i governi
precedenti, fa del governo Tsipras l'agenzia dei creditori della Grecia. Questi
creditori hanno nome e cognome: sono in misura preponderante gli Stati
imperialisti europei. La Germania detiene 60 miliardi del debito greco, la
Francia 46 miliardi, l'Italia 40 miliardi. I 326 miliardi versati
complessivamente dalla troika alla Grecia servono a riempire casse e portafogli
di questi famelici creditori attraverso il pagamento di debito e interessi. Nel
frattempo il debito pubblico greco è ormai salito a 180% del prodotto lordo (e
secondo il FMI è destinato a crescere sino al 275% entro il 2060!).
Sulla Grecia
si scaricano anche le contraddizioni interne al campo dei creditori. Il FMI
dichiara da tempo che il debito greco è ormai «insostenibile», e propone a UE e
BCE una sua ristrutturazione (cancellazione dei crediti inesigibili in cambio
di una stretta ulteriore del rigore). Ma gli Stati europei creditori (Germania,
Francia, Italia) non hanno alcuna intenzione di tagliare le proprie quote di
credito, a detrimento delle proprie casse e delle proprie banche, tanto più
alla vigilia di elezioni politiche interne delicatissime. Al tempo stesso sono
terrorizzati dall'idea che il FMI possa lasciarli soli sul fronte greco. Ecco
allora la “soluzione”. Per mostrare al FMI che il debito pubblico greco è
nonostante tutto rimborsabile, chiedono a Tsipras un supplemento di rapina: gli
chiedono di portare l'avanzo primario (il rapporto tra entrate e uscite al
netto degli interessi sul debito) al 3,7% del prodotto lordo, a fronte di una
economia che nel 2016 è “cresciuta” dello 0,3%. Come? Attraverso altri quattro
miliardi di tagli sociali (ancora sulle pensioni) e di tasse sui consumi (a
scapito dei salari). Nei fatti chiedono un nuovo colpo alle masse popolari, già
stremate da sacrifici senza fine.
E Tsipras?
Tsipras obbedisce, negoziando come sempre il piano degli strozzini. Certo,
lamenta che «si sta giocando col fuoco». Ma solo per ricordare ai creditori che
è nel loro interesse che il debitore non tiri le cuoia. È un punto sensibile.
Tsipras governa ormai con una maggioranza parlamentare di soli tre voti di
scarto. I sondaggi danno Syriza al 17%, un consenso più che dimezzato dopo un
anno e mezzo di gestione dell'austerità. La destra di Nuova Democrazia, attorno
al suo nuovo leader Kyriakos Mitsotakis, è data al 34%, misura di una ripresa
rapidissima grazie alla capitalizzazione reazionaria del malcontento sociale,
mentre Alba Dorata spera di incassare l'onda del lepenismo francese. All'interno
di Syriza e dei suoi gruppi parlamentari lo spettro di una disfatta annunciata
apre manovre e conflitti.
Tsipras
cerca disperatamente di sfuggire al disastro della propria esperienza politica.
Supplica i creditori di rinnovargli fiducia dopo la dimostrazione eroica di
fedeltà alla troika. Usa la svolta Trump per rammentare al governo tedesco che
è suo interesse salvaguardare l'unità della UE contro le spinte nazionaliste e
protezioniste. Si offre come cortigiano delle socialdemocrazie europee, per
cercare di incassarne benemerenze e favori. Chiede insomma al capitale
finanziario e ai suoi governi di lasciargli uno spazio residuo di
sopravvivenza.
Di certo,
conferma anche per questa via di aver rotto da tempo con quella base di massa,
giovanile e proletaria, che due anni fa ne aveva sospinto l'ascesa e che il
governo ha svenduto alla troika.
Il fatto che
Paolo Ferrero - ex ministro di un imperialismo creditore - continui
inossidabile a garantire per Tsipras, conferma solamente la solidarietà dei
riformismi al di là delle frontiere, attorno al proprio unico motto comune:
dalla parte borghesia, ieri, oggi, domani.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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