L'emergenza
sanitaria in corso è una emergenza seria. Ma non è determinata esclusivamente
dal virus. È causata in maniera determinante da una organizzazione folle della
società.
Per
decenni la sanità pubblica è stata massacrata ovunque, per pagare il debito
alle banche, per finanziare le grandi imprese, per detassare i profitti dei
capitalisti. Per
stare solo all'Italia, dal 2008 ad oggi sono stati tagliati al sistema
sanitario ben 37 miliardi, mentre si pagano ogni anno 70 miliardi di soli
interessi sul debito pubblico e quasi 30 miliardi di spese militari. Il
risultato è che 9 milioni di persone devono rinunciare a curarsi, o per i costi
delle prestazioni, o perché per una visita occorre aspettare un anno. E ora col
coronavirus mancano i letti e i reparti per le terapie intensive, le
mascherine, i tamponi, i medici e gli infermieri. E quelli che sono in servizio
sono costretti a turni massacranti di 12 ore al giorno.
Ora tutti
si chiedono quando arriverà il vaccino. Ma la ricerca scientifica pubblica è stata anch'essa tagliata
per decenni, per essere affidata all'industria farmaceutica. Che investe
nel profitto immediato, non certo nella programmazione del futuro. La ricerca
scientifica sulla famiglia virale del coronavirus è stata chiusa nel 2006
(quando è scomparsa la SARS) per il semplice fatto che le aziende farmaceutiche
non avevano interesse a promuoverla. La ricerca oggi è solo un costo aziendale:
si programma e si fa se l'incasso supera il costo, altrimenti può attendere. I
malati fanno in tempo a crepare.
Ora, come
non bastasse, gli stessi interessi capitalistici responsabili di questo
disastro, travolti dal panico della recessione, presentano il conto ai
lavoratori: nuovi licenziamenti,
cassa integrazione, espulsione dei lavoratori precari.
Nuovi tagli annunciati alla spesa sociale per “aiutare le imprese”. In realtà
per tutelare il profitto dei capitalisti a spese di tutti gli altri. Dove sta
allora l'emergenza vera? Nella straordinarietà del virus o nell’organizzazione
ordinaria e folle di questa società?
La verità
è che il capitalismo è fallito, e non è riformabile. Occorre un’organizzazione della
società completamente nuova in cui a comandare siano i lavoratori, non i grandi
azionisti. In cui l'economia risponda al bisogno di tutti, non al profitto di
pochi. I comunicati congiunti tra direzioni sindacali e Confindustria sono
tanto più oggi inaccettabili. C'è bisogno all'opposto di una iniziativa
indipendente del movimento operaio attorno a proprie rivendicazioni: giù le
mani del profitto dalla salute!
· Blocco totale dei licenziamenti! No
alle ferie obbligate!
· Pagamento al 100% dei salari dei/lle
lavoratori/trici impossibilitati/e dal virus a svolgere la propria attività
normale o nella necessità di accudire ai figli.
· Investimento massiccio di risorse nella
sanità pubblica. Massiccia e immediata assunzione di personale medico e
paramedico. Investimento concentrato nella ricerca pubblica, scientifica e
sanitaria, e immediata stabilizzazione di tutti i ricercatori precari.
· Requisizione e nazionalizzazione senza indennizzo della sanità
privata, col pieno e immediato utilizzo delle sue strutture per fronteggiare
l'emergenza. Nazionalizzazione dell'industria farmaceutica, senza indennizzo
per i grandi azionisti e sotto il controllo dei lavoratori.
· Nuovi presidi sanitari sul territorio
per gestire questo intervento straordinario, a partire dalle terapie intensive.
· Tassazione straordinaria (almeno al
10%) dei grandi patrimoni (sopra i 2 milioni individuali o i 4 familiari) per
finanziare queste misure.
A pagare il
conto del coronavirus siano i capitalisti, non i lavoratori e le lavoratrici!
Partito Comunista dei Lavoratori
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