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domenica 7 luglio 2019

“PRIMA GLI ITALIANI, NON CE N'È PER NOI, QUINDI LORO A CASA PROPRIA”



Siamo in un’epoca in cui gli attori politici sembrano avere a disposizione sempre meno autonomia.
Ci troviamo in una fase in cui lo strapotere economico è in grado di dettare, senza troppo sforzo, l'intero cammino della società. Tuttavia, ogni egemonia genera contraddizioni, genera uno sviluppo diseguale e sempre più domande insoddisfatte da molti che subiscono la diseguaglianza.
Non sembra vero ai nostri pessimi attori politici poter deviare l'attenzione su dispute virtuali che tengono l'attenzione del pubblico incentrata su questioni in cui è facile schierarsi emotivamente, a seconda del proprio terreno culturale, e delle contraddizioni vissute nella propria condizione.
Il teatro dell'immigrazione, nella politica italiana, risponde esattamente a questo schema.

Da un lato, il governo alimenta la paura di un pericolo esterno: l'immigrazione incontrollata.
Oggi, in tempi di attacco alla sussistenza per la classe proletaria, la paura gioca sull'immigrato che costringe lo stato a spendere, o sulla concorrenza nel lavoro e nei diritti sociali.

E' un meccanismo efficiente, perché semplifica le contraddizioni sulla carne viva: economia e lavoro.
I motti sono: “prima gli italiani, non ce n'è per noi, quindi loro a casa propria”
Questo è il quadro della semplificazione. Un quadro efficace che impedisce di chiedersi, tanto per fare un esempio,per quale vera ragione non ce n'è più per noi.
Impedisce di chiedersi quali siano le vere ragioni dello sviluppo diseguale del nostro mondo. Impedisce di chiedersi perché alcuni siano costretti a spezzare il pane e i soliti non dividano nemmeno un pezzo di aragosta. Impedisce di chiedersi se l'occidentale sprecone è quello che fatica a pagare affitto e pensione oppure quello che guadagna dal suo affitto, dalla riduzione della sua pensione o dall'immigrazione di nuova forza lavoro ricattabile, per tenere i salari più bassi possibile.
Il linguaggio dei personaggi politici, il filo logico dei loro discorsi, è indubbiamente diverso, addirittura opposto, ma Il fine è però lo stesso: tenere distante l'attenzione dalla realtà, da un mondo che ci rende tutti schiavi.
Il primo passo è metter subito mano alla cassetta degli attrezzi per demolire il capitalismo, da qualsiasi “attore comico” sia interpretato.

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