I burocrati
sindacali fanno tappezzeria a una cerimonia della Lega
Il punto non
è se Salvini invita i sindacati alla corte del ministero degli interni. Il
punto è se i sindacati ci vanno.
L'incontro
di ieri non era affatto un incontro negoziale tra governo e sindacati. Era
l'incontro voluto dalla Lega con sindacati e padronato, a esclusivo interesse
politico della Lega (e dei padroni). Evidenti gli obiettivi: consolidare
l'immagine di Salvini come Presidente del Consiglio in pectore, rafforzare la
Lega nell'equilibrio negoziale con Di Maio, distrarre l'attenzione dai rubli
russi, coprire con un abito “sociale” il ruolo di sceriffo reazionario,
ribadire l'asse della Lega col padronato del centro-nord. In altri termini:
rafforzare il peso politico e istituzionale del ministro degli interni quale
baricentro dello scenario nazionale, lo stesso ministro degli Interni in divisa
di polizia che vuole costruire un regime orbaniano in Italia.
Che Confindustria
e associazioni padronali siano accorse all'invito di Salvini è comprensibile:
hanno omaggiato il loro principale referente oggi, e il possibile capo del
(proprio) governo domani, cogliendo lo spunto oltretutto per ricordare alla
Lega le sue promesse. Ma che ci faceva a quel tavolo Maurizio Landini? Fare
tappezzeria alla cerimonia imbandita dal ministro degli interni più reazionario
dell'ultimo mezzo secolo non è stato forse un passaggio penoso?
Penoso, ma
non casuale. Se i padroni vanno da Salvini, meglio seguirli per evitare
malintesi. È la linea del "patto per la fabbrica", già inaugurato con
l'appello congiunto tra burocrazie sindacali e Confindustria in occasione delle
elezioni europee, con la celebrazione dell'accordo Ilva, con la richiesta
comune di una riduzione del cuneo fiscale, a spese dell'erario e a tutela dei
profitti. Confindustria usa la burocrazia sindacale per battere cassa. La
burocrazia si riduce a zerbino di Confindustria. La presenza di Landini al
tavolo di Salvini è il risvolto indiretto di questo patto.
È
paradossale: il governo Salvini-Di Maio non vuole e non può negoziare realmente
con la burocrazia sindacale, perché non può esporre a interferenze esterne il
fragile equilibrio di maggioranza tra Lega e M5S. In compenso la burocrazia
sindacale non solo non sviluppa una mobilitazione reale contro il governo,
fosse pure sulla propria piattaforma fantasma, ma è disposta a far regali di
immagine al suo ministro più reazionario pur di proteggere il proprio patto coi
padroni.
Matteo
Salvini si serve anche della pavidità di burocrati da tappezzeria.
Lavoratori,
donne, migranti sapranno chi ringraziare.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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