Non au
Plan étudiants!
Contro la
Loi Vidal, la selezione all'entrata nell'università e la riforma
dell'insegnamento superiore
Anche in
Francia il governo Macron, nel procedere all'offensiva liberista in linea con
il resto d'Europa (liberalizzazione del mercato del lavoro, distruzione dei
servizi pubblici), si presta a sferrare l'ennesimo attacco: colpire
l'università e la scuola pubblica.
Come in Italia da tempo gli studenti devono sottostare alle logiche selettive
dovute al taglio di fondi e a scelte di politica economica atte a soddisfare il
fabbisogno padronale, tramite l'introduzione del numero chiuso e test su scala
nazionale i cui criteri non vantano certo una trasparenza perfetta, anche in
Francia lo specchietto delle allodole del merito si impone prepotentemente nel
sistema educativo, accentuandone la struttura già saldamente classista.
In questa fase dell'economia capitalista, non importa tanto la versatilità
della forza-lavoro intellettuale e qualificata nel passare da un settore
economico all'altro, quanto l'aumento della fetta di forza-lavoro precaria e
marginale, da tenere sotto ricatto. L'intento del padronato nel gestire il
sistema educativo non è più tanto il permettere alla classe operaia di
qualificarsi in ragione dell'inserimento sul mercato di nuovi settori, quanto
di escluderla in quanto l'esigenza del mercato attuale è appunto mutata.
È questo che anima anche la riforma dell'istruzione francese.
In precedenza gli studenti, una volta ottenuto il diploma di scuola superiore,
dovevano passare per un programma nazionale on-line (APB, Admission post-bac
Ammissione post-diploma) per fare domanda in una qualsiasi università.
A partire dal gennaio 2018 è stato presentata una proposta di legge ''per
l'Orientamento e la Riuscita degli Studenti'', la Loi ORE (Loi Vidal, dal nome
della Ministra del governo Macron). Per quanto riguarda i licei, il quadro per
l'ammissione all'università cambia. Una nuova piattaforma on line nazionale
sostituisce l'APB, ovvero il ParcourSup: infatti le facoltà finora non
selettive, secondo questa legge potranno classificare i candidati in funzione
dell'adeguamento tra il loro profilo e le competenze da queste fissate, alle
quali gli studenti dovranno rispondere per esservi ammessi. Ovvero ciascuna
università, ciascuna facoltà, fissa i prerequisiti necessari per gli studenti,
già diplomati, per potersi iscrivere. Chiaramente queste ultime saranno libere
di decidere a monte il numero di posti disponibili a seconda del ''tasso di
riuscita e di inserimento professionale''. Di conseguenza, come in Italia la
Buona Scuola ha inserito la novità del curriculum dello studente, in Francia
introducono questa schedatura per metterla subito in pratica: impedire il
libero accesso all'istruzione alle fasce deboli e asservire totalmente
l'istruzione alle logiche del mercato.
Infatti l'esame dei dossier dei candidati servirà in primo luogo ad operare una
selezione preferenziale nel caso in cui il numero delle candidature sia
superiore a quello dei posti disponibili. Nella migliore delle ipotesi
spostando arbitrariamente in altre università da lui non scelte il candidato,
tramite metodo del sorteggio 'tirage au sort', oppure inserendo lo studente
richiedente in graduatoria di attesa potenziata, ovvero inserendolo in un limbo
con la promessa di essere, prima o poi, riorientato in qualche università. Fino
ad ora, solo con il meccanismo del sorteggio e il reinserimento, le facoltà
erano obbligate ad accogliere un numero fisso di studenti idonei e
successivamente ricollocati, oltre che i neodiplomati, e già in questo modo si
pone, all'inizio di ogni anno, il problema dei "sans facs", ovvero
una quantità di studenti rimasti fuori dalle università, in attesa, e quindi
vittime di una burocrazia ostacolante (nel luglio 2017 erano circa 90.000 senza
risposta). Per questo normalmente le compagne e i compagni forniscono aiuto
sindacale e organizzano vertenze per obbligare le singole università a
iscrivere tutti coloro che lo richiedono.
Di conseguenza vediamo come si crea un vero e proprio mercato degli studenti
che, se prima potevano scegliere con riserva, ora vedono il loro diritto di
scelta cancellato dalla Loi Vidal, approvata una prima volta a febbraio 2018 e
destinata ad essere finalmente varata presto dal Senato.
Un diritto di scelta cancellato sia a livello di libertà personale al momento
dell'iscrizione sia successivamente, in quanto l'entrata all'università può
anche essere sottoposta a specifiche correzioni e controllo del percorso di
studi, come il cosiddetto ''recupero di livello'' (parcours de rémise à
niveau).
Nella pratica, inoltre, tale legge sopprime una conquista importantissima per
il mondo studentesco francese: il regime di assicurazione sociale studentesca
(régime de sécurité sociale étudiante), un servizio gratuito fino ai 20 anni
(per borsisti e non) e obbligatorio, quindi più conveniente rispetto ad
un'assicurazione privata, con un costo irrisorio, comprensivo di rimborsi
farmaci e prestazioni mediche di base (in caso di malattie, gravidanze etc.) e
di una parte facoltativa relativa a spese ottiche, odontoiatriche, non
rimborsabili. Si tratta dell'eliminazione di un servizio sociale fondamentale,
strumentale rispetto alla possibilità di ciascuno di svolgere i propri studi
con un peso economico in meno; accompagnata dall'inserimento di una soglia di
contribuzione obbligatoria a partire da 90 euro, per gli studenti non borsisti.
Una doppia selezione, quindi, di cui la tappa successiva consiste nel diminuire
o azzerare i finanziamenti alle facoltà che non presentano grandi sbocchi sul
mercato attuale, ad esempio la 'Staps', ovvero la facoltà di Scienze e tecniche
delle attività fisiche e sportive, notoriamente scelta da studenti provenienti
dai licei delle periferie, le ZEP, già al centro di un attacco finalizzato a
privarli di mezzi, economici e didattici, al fine di incentivare l'isolamento
degli allievi e dei lavoratori (insegnanti e personale). Inoltre, sempre nella
stessa ottica, fa parte del Plan Etudiants anche l'introduzione del numero
chiuso e aumento delle tasse per quanto riguarda i master: una volta ottenuta
la laurea triennale, per proseguire nella magistrale gli studenti dovranno
sottoporsi a test, soddisfare altri prerequisiti al fine di entrare nella
specialistica di scelta. Lo stesso meccanismo si riproduce all'uscita dalla
scuola media superiore per iscriversi alla facoltà. Si istituzionalizza il
mercato degli studenti (quelli privi di mezzi propri e quelli più benestanti),
in balia delle scelte del padronato, attraverso l'istituzione di prerequisiti
proibitivi a livello di rendimento (ribadendo la differenza tra scuola di serie
A e scuole di serie B, ovvero i licei tecnici, professionali, di periferia...),
oltre ad incrinare la forza dell'università pubblica come servizio pubblico
essenziale, già a monte considerata diversamente rispetto al sistema delle
'écoles normales superieures' sedi di riproduzione della classe dirigente
francese.
''J'AI MON BAC, JE CHOISIS MA FAC!''
''Ho il mio diploma, scelgo io la mia facoltà!'': questo è uno degli slogan al
centro della mobilitazione che ha visto scendere in piazza migliaia fra
studenti universitari, liceali, genitori e lavoratori della scuola, dal 1
febbraio 2018. Una grande prima giornata di lotta in tutto il paese, che è
stata seguita da altre giornate di mobilitazione, il 6 febbraio e il 15 marzo,
insieme ai pensionati e a settori della sanità pubblica minacciati da
privatizzazioni. Si tratta di un percorso di lotta che unisce differenti
settori del mondo della scuola e delle università: ricercatori, docenti a
contratto, personale tecnico, insegnanti, liceali, universitari. Uniti contro
il peggioramento delle condizioni di studio e lavoro.
In Francia si costruisce la mobilitazione di settore a partire da coordinamenti
interfacoltà, lavoratori-studenti, universitari-liceali. A partire per esempio
da una serie di azioni a livello locale: da Nantes a Rennes, Toulouse,
Bordeaux, Parigi, Grenoble, Montpellier si sono viste assemblee generali, di
cui alcune con la partecipazione di più di 1000 persone per volta, 2000
addirittura.
Alle assemblee seguono barricate, occupazioni delle rispettive facoltà, presìdi
e blocchi dei Consigli delle Università per impedire l'elaborazione e
l'approvazione dei requisiti di accesso e l'adesione al progetto di riforma del
governo.
Importantissima, inoltre, la presa di posizione e l'autorganizzazione degli
studenti medi, che hanno aderito alle giornate di mobilitazione lanciate,
partecipando ai cortei e picchettando le rispettive scuole.
L'intento di lanciare e gestire la protesta in maniera coordinata e collettiva,
nonostante il livello di complessità naturale che ciò comporta, è necessario
per favorire la presa di coscienza di tutti i settori coinvolti e che più
difficilmente riescono a mobilitarsi. Non a caso nel mese di febbraio la
vertenza è stata appoggiata anche dai sindacati confederali dell'insegnamento.
Il coordinamento è inoltre necessario per attivare anche meccanismi di difesa
collettiva contro la repressione governativa, che non ha tardato ad abbattersi
sugli studenti, come si è verificato all'università di Bordeaux, dove
l'occupazione temporanea degli studenti è stata sgomberata dalla polizia, e da
quel momento l'entrata al campus viene effettuata previo controllo di
vigilantes e polizia, con introduzione di divieti relativi ad assemblee e
abbigliamento (ad esempio il divieto di indossare cuffiette).
Infatti in generale, soprattutto in occasione di riunioni dei Consigli di
facoltà e di amministrazione delle università, si registra una presenza
all'interno degli spazi universitari sempre più spesso della polizia, anche
celere, che viene chiamata appositamente per impedire picchetti e presìdi
contigui, in funzione dissuasiva e repressiva di attacco agli studenti.
Per molte ragioni questa mobilitazione studentesca in Francia è importante,
prima fra tutte poiché essa è in grado di creare un contesto di presa di
coscienza accelerata fra la popolazione studentesca e non solo, ovvero anche
fra tutti i settori in lotta (in primis i ferrovieri sotto minaccia di
privatizzazione e liberalizzazione totale della SNCF). In secondo luogo poiché
la memoria del movimento contro la Loi Travail è recente, e in qualche modo la
situazione attuale a livello di avanguardia di lotta e di mobilitazioni che
avanzano (ad esempio con l'esperienza del Front Social) ne è in parte diretta
conseguenza.
Gli studenti sono stati e possono quindi essere ancora il motore di impulso di
una mobilitazione generale, di uno sciopero generale che viene reclamato e che
costituisce l'obiettivo di molti militanti e lavoratori in lotta, visto
l'attacco del governo Macron che coinvolge l'insieme del mondo del lavoro.
Finora sono stati gli studenti e il mondo della scuola a sollevarsi
nazionalmente, e infatti le conferme di quanto appena affermato non hanno
tardato ad arrivare: il 15 marzo c'è stata una mobilitazione nazionale contro
l'aumento dell'età pensionistica e l'abbassamento delle pensioni, oltre che del
personale delle case di riposo - che in Francia sono pubbliche, ma ora a
rischio privatizzazione, contemporaneamente e insieme alla giornata di
agitazione degli studenti contro la selezione.
È un segnale positivo, attraverso il quale i rivoluzionari non possono che
giocare un ruolo di impulso, da coltivare con la solidarietà pratica e politica
(come ad esempio rispetto alla mobilitazione contro la chiusura dello
stabilimento Ford nei pressi di Bordeaux - stabilimento in cui lavora Philippe
Poutou - e contro la repressione poliziesca e politica dei militanti sindacali
e dei movimenti sociali...). Il lancio di una giornata di mobilitazione
nazionale dei settori pubblico-privato prevista per oggi, 22 marzo 2018, è direttamente
finalizzata allo sciopero generale, proprio quando in molti settori si è già
votato lo sciopero ad oltranza. Tutto ciò al fianco dei ferrovieri che da mesi
proclamano lo stato di agitazione contro una riforma di privatizzazione e
liberalizzazione dei contratti di lavoro e contro i licenziamenti... in breve,
sempre nell'ottica governativa di distruzione dei servizi pubblici.
Marta
Positò