Testo del
volantino nazionale preparato dalla Commissione Studenti del Partito
Sono passati
circa 2 anni da quando l'allora governo Renzi cambiava l'assetto fondamentale
del mondo dell'istruzione con la riforma della "Buona Scuola".
Una riforma che puntava a tutelare gli interessi dei privati (imprese e banche) a scapito del diritto allo studio, ossia l'interesse pubblico, di tutti i giovani, di potersi formare per poter affrontare al meglio la propria vita (non solo, e non tanto, lavorativa).
Solo così si può definire una riforma che apriva i finanziamenti alla scuola ai privati (che in cambio possono e vogliono dei ritorni economici), che indirizzava maggiori finanziamenti alle scuole con miglior risultati (che lo sono perché già disponevano di maggior risorse), che dava pieni poteri di gestione (premi stipendio) e di assunzione ai presidi (a scapito dei lavoratori della scuola sempre più divisi e ricattabili) e, in ultimo, ma non per importanza, che obbligava gli studenti a lavorare gratis (liceali 200 ore, tecnici e professionali 400).
E il movimento studentesco?
Non c'è da stupirsi che il governo Renzi allora, e oggi il governo Gentiloni, facciano gli interessi della borghesia (industriali e banchieri), e non dell'immensa maggioranza della popolazione (lavoratori). Non è un caso che i partiti dominanti (PD, Centrodestra e M5S) ricevano sistematicamente finanziamenti dalle grandi imprese, banche ed assicurazioni di questo paese. Come diceva un vecchio rivoluzionario tedesco (Marx): "I governi sono i comitati d'affari della borghesia"; per questo se il governo distrugge il diritto allo studio per difendere gli interessi privati (essenzialmente i profitti) della borghesia non c'è nulla di nuovo sotto al sole.
Il punto però, è che se il governo ha fatto al meglio gli interessi di chi rappresenta (borghesia), il movimento studentesco (che dovrebbe rappresentare gli interessi degli studenti) non ha fatto altrettanto. Perché la riforma poteva essere fermata: più volte nella storia (anche di questo paese) il movimento studentesco ha ottenuto grandi conquiste attraverso la lotta contro i governi, e questo grazie alla lotta radicale e di massa, fatta di assemblee, occupazioni e manifestazioni. Nulla di tutto questo è stato fatto, o per lo meno provato in questi ultimi anni in Italia. Non per colpa del destino cinico e baro, ma per responsabilità della direzione del movimento studentesco, ossia di chi lo dirige a maggioranza: i Centri Sociali tra Autonomi e Disobbedienti, e i sindacati studenteschi ultra riformisti (UDU-RdS e Uds).
Da una parte un settarismo che li porta a dividere sistematicamente le manifestazioni studentesche (magari per questioni di posizionamento) e a non intervenire nelle lotte e negli scioperi dei lavoratori (visto che "la classe operaia non esiste più", teoria di Toni Negri, massimo referente intellettuale dei Centri Sociali) congiunto ad un avventurismo che li porta a scontri mediatici con la polizia, a scapito di migliaia di giovani manifestanti impreparati di fronte alla risposta repressiva dello Stato. Dall'altra una forte impronta sindacalista, senza posizionamenti e prospettive politiche, congiunto ad un riformismo che ingabbia l'organizzazione a stare alla coda e al servizio delle classi dominanti.
Per una direzione marxista rivoluzionaria del movimento studentesco
Contro questa linea perdente bisogna lottare per una svolta nel movimento studentesco, a partire dalle manifestazioni studentesche di questo autunno. Per un movimento studentesco che lotti unitariamente (con manifestazioni unitarie) contro i governi nemici degli studenti e le loro politiche, che cerchi di arrivare alla maggioranza degli studenti (con assemblee negli istituti e nelle università) e che non sostituisca la lotta paziente, organizzata e di massa, con scontri mediatici inutili. Un movimento che sappia unire la propria lotta alla lotta del mondo del lavoro, dei lavoratori e dei disoccupati, per un cambio generale di questa società. Perché solo la rivoluzione cambia le cose. Organizzare attorno a questo programma tutti i giovani e gli studenti che lo condividono è la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori.
Una riforma che puntava a tutelare gli interessi dei privati (imprese e banche) a scapito del diritto allo studio, ossia l'interesse pubblico, di tutti i giovani, di potersi formare per poter affrontare al meglio la propria vita (non solo, e non tanto, lavorativa).
Solo così si può definire una riforma che apriva i finanziamenti alla scuola ai privati (che in cambio possono e vogliono dei ritorni economici), che indirizzava maggiori finanziamenti alle scuole con miglior risultati (che lo sono perché già disponevano di maggior risorse), che dava pieni poteri di gestione (premi stipendio) e di assunzione ai presidi (a scapito dei lavoratori della scuola sempre più divisi e ricattabili) e, in ultimo, ma non per importanza, che obbligava gli studenti a lavorare gratis (liceali 200 ore, tecnici e professionali 400).
E il movimento studentesco?
Non c'è da stupirsi che il governo Renzi allora, e oggi il governo Gentiloni, facciano gli interessi della borghesia (industriali e banchieri), e non dell'immensa maggioranza della popolazione (lavoratori). Non è un caso che i partiti dominanti (PD, Centrodestra e M5S) ricevano sistematicamente finanziamenti dalle grandi imprese, banche ed assicurazioni di questo paese. Come diceva un vecchio rivoluzionario tedesco (Marx): "I governi sono i comitati d'affari della borghesia"; per questo se il governo distrugge il diritto allo studio per difendere gli interessi privati (essenzialmente i profitti) della borghesia non c'è nulla di nuovo sotto al sole.
Il punto però, è che se il governo ha fatto al meglio gli interessi di chi rappresenta (borghesia), il movimento studentesco (che dovrebbe rappresentare gli interessi degli studenti) non ha fatto altrettanto. Perché la riforma poteva essere fermata: più volte nella storia (anche di questo paese) il movimento studentesco ha ottenuto grandi conquiste attraverso la lotta contro i governi, e questo grazie alla lotta radicale e di massa, fatta di assemblee, occupazioni e manifestazioni. Nulla di tutto questo è stato fatto, o per lo meno provato in questi ultimi anni in Italia. Non per colpa del destino cinico e baro, ma per responsabilità della direzione del movimento studentesco, ossia di chi lo dirige a maggioranza: i Centri Sociali tra Autonomi e Disobbedienti, e i sindacati studenteschi ultra riformisti (UDU-RdS e Uds).
Da una parte un settarismo che li porta a dividere sistematicamente le manifestazioni studentesche (magari per questioni di posizionamento) e a non intervenire nelle lotte e negli scioperi dei lavoratori (visto che "la classe operaia non esiste più", teoria di Toni Negri, massimo referente intellettuale dei Centri Sociali) congiunto ad un avventurismo che li porta a scontri mediatici con la polizia, a scapito di migliaia di giovani manifestanti impreparati di fronte alla risposta repressiva dello Stato. Dall'altra una forte impronta sindacalista, senza posizionamenti e prospettive politiche, congiunto ad un riformismo che ingabbia l'organizzazione a stare alla coda e al servizio delle classi dominanti.
Per una direzione marxista rivoluzionaria del movimento studentesco
Contro questa linea perdente bisogna lottare per una svolta nel movimento studentesco, a partire dalle manifestazioni studentesche di questo autunno. Per un movimento studentesco che lotti unitariamente (con manifestazioni unitarie) contro i governi nemici degli studenti e le loro politiche, che cerchi di arrivare alla maggioranza degli studenti (con assemblee negli istituti e nelle università) e che non sostituisca la lotta paziente, organizzata e di massa, con scontri mediatici inutili. Un movimento che sappia unire la propria lotta alla lotta del mondo del lavoro, dei lavoratori e dei disoccupati, per un cambio generale di questa società. Perché solo la rivoluzione cambia le cose. Organizzare attorno a questo programma tutti i giovani e gli studenti che lo condividono è la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori.
PCL -
Commissione Studenti
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