da Unità di classe “LA
RIVOLUZIONE E IL SUO CONTRARIO”
di Piero Nobili
Lenin negli
ultimi anni della sua vita accentra la sua attenzione sui pericoli di una
possibile degenerazione del partito che aveva fondato e portato alla vittoria.
Soprattutto è preoccupato dal peso crescente della burocrazia all'interno
dell'apparato.
Pur colpito
da una grave malattia invalidante, Lenin concentra i suoi ultimi sforzi nella
battaglia politica, torno a tre elementi centrali: difende il diritto di
autodeterminazione dei popoli, e contrasta la politica di unione forzata delle
nazionalità brutalmente avviata da Stalin; si schiera a favore del mantenimento
del monopolio del commercio estero che Stalin
e Bucharin volevano abolire; propugna il ripristino della democrazia
operaia nel partito e nel governo dello Stato sovietico. Infine, in quelle note
che vengono considerati il suo testamento, Lenin esprime un giudizio
inequivocabile:
“Stalin è troppo brutale, questo
difetto, mente tollerabile nel nostro ambiente… non lo è più nelle funzioni di
Segretario generale. Propongo dunque ai compagni di studiare un mezzo per
dimettere Stalin da questa carica…”
La morte, sopraggiunta all'inizio del 1924, impedirà
di intervenire al XIII Congresso del Partito e di approfondire la battaglia
politica che aveva iniziato a condurre contro la nascente burocrazia.
Successivamente, l’opposizione allo stalinismo, dentro e fuori Unione Sovietica
verrà proseguita da Trosky e da quei militanti bolscevichi, che sulla base dei
principi leninisti della democrazia operaia e dell’internazionalismo
proletario, lotteranno fino alla fine per difendere il programma rivoluzionario
dell'ottobre, stravolto e tradito dalla controrivoluzione capeggiata da Stalin
e della sua casta parassitaria.
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