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sabato 11 luglio 2015

PER UN PARTITO RIVOLUZIONARIO


Editoriale di
Marco Ferrando

Si sono da tempo consumate due lunghe parabole che hanno attraversato, incrociandosi, la sinistra italiana degli ultimi 25 anni. La prima è quella partita dallo scioglimento del PCI dopo il crollo del muro di Berlino, nel nome dell'accesso, a lungo sognato, al governo del capitalismo, è la parabola di un trasformismo politico senza fine (PDS, DS, PD) che unico caso in Occidente ha condotto un partito stalinista a convertirsi in un partito borghese liberale, alla fine scalabile da un parvenu reazionario di smisurate ambizioni. Il renzismo è in fondo il castigo postumo del dalemismo. La seconda parabola é quella partita dalla nascita di Rifondazione Comunista: un partito nato come “ cuore dell'opposizione" ma con la testa rivolta verso il governo. Un partito che ha compromesso nelle coalizioni di governo nazionali e locali l'intero patrimonio di consenso, aspettative (e illusioni) che inizialmente aveva raccolto. Il combinarsi delle due parabole ha lasciato senza riferimento politico il popolo della sinistra. Il vuoto prodottosi è grande, tanto più sullo sfondo di una crisi sociale profonda, che ha ampliato lo spazio dell'incursione velenosa, in vasti settori di lavoratori, del populismo reazionario anti operaio. Sia esso calvinista, grillino, o renziano. E' dunque naturale che tanti lavoratori, militanti sindacali, attivisti di movimento, protagonisti di lotte di opposizione e resistenza sociale, si interroghino apertamente sul futuro della sinistra e chiedano, in qualche modo, una sua rinascita. Ma a questa domanda si possono dare due risposte diverse, tra loro inconciliabili. 

IL LABORATORIO INCONCLUDENTE DELLA SINISTRA "RIFORMISTA" 

La prima é quella che provano a fornire i gruppi dirigenti della disfatta, sia essa politica o sindacale. Il loro scopo è quello di sopravvivere in un modo o in un altro al proprio fallimento, rilanciando la stessa politica fallita. Il renzismo apre uno spazio politico elettorale a sinistra? Proviamo a occuparlo. Se lo occuperemo potremmo ricostruire un nostro peso politico contrattuale che ci permette di bussare nuovamente alla porta di un rinato centrosinistra, riconquistando assessorati c ministeri. Cosi ragionano tutti i fautori della conclamata “sinistra di governo”. Il governo del capitalismo, a braccetto coi partiti borghesi, resta l'alfa e l'omega dei loro orizzonti, al di là delle chiacchiere. Anche per questo si apre tra loro una guerra infinita di posizionamento.

UNA RISPOSTA DI CLASSE E ANTICAPITALISTA 

La seconda risposta è quella che fornisce il Partito Comunista dei Lavoratori. E’ una risposta che muove dalle rotture con le politiche della disfatta, ponendosi apertamente su un terreno di classe e anticapitalistico. Partiamo da un principio di realtà. L’epoca del riformismo possibile si è chiusa da tempo. Lo spazio riformatore in Europa fu consentito nel secondo dopoguerra dal boom economico della ricostruzione e dalla presenza dall'URSS quale peso al capitalismo. Allora il governo borghese del capitalismo poteva significare riforme, pur di impedire una rivoluzione. 
Oggi il governo del capitalismo significa implacabile distruzione di tutte le riforme sociali del dopoguerra, quale che sia la formula politica del governo. 
Cosa mostra la stessa esperienza in corso del governo Siryza? Il programma di riforme sociali su cui Tsipras ha ottenuto il successo é ormai carta straccia. Il negoziato tra governo greco e Stati capitalisti strozzini si pone sul terreno imposto dagli strozzini, quello della continuità delle privazioni per la popolazione povera di Grecia. L’unica politica di Tsipras é il tentativo di minimizzare le privazioni. Può esservi su questo terreno il “ compromesso onorevole” che Tsipras si ostina a richiedere? 
E in ogni caso sarebbe questa la svolta promessa? 
La verità é che la rottura anticapitalistica è l'unica possibile prospettiva di svolta. E quindi l'unico orizzonte per una sinistra capace di futuro. O la prospettiva di un governo dei lavoratori, o il rischio di una deriva reazionaria: questo è il bivio strategico di fondo che si pone di fronte al movimento operaio europeo. L'esigenza di una sinistra di classe e rivoluzionaria nasce da qui. Non è la memoria ideologica c nostalgica di un epoca remota. E' proprio l'opposto: l'esigenza posta dalla svolta d'epoca del nostro tempo, contro la nostalgia del riformismo perduto dei “trent’anni gloriosi" del dopoguerra. 
Una sinistra di classe, in primo luogo. Cioè una sinistra di parte, che assume apertamente il lavoro salariato come riferimento centrale dello propria azione. E dunque una sinistra di opposizione ai governi del capitale, comunque composti e ad ogni livello. Ma anche una sinistra nemica di ogni populismo, sia esso reazionario o "democratico", comunque proteso alla rappresentanza elettorale di una “cittadinanza” senza classe. 
Ricostruire tra i lavoratori la coscienza di rappresentare una classe autonoma contro ogni forma di intossicazione interclassista è il primo compito di una sinistra vera. Una sinistra rivoluzionaria in secondo luogo. Cioè una sinistra che in ogni lotta immediata di opposizione e resistenza sociale, in ogni movimento e confitto, lavori a connettere le rivendicazioni contingenti allo scopo finale; il rovesciamento della dittatura dei capitalisti. l'affermazione del potere dei lavoratori. Perché non c'è rivendicazione di progresso, qui e ora, che non cozzi con la dittatura del capitale finanziario. 
Senza liberare la società, da questa piovra, non c'è emancipazione possibile per gli sfruttati. Sinistra riformista o sinistra rivoluzionaria, dunque: come un secolo fa questa è la scelta che ogni avanguardia di lotta si troverà nuovamente di fronte. I partiti comunisti un secolo fa nacquero recuperando il programma di Marx contro un riformismo che lo aveva snaturato e che aveva esaurito il suo tempo. Oggi, come allora, la crisi delle basi materiali del riformismo ripropone l'attualità della rivoluzione socialista come unica prospettiva di liberazione. 
Ridare un partito a questo programma è il nostro compito.

Partito Comunista dei Lavoratori

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