Il Partito
Comunista dei Lavoratori sostiene pienamente la scelta dei lavoratori Ilva di
occupare gli stabilimenti di Cornigliano a difesa dell'accordo di programma del
2005.
Come i fatti dimostrano, i nuovi acquirenti Arcelor Mittal e Marcegaglia non hanno alcuna intenzione di rispettare i precedenti accordi sindacali. E non si tratta solo dei lavoratori genovesi. L'intero negoziato nazionale si muove sul piano inclinato della manomissione dei diritti. Ai lavoratori di tutti gli stabilimenti Ilva si chiede non solo di scegliere tra il mantenimento dei livelli salariali e il taglio drastico dei posti di lavoro - un'alternativa già di per sé inaccettabile - ma di subire la riassunzione dei lavoratori rimasti con il cosiddetto contratto a tutele crescenti, cioè la licenziabilità senza giusta causa. Dopo aver recitato una finta intransigenza a fini d'immagine, Calenda e Gentiloni vogliono ora rassicurare la nuova proprietà sui vantaggi dell'affare. Per questo chiedono ai lavoratori di rientrare nei ranghi e subire in silenzio. “Altrimenti si mette a rischio il negoziato” dichiara il MISE, col pronto accodamento di FIM e UILM. Ma è proprio questo negoziato che è una partita a perdere per i lavoratori!
È necessario costruire una unità di lotta tra i lavoratori di tutti gli stabilimenti Ilva per bloccare ogni svendita dei diritti operai, e ogni tentativo di dividere i lavoratori di Genova dai lavoratori degli altri stabilimenti della fabbrica. L'esperienza dei fatti dimostra una volta di più che nell'attuale panorama della sovrapproduzione mondiale di acciaio non ci sono in circolazione possibili acquirenti generosi tra i capitalisti della siderurgia. Tutti i capitalisti del settore, quale che sia la loro nazionalità e provenienza, si contendono le fette di mercato abbattendo lavoro e diritti.
Solo una nazionalizzazione dell'Ilva e dell'intera siderurgia, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo dei lavoratori, può tutelare salario lavoro diritti salute. È l'ora di unire i lavoratori dell'Ilva attorno a questa rivendicazione di svolta. È ora di assumere la consapevolezza che il capitalismo sa offrire solo sacrifici e miseria agli operai. Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro forza e sulla loro organizzazione, può realizzare una vera alternativa.
Come i fatti dimostrano, i nuovi acquirenti Arcelor Mittal e Marcegaglia non hanno alcuna intenzione di rispettare i precedenti accordi sindacali. E non si tratta solo dei lavoratori genovesi. L'intero negoziato nazionale si muove sul piano inclinato della manomissione dei diritti. Ai lavoratori di tutti gli stabilimenti Ilva si chiede non solo di scegliere tra il mantenimento dei livelli salariali e il taglio drastico dei posti di lavoro - un'alternativa già di per sé inaccettabile - ma di subire la riassunzione dei lavoratori rimasti con il cosiddetto contratto a tutele crescenti, cioè la licenziabilità senza giusta causa. Dopo aver recitato una finta intransigenza a fini d'immagine, Calenda e Gentiloni vogliono ora rassicurare la nuova proprietà sui vantaggi dell'affare. Per questo chiedono ai lavoratori di rientrare nei ranghi e subire in silenzio. “Altrimenti si mette a rischio il negoziato” dichiara il MISE, col pronto accodamento di FIM e UILM. Ma è proprio questo negoziato che è una partita a perdere per i lavoratori!
È necessario costruire una unità di lotta tra i lavoratori di tutti gli stabilimenti Ilva per bloccare ogni svendita dei diritti operai, e ogni tentativo di dividere i lavoratori di Genova dai lavoratori degli altri stabilimenti della fabbrica. L'esperienza dei fatti dimostra una volta di più che nell'attuale panorama della sovrapproduzione mondiale di acciaio non ci sono in circolazione possibili acquirenti generosi tra i capitalisti della siderurgia. Tutti i capitalisti del settore, quale che sia la loro nazionalità e provenienza, si contendono le fette di mercato abbattendo lavoro e diritti.
Solo una nazionalizzazione dell'Ilva e dell'intera siderurgia, senza indennizzo per i grandi azionisti e sotto il controllo dei lavoratori, può tutelare salario lavoro diritti salute. È l'ora di unire i lavoratori dell'Ilva attorno a questa rivendicazione di svolta. È ora di assumere la consapevolezza che il capitalismo sa offrire solo sacrifici e miseria agli operai. Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro forza e sulla loro organizzazione, può realizzare una vera alternativa.
Partito Comunista dei Lavoratori
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