Solo lo scorso anno si è infatti riusciti ad organizzare un controcorteo che ha visto la partecipazione militante e combattiva degli antifascisti milanesi. Una risposta positiva che ha rotto un silenzio e una passività che da troppo tempo permetteva ai fascisti di marciare indisturbati in città. Occorre ripartire dal corteo dell'anno scorso per rilanciare con ancora più forza l'azione contro il fascismo che, al di là della data del 29 aprile, deve essere concepita e appunto rilanciata come lotta quotidiana nei quartieri, nei luoghi di lavoro e nelle scuole.
QUALE ANTIFASCISMO?
Rilanciare l'azione antifascista pone tuttavia importanti questioni di metodo.
Dal dopoguerra in poi l'antifascismo è stato in larga maggioranza relegato ad esercizio cerimoniale, con le celebrazioni rituali del 25 aprile a farla da padrone. Cerimonie in cui l'eroica lotta di resistenza dei partigiani e delle masse insorte viene utilizzata ad uso e consumo dei cantori della Repubblica borghese nata dalle macerie della seconda guerra mondiale. Naturalmente in questo quadro la Repubblica con la sua Costituzione viene eretta al fine ultimo e insuperabile a cui l'umanità possa aspirare e il fascismo in questo contesto non può che essere considerato come un evento storico definitivamente sconfitto.
Occorre rompere questo quadro e guardare in faccia la realtà. I fatti come sempre valgono più di mille parole e cerimonie. Nello specifico i quasi 70 anni di storia repubblicana con i suoi diversi lati oscuri (valga per tutto il periodo stragista) dimostrano che del fascismo non ci siamo ancora liberati e che anzi questo Stato e questa Repubblica nata e sorta a difesa degli interessi della borghesia e del capitale ha bisogno dei fascisti da utilizzare in caso di necessità come fedeli cani da guardia contro le masse e contro i lavoratori.
ROMPERE CON IL COSTITUZIONALISMO E I SUOI PALADINI! PER UN ANTIFASCISMO DI CLASSE!
Guardare in faccia la realtà significa comprendere il fascismo nella sua natura di classe. Il fascismo si impose e raggiunse il potere come estremo difensore degli interessi di classe della borghesia e del capitale contro il pericolo di una rivoluzione comunista (biennio rosso '19-'21). Fino a che capitale e borghesia governeranno il mondo con le loro repubbliche e le loro costituzioni del fascismo non ci libereremo.
Guardare in faccia alla realtà significa di conseguenza guardare all'azione antifascista sul terreno della lotta di classe. Fare antifascismo non è infatti fare innumerevoli richiami ed appelli alle istituzioni in nome della Sacra Costituzione.
Muoversi sul terreno di classe significa rompere con qualsiasi illusione che vuole che nel contesto repubblicano il fascismo possa essere sconfitto a colpi di divieti e leggi.
Significa rompere con chi in nome della governabilità e della democrazia illude le masse e i lavoratori. Significa rompere con quella sinistra che in questi anni ha seminato speranze e illusioni, favorendo con le sue politiche di compromesso al ribasso lo sviluppo delle formazioni di estrema destra anche negli strati popolari dellle città.
Un caso emblematico lo abbiamo proprio a Milano, dove il vento del cambiamento promesso dal sindaco arancione Pisapia si è tramutato in un vento che soffia freddo e gelido sulle classi popolari della città. Un sindaco che aveva esordito dal palco subito dopo la vittoria nel 2011 con le seguenti testuali parole "Oggi abbiamo liberato Milano", salvo poi partecipare il 29 aprile dello scorso anno alla cerimonia in ricordo di Ramelli. Il sindaco della speranza arancione nell'occasione parlò esplicitamente di pacificazione in nome della convivenza civile tra chi ha idee opposte, equiparando sostanzialmente i partigiani e gli antifascisti ai nazifascisti. E giustificando in pratica il corteo dell'estrema destra che da anni infanga la città di Milano.
Queste parole possono sorprendere solo gli illusi. Pisapia è il sindaco borghese che amministra gli interessi della borghesia e dei poteri forti della città. Ci sembra evidente che i quattro anni della sua amministrazione parlino chiaro a riguardo. E appunto non sorprende sentir parlare di pacificazione da chi è espressione dei poteri forti, i quali hanno tutto l'interesse che le cose non cambino e rimangano stabili e pacifiche.
Le parole di Pisapia svelano nella loro chiarezza una verità esplicita: l'azione antifascista non si può delegare alle istituzioni “democratiche” borghesi, al contrario, tali istituzioni contrastano la lotta popolare, l'unica che può spazzar via la peste bruna dalle nostre città.
Lotta al fascismo si traduce quindi in lotta alle istituzioni borghesi che, a parole e nei fatti, legittimano i fascisti e le loro manifestazioni. Lotta che per liberarsi dal fascismo dovrà spazzar via i palazzi del potere borghese, compreso quel Palazzo Marino dove siede il lacchè pacificatore Pisapia.
Pcl Sez.Milano