Il referendum
di settembre ha come oggetto la legge voluta dal M5S sulla riduzione del numero
dei parlamentari. Una legge prima votata da M5S, Lega, Fratelli d'Italia sullo
sfondo del primo governo Conte; e successivamente anche dal PD e da LeU come
partita di scambio con il M5S per la formazione del secondo governo Conte e
della nuova maggioranza.
La legge
riflette un corso politico truffaldino e reazionario.
L'argomentazione
che la supporta è il taglio dei costi della politica attraverso il taglio delle
poltrone, all'insegna del “popolo contro i politici” e contro “la casta”. È lo
stesso canovaccio truffaldino che ha accompagnato l'abolizione del
finanziamento pubblico dei partiti, la campagna maggioritaria per cancellare i
partiti minori (“ci sono troppi partiti”), il privilegiamento dei poteri
esecutivi ad ogni livello a scapito della democrazia e della rappresentanza
(rafforzamento dei poteri di sindaci e governatori regionali a scapito delle
rispettive assemblee elettive).
È una
campagna mirata alla conquista del consenso fuori e contro ogni criterio
democratico. Il suo effetto pratico è stato ed è quello di dirottare la rabbia
sociale di milioni di salariati contro il bersaglio indistinto dei politici, al
solo scopo di impedire che essa si rivolga contro capitalisti, banchieri,
sfruttatori, gli stessi che i partiti politici populisti servono nella loro
funzione di governo, passata e presente. L'arretramento del movimento operaio e
della sua coscienza politica e democratica ha aperto purtroppo una prateria
enorme, tra le stesse fila dei lavoratori, a queste campagne reazionarie.
DIAMO DUNQUE
INDICAZIONE DI VOTO PER IL NO.
No ad una
operazione truffaldina.
No al
governo che la sostiene.
No al più
ampio fronte dei partiti borghesi, liberali e reazionari, che in questi decenni
hanno gestito a turno le politiche di austerità contro i lavoratori e le
lavoratrici, attaccando lavoro, pensioni, sanità, istruzione, nell'interesse
esclusivo dei capitalisti, e che ora vogliono nascondere ancora una volta le proprie
responsabilità grazie al ricorso dell'inganno populista.
No, infine,
al trasformismo di quella sinistra che si è accodata ai partiti borghesi per
ottenere uno scranno ministeriale.
Ma il nostro
no, chiaro e netto, ai partiti borghesi e alle loro truffe, muove dal versante
degli interessi dei lavoratori, senza alcuna subordinazione alle istituzioni di
questo Stato.
Non ci
identifichiamo con il parlamentarismo borghese, una identificazione che
indebolisce oltretutto le ragioni del no a livello di massa a tutto vantaggio
della demagogia reazionaria anti-casta. Non idolatriamo, a differenza delle
sinistre riformiste (e non solo), la Costituzione borghese del 1948, figlia del
compromesso storico tra De Gasperi e Togliatti a difesa del capitalismo italiano.
Non pensiamo che nel quadro del parlamento borghese possa realizzarsi una
alternativa di società.
Ci battiamo
per il potere reale dei lavoratori, delle lavoratrici, della maggioranza della
società, contro l'attuale dittatura dei capitalisti, che resta tale anche sotto
la democrazia borghese.
Ci battiamo
per una democrazia dei consigli dei lavoratori, basati sul principio della
permanente revocabilità di ogni eletto e sulla cancellazione di ogni suo
privilegio sociale (retribuzione pari a quella media di un operaio). Una
democrazia vera che oltretutto abbatterebbe realmente “i costi dello Stato”,
rendendolo finalmente a buon mercato.
Parallelamente,
sullo stesso terreno della democrazia parlamentare borghese, ci battiamo per i
principi democratici più elementari. La democrazia non è data dal numero dei
parlamentari, ma dal principio elementare della rappresentanza, senza trucchi e
limitazioni di alcun genere. Siamo ad ogni livello per una legge elettorale
proporzionale pura senza soglie di sbarramento e distorsioni maggioritarie. Una
testa, un voto. Nessun voto può e deve valere più di un altro. Non ci interessa
la governabilità di questo sistema, che colpisce i diritti di rappresentanza
per meglio governare nell'epoca di crisi le politiche dei sacrifici. La
subordinazione delle sinistre alla governabilità negli ultimi decenni è stata
la misura della loro subordinazione al capitale. Siamo invece per un diritto di
rappresentanza incondizionato e pieno. Siamo a favore di un giusto
finanziamento pubblico dei partiti in proporzione dei voti ottenuti, e del
divieto di finanziamento degli stessi da parte delle grandi aziende. Siamo in
questo quadro per l'abolizione del Senato e a favore del monocameralismo, nella
migliore tradizione della democrazia conseguente.
Ma questa
battaglia democratica può riconquistare un consenso di massa solo se si
intreccia con la ripresa dell'opposizione di classe. Solo una classe che
ritrova la propria ragione sociale indipendente sul terreno della lotta può
sottrarsi alle sirene del populismo e contrastare la reazione, recuperando i
valori dell'uguaglianza, della democrazia, della rappresentanza. Per questo il
nostro no alla truffa referendaria si combina con la proposta del fronte unico
di lotta, di classe e di massa. Contro il governo, contro le destre
reazionarie, per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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