Nella
società contemporanea la lotta per gli interessi delle distinte classe sociali,
per i loro obiettivi strategici, si esprime nella sua forma più alta attraverso
la lotta per la conquista del potere politico come strumento per trasformare
radicalmente la società. Per la lotta per i propri interessi le classi
utilizzano diverse forme di organizzazione. Per la lotta rivendicativa,
economica c’è il sindacato.
Per la lotta
politica, per la conquista ed il mantenimento del potere, la forma più alta di
organizzazione è il partito politico.
Il
sindacato, le associazioni, le cooperative, ecc., hanno una validità parziale
nella lotta politica, servono fino ad un certo punto. Possiamo dire che servono
per dimostrare la necessità della organizzazione politica, del partito
politico. Infatti, la lotta sindacale di per sé non porta il proletariato alla
coscienza di classe, all’autonomia politica, perché resta nell’ ambito del
regime borghese, perché contratta il salario e le condizioni di lavoro sulla
base delle leggi del mercato capitalista, senza porre in discussione il sistema
economico capitalistico ed il potere statale della borghesia.
Il
sindacato, le associazioni, i circoli culturali non possono realizzare una vera
unità d’azione e di pensiero perché al suo interno hanno diverse posizioni
politiche e ideologiche. Spesso avanzano proposte molto limitate, giacché gli
interessi dei loro aderenti sono specifici, circoscritti al campo su cui sono
sorti.
La lotta
politica, la lotta per il potere esige uno strumento particolare, dotata di un
impostazione ideologica e politica, programmatica, che unifichi, che organizzi,
che diriga le attività delle masse. Il proletariato può liberarsi dalla
schiavitù salariale e dall'oppressione del capitalismo, soltanto se lotta in modo
indipendente dal punto di vista ideologico, politico e organizzativo, cioè
senza essere dipendente o subalterno alle altre classi sociali. Può realizzare
il proprio potenziale storico, diventare una forza reale, in contrapposizione
alla sua esistenza come elemento della società borghese, nella misura in cui si
organizza come classe indipendente da tutte le altre.
Chiaramente il
proletariato deve entrare necessariamente in contatto politico con le altre
classi oppresse dalla borghesia, può e deve stabilire rapporti di
collaborazione e di alleanza con altri gruppi sociali, ma deve farlo a partire
dai propri interessi indipendenti in quanto classe.
Questo tutto questo può
avvenire in un solo modo: organizzandosi in Partito indipendente e
rivoluzionario della classe operaia, cioè in Partito comunista.
Ci vuole un
Partito politico comunista del proletariato del nostro paese, ben organizzato,
centralizzato e radicato nella classe operaia e nelle masse popolari. Un
partito con un proprio programma socialista, una strategia rivoluzionaria e una
tattica adeguata alle circostanze, un partito c o e r e n t e m e n t e
internazionalista.
Chiunque può capire che questo Partito è cosa ben diversa da
una “somma di sensibilità” e di “interessi parziali ”, da un insieme di persone
“che la pensano allo stesso modo” e che si dotano di un “modello disperso di
organizzazione”. Al contrario di queste mode borghesi, noi sosteniamo che il
partito di cui c’è bisogno è un partito dell’avanguardia più cosciente e più
organizzata della classe proletaria, guidato dall’ideologia proletaria.
Senza
questo partito indipendente e rigorosamente di classe è impossibile farla
finita con il capitalismo e il dominio borghese, è impossibile assicurare il
trionfo della rivoluzione, la costruzione del socialismo e del comunismo.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.