Quelle che
stanno arrivando in questi giorni da uno degli ultimi paesi governati da una
burocrazia autoritaria di stampo stalinista, sono notizie che non possono non
destare l'attenzione di tutti i militanti marxisti rivoluzionari.
LA CLASSE
OPERAIA BIELORUSSA IN SCIOPERO!
In tutto il
paese, dal 1994 sotto il tallone di ferro del regime di Lukashenko e del suo
apparato, che sinora ha mantenuto un ferreo controllo sull'economia, da tempo
di natura capitalistica sia pure con un fondamentale settore statale, si stanno
moltiplicando gli scioperi. Gli operai delle principali aziende metallurgiche e
metalmeccaniche del paese, come la Byelorussian Steel Works (in sciopero dal 10
agosto), la Belarusian Automobile Plantz (BelAZ), la Minsk Tractor Works (MTZ9)
e la Minsk Automobile Plant (MAZ) hanno dato inizio ad una serie di scioperi in
buona parte delle aziende, che si sono estesi infatti anche ad altri settori
produttivi, come ad esempio alle industrie della ceramica, dell'elettronica e
delle componenti automobilistiche. Alla Belaruskalja, una fabbriche di
fertilizzanti più importanti al mondo, da giorni tutti i 16000 lavoratori sono
in sciopero guidati da un comitato operaio nato dal basso. Nella giornata di
ieri Lukashenko ha subito durissime contestazioni dagli operai della Mzkt, ai
quali sono giunti a dare manforte i lavoratori delle fabbriche intorno.
In tante
città ci sono assemblee popolari nelle quali è fortissima la presenza dei
giovani e delle donne, uniti dalla comune volontà di finirla con un regime
autoritario e nemico dei lavoratori, come dimostrano anche le politiche
adottate da Lukashenko negli ultimi mesi, volte alla totale negazione
dell'emergenza Covid-19 e che hanno visto più di 70000 contagiati in un paese
di poco più di 9 milioni di abitanti.
DA CASAPOUND
AL PC AL FIANCO DI LUKASHENKO
Non poteva
mancare anche in questa situazione il sostegno di Marco Rizzo, segretario del
Partito Comunista, alle oligarchie bielorusse ed al loro regime. Con una totale
rimozione delle dinamiche, politiche e di classe, accomuna in una
scricchiolante forzatura la ribellione studentesca e operaia di questi giorni
alla marea nera che invase piazza Maidan nella vicina Kiev. A sostegno del
regime di Lukashenko è scesa in campo anche CasaPound, che tramite la sua
testata "Il Primato Nazionale" (che in ben più di una occasione non
ha lesinato elogi e velate aperture a Rizzo) snocciola le più svariate piste
complottiste, senza ovviamente dimenticare Soros, onnipresente nelle notti
insonni dei sovranisti nostrani.
L'IMPERIALISMO
CINESE, IL VERO ALLEATO DEL REGIME
Nonostante
negli ultimi mesi Lukashenko abbia dimostrato numerose aperture verso un
incremento dei rapporti con gli USA e la UE, non a caso il 1 febbraio Mike
Pompeo, segretario di stato USA, si sia recato in visita ufficiale in
Bielorussia per rafforzare le relazioni diplomatiche, e nonostante allo stato
attuale gran parte del commercio estero bielorusso sia diretto verso la Russia,
storico partner d'eccellenza di Minsk, è l'imperialismo cinese quello che ha un
maggior interesse nella conservazione del regime di Lukashenko. Non è un caso
che la Bielorussia costituisca lungo la nuova Via della Seta uno dei punti
cardinali, tanto da essere definita da Xi Jinping come "la perla della
Nuova Via della Seta". Il prestito di 500 milioni di dollari ricevuto ad
ottobre dalla China Development Bank, ed i quasi 200 milioni di euro ricevuti
dalla Eximportbank cinese per le ferrovie bielorusse, insieme all'incremento
delle relazioni militari suggellato nel vertice di settembre dello scorso anno,
ci confermano le mire cinesi sulla Bielorussia ed il carattere di potenza
imperialista della Cina, nonostante stalinisti e, purtroppo, settori di
militanti trotskisti si ostinino a negare.
CONTRO LA
BORGHESIA E LA TIKHANOVSKAYA, CON LA CLASSE OPERAIA
Negli ultimi
giorni gli organi di stampa europei e internazionali, nonostante la ribellione
operaia e studentesca stia infiammando la Bielorussia, hanno posto i riflettori
più che altro sulle richieste di aiuto della leader dell'opposizione Svetlana
Tikhanovskaya, espressione della piccola e media borghesia bielorussa, ai paesi
ed alle borghesie dell'Unione Europea. Da marxisti rivoluzionari non possiamo
riporre alcuna fiducia nella Tikhanovskaya e nell'opposizione liberalborghese
al regime di Lukashenko. Un'opposizione che, se andasse al potere, non
indugerebbe verso una svolta economica contrassegnata da privatizzazioni e
politiche neoliberiste, del resto già programmate a medio termine dall'attuale
regime. Per questo sosteniamo la lotta del movimento operaio bielorusso,
auspicando che in ogni fabbrica, in ogni miniera ed in ogni luogo di lavoro si
creino comitati operai che diano vita ad uno sciopero generale prolungato per
cacciare l'odioso Lukashenko ed il suo apparato tardostalinista, di modo da
sostituirlo con un governo di lavoratori e lavoratrici, l'unico che possa
difendere gli interessi del proletariato, bielorusso e non solo.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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