Il
capitalismo è un modo di produzione moribondo che passa di crisi in crisi.
L’ultima crisi ciclica di sovrapproduzione di capitale, si aprì a metà del 2017
e scoppiò nel settembre 2008 stremando l’economia mondiale e provocando
fallimenti a catena, distruzione di forze produttive e un elevato indebitamento
degli Stati imperialisti e capitalisti per salvare i monopoli finanziari.
Ora, a
distanza di undici anni dallo scoppio dell’ultima crisi, le cui conseguenze
sono state solo parzialmente riassorbite e le cui “soluzioni” imposte dalla
borghesia imperialista, hanno determinato nuovi problemi e contraddizioni
insolubili del sistema capitalista aprendo, così, una nuova fase del ciclo
economico.
La macchina
economica di tutte le maggiori potenze imperialiste, come USA, Cina, Germania,
Giappone, sta evidentemente frenando. Non vi sono dati che indicano una ripresa
economica. Al contrario, si moltiplicano gli indicatori di una ennesima
tempesta, che avrà conseguenze persino peggiori di quella scoppiata nel 2008, a
causa di molteplici fattori che si sono accumulati nell'ultimo decennio.
Dietro la
polemica sul MES c’è una lotta a coltello fra paesi imperialisti, e fra le loro
cordate politiche, per riversare la crisi sui loro concorrenti, e soprattutto
sulle spalle della classe operaia e dei popoli. L’UE non potrà mai essere
organo stabile di pianificazione economica che rimpiazzi l’anarchia
capitalista; è piuttosto un campo di battaglia in cui gli Stati e i gruppi del
grande capitale manovrano le loro forze l’uno contro gli altri.
In questi
anni, decenni per molti aspetti, di arretramento profondo del movimento operaio,
di crollo della sinistra politica e spesso anche di deriva culturale, i riferimenti
di classe sono scomparsi, sono diluiti, tutti parlano di cittadini e si
rivolgono ai cittadini.
I cittadini,
naturalmente, possono essere progressisti, possono essere reazionari, possono
essere persino antagonisti. Ma la categoria dominante è la categoria del
cittadino, un'entità metafisica al di sopra del mondo materiale delle cose.
Non ci sono
i cittadini, ci sono le classi e mai come oggi queste classi sono divise,
contrapposte, inconciliabili come negli anni della grande crisi del capitalismo.
Lavoratori e padroni, salariati e capitalisti, sfruttati e sfruttatori. Non si
possono tenere i piedi in molte staffe.
Questa è la
frontiera, la prima frontiera.
Se tutto
questo è vero emerge con assoluta evidenza la necessità e la centralità della ricostruzione
di un'opposizione sociale e politica di classe in questo paese, opposizione al
governo Conte, opposizione alla destra reazionaria, un'opposizione che si
coaguli attorno ad una piattaforma generale indipendente nel mondo del lavoro.
Non è solo una necessità sindacale, è una
necessità politica.
È l'unica via attraverso cui il movimento operaio
può ricomporre le proprie file, contrastare la dinamica di disgregazione,
costruire la propria forza contro le mille dinamiche centrifughe.
Può porre
finalmente le proprie ragioni e rivendicazioni al centro dello scenario
politico generale per intervenire nelle contraddizioni sociali, per lavorare e
capovolgere i rapporti di forza nei luoghi di lavoro e nella società.
PCL Pavia
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