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sabato 28 dicembre 2019

IL MINISTRO FIORAMONTI SI È DIMESSO, I SOTTOSEGRETARI RESTANO AL LORO POSTO



Il Ministro Fioramonti ha rassegnato le dimissioni dopo l'approvazione della manovra di Bilancio con ben poche risorse destinate alla ricerca e all'istruzione.
Si sa che lo stato in cui versano scuole e università è da tempo comatoso.
Dal 2008 ad oggi il rapporto tra salari e redditi da lavoro è crollato , rinviata a tempo indeterminato l'annunciata ripresa e crescita, la classe media è stata schiacciata verso il basso e in questa classe media si trovano anche gli insegnanti.
Nell'inversione di tendenza delle politiche intraprese da anni ad oggi c'era proprio la istruzione , la ricerca e la formazione, istruzione universitaria , scolastica e quella legata anche alle professioni.
Il Ministro Fioramonti si è dimesso al contrario dei suoi collaboratori, dei sottosegretari che restano invece al loro posto.
Resta il fatto che Fioramonti aveva già dovuto digerire vari bocconi amari, dagli Invalsi alla alternanza scuola lavoro giudicati, a novembre scorso, indispensabili requisiti per accedere all'esame di maturità, fino alla contrazione dei fondi destinati ai rinnovi contrattuali della scuola tenuti fermi per 9 anni con stipendi, al cospetto dell'Europa, tra i più bassi in assoluto.
Si sono persi per strada anche i fondi destinati all'edilizia scolastica, anzi molti sindaci sembrano più interessati solo ai controlli antidroga davanti alle scuole che alla messa in sicurezza degli edifici, non si trovano i soldi per costruire palestre e moderni laboratori.
Altro aspetto dirimente è quello della regionalizzazione.
Si scrive regionalizzazione ma si legge privatizzazione della Scuola statale a discapito del carattere universale della scuola, dell'unità culturale del nostro paese in palese violazione per altro di quell'articolo 5 della Costituzione che parla di Repubblica una e indivisibile.
L'autonomia scolastica, dunque, e non l'incarico di Ministro, dovrebbero servire a focalizzare l'attenzione ai problemi reali non certo alle solite polemiche politiche.

Diventa fondamentale non solo una presa di coscienza nelle migliaia di lavoratori della scuola, vittime di questo sistema errato di gestione, ma creare strutture di coordinamento e lotta per la propaganda e la denuncia di tale problematica. 

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