TRUMP LASCIA
I CURDI IN PASTO AD ERDOGAN
Come
purtroppo era prevedibile, l'imperialismo USA ha deciso di scaricare i curdi
siriani, dopo averli usati come fanteria contro l'ISIS. È il cinismo della
politica imperialista.
Le milizie curde
delle YPG sono state determinanti nella sconfitta politica e militare delle
organizzazioni reazionarie panislamiste. A Kobane e in tante altre città del
nord siriano uomini e donne curde, armi alla mano, hanno dato prova di un
eroismo autentico.
Senza la loro avanzata di terra, palmo a palmo, al prezzo di
enormi sofferenze e di un grande sacrificio di vite, i soli bombardamenti aerei
non avrebbero potuto piegare ISIS. Anche per questo il movimento operaio
internazionale e le ragioni degli oppressi di tutto il mondo hanno un debito di
riconoscenza nei confronti dei combattenti curdi.
Ora Donald
Trump definisce la loro guerra “una guerra ridicola”, e li abbandona alla furia
di Erdogan e dell'esercito turco. L'accordo fra Trump ed Erdogan è un esplicito
semaforo verde all'invasione turca del Nord siriano, ciò che significa di fatto
non solo l'annessione di parte della Siria, a beneficio dei progetti ottomani
del nuovo sultano, ma anche e in primo luogo una guerra di annientamento della
resistenza curda.
Un massacro annunciato.
Nel rapporto
contrastato con gli USA, il governo turco ha messo sul piatto della bilancia la
propria posizione strategica: quella di principale avamposto della NATO in
Medio Oriente e al tempo stesso interlocutore politico e militare della Russia
di Putin. L'imperialismo americano non poteva rischiare di spingere Erdogan
verso Mosca, per questo gli lascia via libera nella guerra ai curdi.
Una guerra
di cui Erdogan ha assoluto bisogno anche per ragioni politiche interne, dopo la
sconfitta elettorale di Istanbul e nel pieno della recessione economica turca.
Issare la bandiera del nazionalismo turco e conquistare manu militari il nord
della Siria sono ossigeno prezioso per il regime, come lo è poter respingere
nei territori militarmente annessi i rifugiati di guerra siriani, già oggetto
di una crescente campagna xenofoba interna.
Quanto agli
imperialismi europei, Italia inclusa, l'unica loro preoccupazione per la scelta
di Trump è che una nuova guerra nel Nord siriano possa sospingere ulteriori
flussi di immigrati in Europa. La UE ha pagato Erdogan fior di miliardi per
fargli fare il guardiano delle rotte balcaniche, per questo tace sull'attacco
ai diritti democratici in Turchia e sulla natura reale del regime che lo
promuove. La macelleria annunciata contro i curdi è solo una sgradita
complicazione, nulla più.
Le
organizzazioni curde resisteranno con tutte le proprie forze all'annunciata
invasione turca. Ma il divario di potenza è enorme. È necessaria la più vasta
azione di solidarietà e di sostegno alla resistenza curda da parte del
movimento operaio italiano ed europeo, delle organizzazioni sindacali, delle
sinistre politiche, dei movimenti antimperialisti. “Giù le mani dai curdi” può
e deve diventare da subito la parola d'ordine di una vasta mobilitazione
unitaria sotto le ambasciate e i consolati turchi, e contro ogni silenzio e
complicità del proprio imperialismo.
Ma gli
avvenimenti del Medio Oriente ci consegnano una lezione di fondo che va al di
là dell'emergenza e che interroga la prospettiva. I fatti confermano una volta
di più che il popolo curdo, come il popolo palestinese, non ha alleati
possibili tra le potenze imperialiste, vecchie e nuove. Nessun imperialismo
metterà a rischio i propri interessi strategici per la causa nazionale di un
popolo oppresso.
E l'interesse strategico di tutti gli imperialismi è sostenere
la Turchia e lo Stato sionista, quali migliori tutori dei propri affari in
Medio Oriente. Tutte le strategie di accomodamento diplomatico con questa o
quella potenza imperialista al fine di guadagnarne i favori si sono rivelate
illusioni, sia in campo curdo, sia in campo palestinese. Non hanno favorito i
popoli oppressi ma solo i loro avversari. I curdi come i palestinesi possono
contare solo sulla propria forza e sul sostegno dei lavoratori di tutto il
mondo.
La
liberazione e unificazione del Kurdistan, come la liberazione della Palestina,
possono compiersi solo per via rivoluzionaria, solo attraverso la saldatura
della propria causa nazionale con la prospettiva della rivoluzione socialista
nella nazione araba e in Medio Oriente. L'unica che può assicurare il pieno
diritto di autodeterminazione di tutti i popoli oppressi.
La
costruzione dell'Internazionale rivoluzionaria è condizione decisiva per
sviluppare questa prospettiva.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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