Il 21 aprile
1921 Ghinaglia moriva assassinato dai fascisti. Sere prima in Borgo Ticino, il
rione popolare "fortilizio dei socialcomunisti" (come dicevano i
fascisti) Ghinaglia aveva parlato a una riunione operaia sulla necessità di
reagire allo squadrismo.
Al termine del comizio i borghigiani avevano attaccato
e disperso un gruppo di fascisti che sui camion tornavano da una delle loro
bravate notturne.
La sera del
21, Ghinaglia e i suoi compagni furono presi a rivoltellate. Colpito alla testa
Ghinaglia morì all'istante. Afferma Arturo Bianchi, un fascista della prima
ora, che Ghinaglia stava cantando l'Internazionale. Morto Ghinaglia, il gruppo
comunista pavese perse in parte slancio, ma proseguì la sua attività fino agli
arresti di massa del 1927.
Doveroso
ricordare Ferruccio Ghinaglia in una fase come questa dove elementi di
disgregazione e crisi sociale e culturale sembrano prevalere. Occorre tenere
alta la guardia, oggi, periodo permeabile all'indebolimento progressivo della
democrazia e ai suoi riti e alle sue parole d'ordine. Tollerarne o
sottovalutarne i sintomi ed i vagiti, più o meno deboli o nascosti dietro una
maschera pseudo-culturale, significa aprire un varco al revisionismo, al
tentativo di annullare la storia, alla legittimazione di autoritarismi più
insidiosi.
La lotta
antifascista più coerente è patrimonio di poche forze politiche e ideologiche e
non può essere ridotta e riducibile ad un lontano passato ma continua tutt'ora.
L'esempio Ferruccio Ghinaglia non solo non deve essere dimenticato ma ripreso
per una ferma e decisa opposizione alle nuove guerre dell'imperialismo.
Partito Comunista dei Lavoratori - Pavia
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