La nuova
segreteria Landini in CGIL era stata presentata come garanzia di svolta della
confederazione. Nonostante il nuovo segretario portasse in dote il peggior
contratto della storia dei metalmeccanici pur di accreditarsi agli occhi
dell'apparato, questa illusione è stata ampiamente condivisa in ambienti
diversa della sinistra, con la immancabile benedizione de Il Manifesto.
Ora parlano
i fatti.
L'appello
unitario di Confindustria e CGIL, CISL, UIL a sostegno dell'Unione Europea non
è un innocuo pezzo di carta, ma un fatto politico di prima grandezza.
L'organizzazione dei padroni e le burocrazie sindacali si tengono a braccetto
alla vigilia delle elezioni europee. Firmano insieme un appello che esalta «la
funzione sociale di progresso dell'Unione» (salari e pensioni ringraziano),
loda la UE come «garanzia di pace» (e i bombardamenti su Belgrado? E il
sostegno al governo di guerra in Ucraina?), e soprattutto rivendica lo sviluppo
competitivo delle aziende europee, la massima concentrazione delle imprese europee
per consentire loro di «raggiungere dimensioni comparabili a quelle USA», il
ruolo di possibile potenza economica della UE per «rispondere alla concorrenza
degli altri player mondiali». Per questo invoca «una politica estera europea
proporzionale al Pil continentale». In altri termini invoca la UE come polo
imperialista continentale capace di contendere a USA e Cina fette crescenti del
mercato mondiale.
Inutile dire
che l'appello ignora inevitabilmente ogni rivendicazione elementare dei
lavoratori europei in contrapposizione ai propri padroni. Nulla
sull'abbassamento dell'età pensionabile, nulla sulla riduzione dell'orario di
lavoro, nulla sugli aumenti salariali, nulla di nulla che possa disturbare
Confindustria. L'appello è di fatto un appello di Confindustria firmato da
Landini, Furlan e Barbagallo. I lavoratori e le lavoratrici vengono offerti ai
padroni non solo sul piano nazionale ma anche sul terreno europeo.
Non si dica
che l'appello serve a contrastare le destre nazionaliste nel nome
dell'europeismo. Perché è vero l'opposto. Proprio le destre sono le prime
beneficiarie dell'appello. Per avvalorare la demagogia reazionaria contro “i
sindacati incapaci di proteggere il popolo” cosa c'era di meglio che firmare un
appello comune con i padroni che tagliano i salari, allungano l'orario,
delocalizzano gli investimenti, chiedono rigore contro pensioni e sanità,
lodano la santità della UE? Salvini e Di Maio non potevano sperare in un regalo
più generoso.
Europeismo?
Certo. Ma a favore di quale classe e contro quale classe? L'Unione Europea non
è l'Europa. È l'unione delle classi capitalistiche di tutta Europa contro i
salariati di tutta Europa. È l'unione che taglia servizi sociali per pagare il
debito al capitale finanziario, che riduce le tasse ai capitalisti per attirare
gli investimenti esteri, che aumenta lo sfruttamento dei propri operai per
meglio competere, che saccheggia ambiente e territorio per ingrassare i
profitti. Questa Unione per sua natura è nemica dei lavoratori e non è
riformabile. Il nostro europeismo contro ogni sovranismo nazionalista muove da
una angolazione di classe esattamente opposta. Rivendica l'unità di lotta dei
lavoratori salariati di tutta Europa contro l'Unione Europea dei capitalisti, e
l'unità di lotta dei lavoratori europei coi lavoratori americani e cinesi
contro il capitalismo mondiale. Ci battiamo per una Europa socialista: gli
unici Stati Uniti d'Europa che abbiano una valenza storica progressiva.
“Proletari
di tutti i paesi unitevi” è più attuale che mai. Ma solo se è in
contrapposizione ai padroni. Se invece è al loro servizio, nulla di nuovo
all'orizzonte. È il film continentale degli ultimi quarant'anni. Maurizio Landini
ha semplicemente scelto (e non da oggi) di figurare nella compagnia dei suoi
attori. Evidentemente la segreteria CGIL val pure una messa... confindustriale.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.