In tempo di
crisi il più povero diventa il primo nemico.
Ma che vita è sapendo che vivi calpestando la dignità altrui? Esigiamo rispetto delle nostre tradizioni ed integrazione nella nostra società e contemporaneamente emarginiamo il diverso.
Del resto il principio di intolleranza verso il migrante è quasi fisiologico nell’ individuo moderno. Il merito è tutto del capitalismo, che ci ha completamente privato della nostra parte migliore, convincendoci che sono tutti potenziali nemici e ognuno si merita ciò che ha. Anche se non tutti hanno le stesse possibilità di ottenere le stesse cose.
Ma che vita è sapendo che vivi calpestando la dignità altrui? Esigiamo rispetto delle nostre tradizioni ed integrazione nella nostra società e contemporaneamente emarginiamo il diverso.
Del resto il principio di intolleranza verso il migrante è quasi fisiologico nell’ individuo moderno. Il merito è tutto del capitalismo, che ci ha completamente privato della nostra parte migliore, convincendoci che sono tutti potenziali nemici e ognuno si merita ciò che ha. Anche se non tutti hanno le stesse possibilità di ottenere le stesse cose.
La vita di
Emmanuel si è spenta a Fermo, una
provincia sconosciuta ai più, teatro, suo malgrado, di un dramma che ha nel
razzismo e nell’odio xenofobo e fascista il suo movente letale. Emmanuel ha
avuto il coraggio di ribellarsi e difendere Chinyery, la sua compagna, da
quegli insulti inaccettabili. Ma in Italia un gesto così dignitoso può essere
anche una colpa, un oltraggio da pagare con la morte.
Emmanuel, 36 anni, di origine nigeriana, era un richiedente asilo fuggito con la compagna Chinyery, di 24 anni, dal terrorismo omicida di Boko Haram. Nel suo paese d’origine aveva perso una figlioletta di 2 anni ed i genitori proprio a causa del terrorismo che sta dilaniando quelle zone. Scappati dalla loro terra, insieme avevano attraversato il Niger e poi raggiunto la Libia. Come la maggior parte dei profughi sub-sahariani e del Corno d’Africa che fuggono dai loro paesi, nel seguire le rotte dei trafficanti per raggiungere il paese libico hanno subito violenze e vessazioni di ogni genere, ma tutto ciò non viene mai ricordato e raccontato a sufficienza. Fa parte di un altro pezzo terribile di un mosaico di soprusi obbligati ritenuti un corollario perfino dalle Commissioni territoriali che valutano la domanda di protezione.
L’odio
razziale non è una piaga ora solo di Fermo, ieri delle periferie impoverite
delle metropoli, ma è una metastasi che si sta espandendo in qualsiasi
provincia, ricca o povera, dal nord al sud del paese.
Sappiamo
benissimo che Il razzismo è utile agli spacciatori di odio.
i veri
nemici sono loro, il potere e il capitale, e non il più povero. Il capitalismo
guadagna sui migranti, li usa per abbassare i salari e aumentare paura e
repressione. Attraverso il terrorismo psicologico dei poteri forti, il
capitalismo innesca vere e proprie guerre tra poveri e nasconde le più ovvie
verità.
Solo la consapevolezza della necessità della lotta di classe e l’unione della parte sfruttata può contrastare le falsità di chi ci vuole schiavi e impauriti.
Solo la consapevolezza della necessità della lotta di classe e l’unione della parte sfruttata può contrastare le falsità di chi ci vuole schiavi e impauriti.
Indigniamoci
di fronte a quanto sta avvenendo, non facciamo finta che sia un caso isolato o
il gesto di un folle.
Partito Comunista dei Lavoratori
Pavia sez.”Tiziano bagarolo”
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