L'estate del
2016 porta nel teatro della lotta politica ancora novità e incertezze in questo
passaggio storico senza protagonismo delle classi subalterne. A giugno Renzi
conosce la sua prima sonora sconfitta alle elezioni amministrative; la Gran
Bretagna sceglie al referendum di uscire dall'Unione Europea; in Spagna le
liste Unidos Podemos non sorpassano il Psoe e arretrano rispetto la
consultazione precedente.
La Gran Bretagna
se ne va, ed è un dato non interpretabile in maniera univoca, si fa fatica a
capire chi da sinistra, in Italia,
festeggia.
L'uscita
della Gran Bretagna dalla UE non avviene certo sotto la spinta di grandi
movimenti proletari, anzi l'incasso politico va al 99% a destra: In primo luogo
agli ultra conservatori di Boris Johnson, eclettico ex sindaco di Londra,
rappresentante della destra del partito conservatore, tanto da essere
addirittura su posizioni economicamente più radicali di Cameron, e di quel Farage
che, al contrario dell'essere quella macchietta comica come a volte viene
rappresentato, si sposta sempre più su posizioni della destra radicale e
nazionalista, ormai più vicino alla Le Pen e Salvini che al populista digitale
Beppe Grillo, alleato in Europa (ma notoriamente il Movimento 5 Stelle sceglie
la sua politica estera leggendo i fondi del caffè del capo.)
Ma il BrexiT
indica che in tutta la UE e le politiche economiche e monetarie dell'Eurozona
siano vissute in maniera drammatica come le ragioni delle difficoltà e delle
sofferenze da buona parte della nostra classe di riferimento.
Se è
assolutamente vero che le politiche del capitale nel vecchio continente abbiano
peggiorato tragicamente le condizioni di vita dei lavoratori, è altrettanto vero
che nei paesi fuori dall'Unione Europea o dalla moneta unica, la cosiddetta
Eurozona, le cose non sono andate e non vanno certamente meglio.
Così come ci
pare un'opinione balzana, legittima per carità, che il Brexit dia forza
politica alla destra ma possa essere una premessa ad una svolta a sinistra.
Intanto sul
continente si ferma, per il momento, la corsa di Unidos Podemos in Spagna:
Liste nate dall'unione di Podemos e di Izquireda Unidà non solo non superano il Psoe
ma non riescono nemmeno a sommare i voti ottenuti nella scorsa consultazione.
Forse in
parte hanno pagato un effetto negativo di ritorno del voto sul Brexit, certo è
che aver sostenuto per mesi l'alleanza col Psoe ha danneggiato l'immagine
antisistema di Podemos e soci (un po' come allearsi in Italia con il Pd e dire
che così si fa la rivoluzione, viola arancione o a righe con gli elefantini blu
ma certamente non rossa).
Sì sono
dimostrati i limiti della "radicalità" di Iglesias, che si ferma
davanti alla possibilità di andare al governo e si adegua alle compatibilità
del sistema economico e politico capitalista.
Ed è
esattamente ciò che avviene nelle amministrazioni a guida Podemos e alleati,
certamente più a sinistra del Psoe ma lontanissima dall'essere una svolta
economica, sociale e politica.
Ancora una
volta in Spagna riemerge, o riesce a galleggiare con minor difficoltà, la
Destra tradizionale del partito popolare di RajoY che riesce non solo a passare
indenne da ogni scandalo ma ad aumentare voti e parlamentari.
Sono le
destre, anche estreme, in tutta Europa che guadagnano consensi recuperando la
fiducia nata dalla crisi economica, spesso alimentando falsi bersagli come i
migranti, conquistandosi in voto di larghe fette di proletariato.
La
"sinistra" o "socialdemocrazia" europea è ormai da tempo
senza progetti e ampiamente corresponsabile delle politiche di destra.
Basta
guardare la vicina Francia e vedere lo squallore di Hollande e del suo partito
socialista, anni fa accolto come l'uomo della svolta a sinistra continentale,
oggi impegnato nella durissima battaglia contro il mondo del lavoro con il job
Act alla francese: la Loi du Travail che sta incontrando un'opposizione di
piazza e di lotta inaspettata da tutti.
Così, almeno
parzialmente, le carte della politica e della lotta di classe si stanno
rimescolando. Vedremo chi vincerà la prossima mano, intanto, di certo Renzi ha
perso il giro delle elezioni amministrative prendendo la prima sonora batosta
da quando in un sol colpo si è preso in mano la guida del Pd e del governo.
Questa volta
non si è potuto comprare i voti degli italiani come con gli 80 euro di bonus
Irpef alle europee del 2014, anzi il restringersi degli spazi di manovra finanziari
pongono nuove difficoltà sul terreno del consenso al giovane democristiano
Fiorentino.
E forse aver
puntato tutto sul referendum costituzionale autunnale potrebbe rilevarsi una
mossa non troppo intelligente per la coppia Renzi-Boschi.
Lontani da
vedere soddisfatte le proprie aspirazioni, i dirigenti e i candidati di Sel
-Sinistra italiana non ottengono i risultati sperati e senza un progetto
continuano a navigare in acque melmose, non riuscendo ad eleggere, ad esempio,
nemmeno Airaudo in consiglio comunale a Torino.
Il Partito
Comunista dei Lavoratori è stato presente all'Ultima consultazione elettorale
in tutte le maggiori città al voto, con l'esclusione di Roma, più una serie di
comuni minori. I dati sono stati disomogenei nella distribuzione territoriale
ma se pur nei piccoli numeri non negativi complessivamente. A Torino e Napoli,
dove abbiamo avuto i risultati più bassi, abbiamo pagato eccessivamente
l'iniziale esclusione delle nostre liste e dei nostri candidati, riammessi nei
fatti ad una settimana dal voto.
Una
esclusione che grida vendetta: Non si sarebbe dovuto arrivare in extremis fino
al Consiglio di Stato, bastava leggere la norma per capire che le nostre liste
erano perfettamente legali.
A Milano
abbiamo ottenuto l' 0,41% uno dei nostri dati migliori nel capoluogo lombardo.
È andata,
decisamente bene a Savona con 1,2% e a Bologna con 1,3% dove hanno dato i loro
frutti i rapporti costruiti nel tempo e iniziative del partito che per la prima
volta intercetta un voto significativo.
Una
dimostrazione, anche elettorale, che la sinistra rivoluzionaria non è destinata
a l'emarginazione politica e sociale.
Peccato aver
mancato per un voto il consigliere comunale a Portofino, sarebbe stato divertente
andare a rompere le palle ai padroni a casa loro.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.