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martedì 26 luglio 2016

EDITORIALE di Michele Terra


L'estate del 2016 porta nel teatro della lotta politica ancora novità e incertezze in questo passaggio storico senza protagonismo delle classi subalterne. A giugno Renzi conosce la sua prima sonora sconfitta alle elezioni amministrative; la Gran Bretagna sceglie al referendum di uscire dall'Unione Europea; in Spagna le liste Unidos Podemos non sorpassano il Psoe e arretrano rispetto la consultazione precedente.
La Gran Bretagna se ne va, ed è un dato non interpretabile in maniera univoca, si fa fatica a capire chi da  sinistra, in Italia, festeggia.
L'uscita della Gran Bretagna dalla UE non avviene certo sotto la spinta di grandi movimenti proletari, anzi l'incasso politico va al 99% a destra: In primo luogo agli ultra conservatori di Boris Johnson, eclettico ex sindaco di Londra, rappresentante della destra del partito conservatore, tanto da essere addirittura su posizioni economicamente più radicali di Cameron, e di quel Farage che, al contrario dell'essere quella macchietta comica come a volte viene rappresentato, si sposta sempre più su posizioni della destra radicale e nazionalista, ormai più vicino alla Le Pen e Salvini che al populista digitale Beppe Grillo, alleato in Europa (ma notoriamente il Movimento 5 Stelle sceglie la sua politica estera leggendo i fondi del caffè del capo.)
Ma il BrexiT indica che in tutta la UE e le politiche economiche e monetarie dell'Eurozona siano vissute in maniera drammatica come le ragioni delle difficoltà e delle sofferenze da buona parte della nostra classe di riferimento.
Se è assolutamente vero che le politiche del capitale nel vecchio continente abbiano peggiorato tragicamente le condizioni di vita dei lavoratori, è altrettanto vero che nei paesi fuori dall'Unione Europea o dalla moneta unica, la cosiddetta Eurozona, le cose non sono andate e non vanno certamente meglio.
Così come ci pare un'opinione balzana, legittima per carità, che il Brexit dia forza politica alla destra ma possa essere una premessa ad una svolta a sinistra.
Intanto sul continente si ferma, per il momento, la corsa di Unidos Podemos in Spagna: Liste nate dall'unione di Podemos e di  Izquireda Unidà non solo non superano il Psoe ma non riescono nemmeno a sommare i voti ottenuti nella scorsa consultazione.
Forse in parte hanno pagato un effetto negativo di ritorno del voto sul Brexit, certo è che aver sostenuto per mesi l'alleanza col Psoe ha danneggiato l'immagine antisistema di Podemos e soci (un po' come allearsi in Italia con il Pd e dire che così si fa la rivoluzione, viola arancione o a righe con gli elefantini blu ma certamente non rossa).
Sì sono dimostrati i limiti della "radicalità" di Iglesias, che si ferma davanti alla possibilità di andare al governo e si adegua alle compatibilità del sistema economico e politico capitalista.
Ed è esattamente ciò che avviene nelle amministrazioni a guida Podemos e alleati, certamente più a sinistra del Psoe ma lontanissima dall'essere una svolta economica, sociale e politica.
Ancora una volta in Spagna riemerge, o riesce a galleggiare con minor difficoltà, la Destra tradizionale del partito popolare di RajoY che riesce non solo a passare indenne da ogni scandalo ma ad aumentare voti e parlamentari.
Sono le destre, anche estreme, in tutta Europa che guadagnano consensi recuperando la fiducia nata dalla crisi economica, spesso alimentando falsi bersagli come i migranti, conquistandosi in voto di larghe fette di proletariato.
La "sinistra" o "socialdemocrazia" europea è ormai da tempo senza progetti e ampiamente corresponsabile delle politiche di destra.
Basta guardare la vicina Francia e vedere lo squallore di Hollande e del suo partito socialista, anni fa accolto come l'uomo della svolta a sinistra continentale, oggi impegnato nella durissima battaglia contro il mondo del lavoro con il job Act alla francese: la Loi du Travail che sta incontrando un'opposizione di piazza e di lotta inaspettata da tutti.
Così, almeno parzialmente, le carte della politica e della lotta di classe si stanno rimescolando. Vedremo chi vincerà la prossima mano, intanto, di certo Renzi ha perso il giro delle elezioni amministrative prendendo la prima sonora batosta da quando in un sol colpo si è preso in mano la guida del Pd e del governo.
Questa volta non si è potuto comprare i voti degli italiani come con gli 80 euro di bonus Irpef alle europee del 2014, anzi il restringersi degli spazi di manovra finanziari pongono nuove difficoltà sul terreno del consenso al giovane democristiano Fiorentino.
E forse aver puntato tutto sul referendum costituzionale autunnale potrebbe rilevarsi una mossa non troppo intelligente per la coppia Renzi-Boschi.
Lontani da vedere soddisfatte le proprie aspirazioni, i dirigenti e i candidati di Sel -Sinistra italiana non ottengono i risultati sperati e senza un progetto continuano a navigare in acque melmose, non riuscendo ad eleggere, ad esempio, nemmeno Airaudo in consiglio comunale a Torino.
Il Partito Comunista dei Lavoratori è stato presente all'Ultima consultazione elettorale in tutte le maggiori città al voto, con l'esclusione di Roma, più una serie di comuni minori. I dati sono stati disomogenei nella distribuzione territoriale ma se pur nei piccoli numeri non negativi complessivamente. A Torino e Napoli, dove abbiamo avuto i risultati più bassi, abbiamo pagato eccessivamente l'iniziale esclusione delle nostre liste e dei nostri candidati, riammessi nei fatti ad una settimana dal voto.
Una esclusione che grida vendetta: Non si sarebbe dovuto arrivare in extremis fino al Consiglio di Stato, bastava leggere la norma per capire che le nostre liste erano perfettamente legali.
A Milano abbiamo ottenuto l' 0,41% uno dei nostri dati migliori nel capoluogo lombardo.
È andata, decisamente bene a Savona con 1,2% e a Bologna con 1,3% dove hanno dato i loro frutti i rapporti costruiti nel tempo e iniziative del partito che per la prima volta intercetta un voto significativo.
Una dimostrazione, anche elettorale, che la sinistra rivoluzionaria non è destinata a l'emarginazione politica e sociale.

Peccato aver mancato per un voto il consigliere comunale a Portofino, sarebbe stato divertente andare a rompere le palle ai padroni a casa loro.

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