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martedì 30 settembre 2014

NO ALLE RIFORME DEI PADRONI


EDITOR1ALF di Michele Terra

















Sono passati solo alcuni mesi da quando la Corte Costituzionale ha decretato anticostituzionale la secchia legge elettorale che già un parlamento illegittimo e teleguidato dal presidente della repubblica e da Renzi sta riscrivendo buona parte della legge fondamentale dello stato, nonché tutte le norme che riguardano la rappresentanza popolare; nuovo senato, italicum, enti locali. ecc.
In un paese -normale- le camere sarebbero state sciolte dal capo dello stato e si sarebbe andati subito al voto con la legge elettorale. Immediatamente applicabile, emendata dalla Corte. In Italia invece no. In accordo col Quirinale, un premer e un governo nominati senza passare dalla consultazione popolare e senza alcun mandato si lanciano nelle grandi riforme, con una maggioranza che nei fatti può contare sull 'appoggio esterno del pregiudicato Berlusconi, di altri piduisti e di una pletora di ex fascisti postmissini nonché di atri signori, signore e signorine di dubbi meriti e virtù.
Il 41% ottenuto dal Pd all'europee certo aiuta in quest'operazione l'ex sindaco di Firenze, ma dimostra che nelle democrazie borghesi ( occidentali se preferite) non contano regole, leggi e costituzioni formali ma i rapporti di forza ovvero la legge del più forte. A tutti gli altri restano il potere di supplica e, per chi li prende , per ora, ottanta euro in più in busta paga. C'è stato un tempo che il riformismo appariva come qualcosa di nobile. Guardati spesso - giustamente - con sospetto dai rivoluzionari, i riformisti, intesi come parte del movimento dei lavoratori, intendevano comunque migliorare le condizioni delle classi subalterne. In molti contesti storici le riforme, per quanto moderate, hanno portato innegabili progressi e benefici. dall'abolizione del lavoro infantile al suffragio universale, dalla giornata lavorativa di otto ore all'istituzione dello stato sociale. Con il radicale mutamento dei rapporti di forza tra le classi, a partire dalla fine degli anni '70 le riforme hanno cambiato natura, diventando espressione della nuova offensiva padronale tesa da un lato a recuperare tutto il terreno perso nei decenni precedenti del secolo scorso e riportare le condizioni dei salariati a quelle ottocentesche. dall'altro ad andare spesso oltre le stesse idee del liberismo e liberalismo borghese classici, a volte con un senso di rivalsa nei confronti del movimento dei lavoratori da mettere in atto vere e proprie rappresaglie e vendette (vedi l’ormai svuotato ed inutile articolo 18 dello statuto dei lavoratori). E con questo spinto che il governo Renzi sta portando avanti le sue riforme. La prima, già approvata e operativa, riguarda il job act del ministro Poletti. di cui abbiamo già parlato nei numeri scorsi del nostro, giornale, che nei fatti estende all'infinito la precarietà pur scrivendo nelle veline governative l’intenzione di combatterla e ridurla. Vi è poi la finta abrogazione delle province, che prevedrebbe per essere tale una modifica costituzionale non ancora in essere. Nei fatti la maggioranza che sostiene il governo Renzi e gli alleati riformisti di Forza Italia, hanno semplicemente eliminato l'elezione dei consigli provinciali e dei presidenti di questi enti, che verranno sostituiti da altri non elettivi come le città metropolitane. le unioni dei comuni e cosi via. Il tutto nel nome dei tagli ai costi della politica, quando in realtà, una volta soppresse definitivamente, si avranno altri enti ed altre strutture sovracomunali che con ogni probabilità avranno un costo totale superiore ai vecchi apparati provinciali.
Il senato, invece che essere abrogato come promesso da Renzi, diventa organo elettivo di secondo grado e sottratto all'elezione popolare, mentre rimangono competenza di questo ramo del parlamento materie decisive per la vita dei cittadini: dalle leggi costituzionali all'elezione del presidente della repubblica, solo per fare due esempi. La stessa legge elettorale in discussione, il c.d. Italicum, è molto peggio del Porcellum calderoliano (peraltro già votato da buona parte degli odierni riformatori) e si presterà a probabili altre dichiarazione di (evidente) anticostituzionalità.
Nel pacchetto riformatore targato PD-Ft-P2 si colpiscono, anche gli storici istituti di partecipazione polare come i referendum e le leggi di iniziativa popolare, alzando a 800mila le firme per l'ammissione dei primi e a 2SOmila per le seconde. Già oggi i risultati referendari vengono ignorati da governo e parlamento - do you remember referendum sull'acqua? - con quote nuove soglie si vuole sostanzialmente evitare il ricorso stesso a questi strumenti da parte dei cittadini. Si prospetta un -nuovo tipo di democrazia": potenzialmente sarà sufficiente 20/25% dei voti (quindi conteggiando l'astensionismo circa il l5°'. degli aventi diritto) e ci si porta a casa tutto il cucuzzaro: parlamento, governo. presidenza della repubblica e corte costituzionale Ecco, quindi, che una nuova repubblica - la III se volete è quasi servita! I nuovi padri della patria: Napolitano, Renzi, Berlusconi, con la ministra Boschi nel ruolo - al massimo -non di madrina ma di ostetrica tirocinante. Una repubblica che potrebbe, almeno nelle intenzioni, soddisfare i sogni più reconditi del padronato italiano, tanto da superare il progetto di Rinascita Nazionale di produzione gellianpiduista, a cui comunque sembrano ispirarsi implicitamente tinti riformatori nostrani. Di fronte all'enormità della situazione appare lampante la completa inutilità della sinistra parlamentare, sia dei "dissidenti" del Pd che dei vendoliani di Sel; nessuna vera opposizione nemmeno dal Prc e dagli tsipriani che continuano a mantenere un rapporto di alleanza in molte amministrazioni locali con il Pd, tentando in contemporanea - anche fuori dal centro sinistra - di ricostruire una massa elettorale tale che gli permetta di rinegoziare future intese con Renzi (o chi per lui) da migliori posizioni. Mentre fan sorridere i grillini del Movimento 5 stelle che un giorno gridano al golpe, la mattina dopo si siedono a discutere con il golpista Renzi, per poi presentare una fantascientifica legge elettorale, che prevede pure i voti negativi ai candidati che ti stanno sui coglioni anche se sono di partiti che non voti, progetto probabilmente ispirato in sogno a Casaleggio-Grillo-Di Maio direttamente dall'Uomo Ragno e da di Re Artù.
Un'opposizione di classe in Italia passa anche necessariamente nella denuncia delle riforme renziane padronali, in una resistenza per quanto possibile a questo scenario, nella denuncia delle complicità delle varie "sinistre" collaborazioniste (o aspiranti tali).

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