Mentre la
crisi di governo si aggroviglia, la burocrazia sindacale piatisce una sponda
politico istituzionale purchessia.
Nessuna
piattaforma di lotta, nessuna rivendicazione chiara, nessuna linea di
demarcazione di classe. Ma una lunga nota unitaria targata CGIL CISL UIL (13
agosto) con la quale i dirigenti sindacali esprimono «preoccupazione per la
situazione di instabilità politica».
Curioso. In
un anno di governo “stabile” guidato da Salvini e Di Maio, le direzioni
sindacali hanno fatto tappezzeria, tra balbettii, connivenze (Ilva), critiche
di velluto, con l'unica preoccupazione di ottenere la propria legittimazione
presso il governo. Al punto di accorrere incredibilmente all'invito politico di
Salvini, nelle vesti di segretario della Lega, presso le sale del Viminale. E
già prima, di magnificare l'accordo Ilva, a vantaggio di Di Maio, e di revocare
uno sciopero della scuola, già convocato, col pubblico ringraziamento del
ministro leghista dell'istruzione.
Ora, dopo
che questa linea subalterna ha ingrassato il consenso attorno a Salvini presso
milioni di salariati, consentendogli di invocare pieni poteri, le burocrazie
sindacali, spaventate, manifestano «preoccupazione», chiedono un «un governo
nel pieno delle sue funzioni», dichiarano «sostegno incondizionato» a
Mattarella, individuato al solito come figura salvifica. Ma i governi “nel
pieno delle loro funzioni” (Prodi, Berlusconi, Monti, Renzi, Letta, Gentiloni,
Conte) sono quelli che negli ultimi tredici anni hanno colpito il lavoro, hanno
privatizzato, hanno tagliato la sanità e la scuola, per tutelare i profitti
degli industriali e delle banche, col sostegno attivo (Napolitano) o passivo
(Mattarella) dei Presidenti della Repubblica (...e la complicità dei
sindacati). La “piena funzione” dei governi è quella di comitati d'affari dei
capitalisti. La “piena funzione” dei sindacati dovrebbe essere quella di
difendere i lavoratori, non di augurarsi governi “stabili” dei loro avversari.
Ma il
contorsionismo della nota confederale va più in là. Siccome non è chiaro quale
sarà lo sbocco politico della crisi in corso, la nota di CGIL CISL UIL si
premura di risultare equanime e sibillina, all'insegna del “così è se vi pare”.
Da un lato biasima l'instabilità e chi l'ha provocata, fornendo sponda a PD e
M5S e alla possibile formazione di un loro governo (che in realtà fornirebbe
nuovo grasso alla crescita di Salvini). Ma dall'altro, per paura di precludersi
rapporti futuri, evita di chiamare per nome il progetto reazionario del
“capitano”, e si limita a richiedere «una indispensabile forma di governo» e
«in tempi utili».
L'importante
insomma è un governo a breve purchessia con cui interloquire. Su tutto infatti
primeggia l'unica vera rivendicazione incondizionata: «il coinvolgimento delle
parti sociali» nella «definizione della prossima legge di stabilità» per
«contribuire a delineare nuove politiche europee che escano dalla logica
dell'austerità» (formulazione retorica vuota che potrebbero sottoscrivere
tutti, europeisti borghesi e sovranisti).
La verità è
che la sola bussola della burocrazia sindacale è proteggere il proprio patto
sociale con Confindustria, mettendolo al riparo della crisi politica. Quale che
sia il futuro governo, l'essenziale sarà sedere al suo tavolo in compagnia
degli industriali attorno a richieste comuni: innanzitutto la riduzione del
cuneo fiscale (a carico dell'erario pubblico e/o delle pensioni future, dunque
dei lavoratori) e le grandi opere infrastrutturali, TAV in primis.
Per 17
milioni di lavoratori salariati nessuna rivendicazione e prospettiva autonoma.
Chi può meravigliarsi se Salvini pascola liberamente nel nostro campo sociale?
Partito
Comunista dei Lavoratori
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