Ci sono a
volte piccoli episodi nella vicenda politica che finiscono con assumere un
significato che li trascende. È il caso del “mercoledì da leoni” di Luigi De
Magistris.
Mercoledì 24 gennaio il sindaco di Napoli dichiarava il proprio sostegno alla lista elettorale di Potere al Popolo. Nessuna sorpresa. Il centro sociale Je so' pazzo, promotore di Potere al Popolo, ha appoggiato da sempre De Magistris (privatizzazioni delle municipalizzate incluse). Del tutto naturale dunque un atto di riconoscenza, sia pure formulato con distacco istituzionale.
Sta di fatto che lo stesso mercoledì, a Napoli, gli operai delle pulizie della ditta Samir intraprendevano uno sciopero contro il mancato pagamento degli stipendi, bloccando i trasporti della città. Uno sciopero duro e compatto, con occupazione di binari ferroviari, che è stato oggetto di cariche poliziesche piuttosto pesanti con diversi feriti tra gli scioperanti. Cariche giustamente denunciate da sindacalisti USB.
Anche De Magistris è intervenuto. Contro la polizia, penserà qualcuno. No, contro gli operai. E con un comunicato durissimo che denuncia lo sciopero dei lavoratori Samir come «azione criminale», dichiara testualmente tolleranza zero contro gli scioperanti, annuncia provvedimenti punitivi ad ogni livello nei loro confronti. Gli operai della Samir, già in lotta per la paga, dovranno ora vedersela in sede giudiziaria. Una vergogna.
L'episodio è piccolo, naturalmente, ma il suo significato è grande. Dimostra che un populismo elettoralista che rimuove il riferimento di classe nel nome del 'popolo' è esposto per sua natura a equivoci esplosivi, al di là di ogni illusione. De Magistris si è posto a tutore del popolo indistinto dei propri elettori contro la lotta e gli interessi dei salariati. Ha agito come garante dell'ordine pubblico della città contro uno sciopero che lo ha turbato. Con toni e argomenti francamente identici a quelli usati dal PD e dalle destre, ma in più con la diretta minaccia verso gli operai consentita dal suo potere istituzionale. Del resto, è il naturale riflesso condizionato del giustizialismo dipietrista e legalista da cui De Magistris proviene.
Il PCL non si aspetta nulla di diverso dal chavismo in salsa napoletana, a cui hanno capitolato tante sinistre (anche in ambienti di estrema sinistra). Ma invece chi pensa alla giunta De Magistris come metafora del “potere del popolo” ha forse una occasione in più per riflettere, ben al di là del perimetro partenopeo. Non può esistere un potere del popolo al di sopra delle classi. Il potere, ogni potere, o è dei lavoratori o è contro di loro. È in fondo la ragione di una sinistra rivoluzionaria.
Mercoledì 24 gennaio il sindaco di Napoli dichiarava il proprio sostegno alla lista elettorale di Potere al Popolo. Nessuna sorpresa. Il centro sociale Je so' pazzo, promotore di Potere al Popolo, ha appoggiato da sempre De Magistris (privatizzazioni delle municipalizzate incluse). Del tutto naturale dunque un atto di riconoscenza, sia pure formulato con distacco istituzionale.
Sta di fatto che lo stesso mercoledì, a Napoli, gli operai delle pulizie della ditta Samir intraprendevano uno sciopero contro il mancato pagamento degli stipendi, bloccando i trasporti della città. Uno sciopero duro e compatto, con occupazione di binari ferroviari, che è stato oggetto di cariche poliziesche piuttosto pesanti con diversi feriti tra gli scioperanti. Cariche giustamente denunciate da sindacalisti USB.
Anche De Magistris è intervenuto. Contro la polizia, penserà qualcuno. No, contro gli operai. E con un comunicato durissimo che denuncia lo sciopero dei lavoratori Samir come «azione criminale», dichiara testualmente tolleranza zero contro gli scioperanti, annuncia provvedimenti punitivi ad ogni livello nei loro confronti. Gli operai della Samir, già in lotta per la paga, dovranno ora vedersela in sede giudiziaria. Una vergogna.
L'episodio è piccolo, naturalmente, ma il suo significato è grande. Dimostra che un populismo elettoralista che rimuove il riferimento di classe nel nome del 'popolo' è esposto per sua natura a equivoci esplosivi, al di là di ogni illusione. De Magistris si è posto a tutore del popolo indistinto dei propri elettori contro la lotta e gli interessi dei salariati. Ha agito come garante dell'ordine pubblico della città contro uno sciopero che lo ha turbato. Con toni e argomenti francamente identici a quelli usati dal PD e dalle destre, ma in più con la diretta minaccia verso gli operai consentita dal suo potere istituzionale. Del resto, è il naturale riflesso condizionato del giustizialismo dipietrista e legalista da cui De Magistris proviene.
Il PCL non si aspetta nulla di diverso dal chavismo in salsa napoletana, a cui hanno capitolato tante sinistre (anche in ambienti di estrema sinistra). Ma invece chi pensa alla giunta De Magistris come metafora del “potere del popolo” ha forse una occasione in più per riflettere, ben al di là del perimetro partenopeo. Non può esistere un potere del popolo al di sopra delle classi. Il potere, ogni potere, o è dei lavoratori o è contro di loro. È in fondo la ragione di una sinistra rivoluzionaria.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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