La
Turchia di nuovo all'assalto dei kurdi
L'aggressione
militare della Turchia alle forze kurde siriane segna un nuovo capitolo dello
scenario di guerra della regione. L'obiettivo dichiarato del regime di Erdogan
è annientare alla radice ogni possibile germe di autodeterminazione kurda, ma
anche allargare manu militari la propria area d'influenza in Siria per
rafforzare il peso negoziale turco al tavolo della spartizione. Non è un caso
che l'aggressione avvenga alla vigilia del cosiddetto dialogo nazionale siriano,
previsto a Sochi a fine gennaio.
L'aggressione turca si avvale di due fattori importanti. Il primo è la chiara copertura della Russia di Putin, che cerca di capitalizzare a proprio vantaggio ogni frizione interna al campo della NATO, e che ottiene in cambio da Erdogan il nuovo gasdotto in Turchia, rotta preziosa verso l'Europa attraverso il Mar Nero. Il secondo è la paralisi imbarazzata dell'imperialismo USA, che prima ha usato le forze kurde come propria fanteria nella guerra siriana, ma ora ha una evidente difficoltà a contrapporsi alla Turchia - alleato NATO - in termini politici e tanto più militari. «Gli Stati Uniti riconoscono pienamente il diritto legittimo della Turchia di proteggere i propri cittadini da elementi terroristi che lanciano i propri attacchi dalla Siria», ha dichiarato non a caso il segretario di Stato USA Rex Tillerson. La preoccupazione di non consegnare la Turchia alla Russia è manifesta.
I kurdi sono dunque ancora una volta la vittima designata degli interessi delle potenze imperialiste vecchie e nuove, e delle ambizioni neo-ottomane del regime turco. L'idea che la questione kurda possa essere risolta dai balletti delle diplomazie, magari come ricompensa del sangue versato contro l'ISIS, riceve l'ennesima smentita.
Esattamente come un secolo, fa le potenze imperialiste e regionali sono unicamente interessate al grande gioco della spartizione del Medio Oriente, contro i kurdi come contro i palestinesi. L'esperienza drammatica dei fatti dimostra una volta di più che i diritti di autodeterminazione nazionale del popolo kurdo, come del popolo palestinese, possono essere realizzati solo per via rivoluzionaria. Solo legando le aspirazioni delle nazioni oppresse alla rottura con l'imperialismo, con il sionismo, con tutti i regimi reazionari della regione, nella prospettiva storica di una federazione socialista del Medio Oriente.
In questo quadro, e da questa angolazione, difendiamo oggi le forze kurde dall'aggressione turca.
L'aggressione turca si avvale di due fattori importanti. Il primo è la chiara copertura della Russia di Putin, che cerca di capitalizzare a proprio vantaggio ogni frizione interna al campo della NATO, e che ottiene in cambio da Erdogan il nuovo gasdotto in Turchia, rotta preziosa verso l'Europa attraverso il Mar Nero. Il secondo è la paralisi imbarazzata dell'imperialismo USA, che prima ha usato le forze kurde come propria fanteria nella guerra siriana, ma ora ha una evidente difficoltà a contrapporsi alla Turchia - alleato NATO - in termini politici e tanto più militari. «Gli Stati Uniti riconoscono pienamente il diritto legittimo della Turchia di proteggere i propri cittadini da elementi terroristi che lanciano i propri attacchi dalla Siria», ha dichiarato non a caso il segretario di Stato USA Rex Tillerson. La preoccupazione di non consegnare la Turchia alla Russia è manifesta.
I kurdi sono dunque ancora una volta la vittima designata degli interessi delle potenze imperialiste vecchie e nuove, e delle ambizioni neo-ottomane del regime turco. L'idea che la questione kurda possa essere risolta dai balletti delle diplomazie, magari come ricompensa del sangue versato contro l'ISIS, riceve l'ennesima smentita.
Esattamente come un secolo, fa le potenze imperialiste e regionali sono unicamente interessate al grande gioco della spartizione del Medio Oriente, contro i kurdi come contro i palestinesi. L'esperienza drammatica dei fatti dimostra una volta di più che i diritti di autodeterminazione nazionale del popolo kurdo, come del popolo palestinese, possono essere realizzati solo per via rivoluzionaria. Solo legando le aspirazioni delle nazioni oppresse alla rottura con l'imperialismo, con il sionismo, con tutti i regimi reazionari della regione, nella prospettiva storica di una federazione socialista del Medio Oriente.
In questo quadro, e da questa angolazione, difendiamo oggi le forze kurde dall'aggressione turca.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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