Testo del
volantino che verrà distribuito in occasione della manifestazione dei
lavoratori di Almaviva sabato 21 a Roma
Dando
seguito alle indicazioni espresse dai lavoratori e dalle lavoratrici nelle
assemblee, la RSU di Roma ha fatto la coraggiosa scelta di non sottoscrivere un
accordo che avrebbe portato al peggioramento delle condizioni dei lavoratori e
delle lavoratrici. L’accordo, già sottoscritto nella sede di Napoli, avrebbe
previsto l’applicazione del controllo a distanza, l’aumento dei carichi di
lavoro, la drastica riduzione dei salari, la cassa integrazione fino a marzo, e
in ogni caso non avrebbe scongiurato i licenziamenti ma li avrebbe solo
posticipati di tre mesi. Questa scelta è stata condannata e demonizzata dal
Governo dal padronato e da tutta la stampa borghese, montando una campagna
contro la stessa RSU, accusandola di essere responsabile dei licenziamenti
La SLC CGIL, senza contrastare l’obiettivo del Governo e padroni di dividere i lavoratori dei siti di Napoli e Roma, ha tentato di riaprire la trattativa per la sede romana attraverso un referendum, che ha convalidato l’accordo in un clima di estremo ricatto, con i licenziamenti alle porte e con l’accordo già applicato a Napoli. Questo non ha fatto retrocedere la parte padronale, che ha proseguito sulla strada dei licenziamenti, mettendo in luce la reale strategia di Almaviva, facendo anche presagire che l’accordo di Napoli, una volta compiuta la sua attuazione, porterà comunque agli esuberi.
L’accordo sottoscritto a Napoli e la sua applicazione coinvolge tutti i lavoratori del settore, in quanto sarà utilizzato dal padronato come modello nella trattativa in corso per il rinnovo del CCNL delle Telecomunicazioni. Come è stato un modello l’accordo peggiorativo firmato dai sindacati in Fincantieri cinque mesi prima della chiusura della trattativa del CCNL dei metalmeccanici. La firma di quell’accordo ha indebolito notevolmente la trattativa ed è stato il preludio per una chiusura disastrosa del contratto nazionale.
Nonostante le grosse pressioni mediatiche esercitate contro la RSU di Roma, nonostante la Cisl avesse raccolto 700 firme a favore dell’accordo, quasi il 40% di lavoratori e lavoratrici con un voto contrario ha continuato a respingere un accordo capestro. Questo fatto tiene aperta una strada su cui riorganizzare il contrasto ai licenziamenti.
Il Partito Comunista dei Lavoratori si schiera a fianco dei 1666 lavoratori e lavoratrici di Almaviva colpiti dai licenziamenti, a fianco della RSU che ha contrastato l’azione di Governo e padronato rifiutandosi di firmare questo pessimo accordo, e appoggia tutte le iniziative che i lavoratori metteranno in campo.
Serve da subito unificare le vertenze dei lavoratori e lavoratrici delle sedi di Almaviva di Roma e Napoli e di tutto il settore dei call center per contrastare i licenziamenti, creare le condizioni per una resistenza, e porre le basi per la rivendicazione dell’assunzione dei lavoratori dei servizi esternalizzati direttamente dalle ditte committenti.
È necessario costruire il più ampio fronte di lotta del movimento operaio e delle sue organizzazioni, dentro un quadro di contrasto alle politiche di governo e padronato. Una mobilitazione generale e di massa che metta in discussione tutti gli accordi sindacali a perdere che le burocrazie sindacali hanno concesso, che cancelli le leggi anti operaie che hanno precarizzato il lavoro e attaccato i diritti, a partire dal Job Act, e che metta in campo come parole d’ordine il blocco dei licenziamenti, la ripartizione del lavoro tra tutti e tutte con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga, l’esproprio senza indennizzo e la nazionalizzazione delle aziende che licenziano, che speculano e che inquinano. Solo questo programma può dare forza a una classe lavoratrice sfruttata e oppressa e può aprire lo spazio per l’unica soluzione di classe della crisi capitalistica.
Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro forza e sulla loro organizzazione, può realizzare una vera “repubblica fondata sul lavoro”: rovesciando il potere dei capitalisti e concentrando nelle mani dei lavoratori e delle lavoratrici le leve della produzione.
Il Partito Comunista dei Lavoratori, l’unico che non ha mai tradito i lavoratori, si batte ogni giorno per questa prospettiva. L'unica vera alternativa.
La SLC CGIL, senza contrastare l’obiettivo del Governo e padroni di dividere i lavoratori dei siti di Napoli e Roma, ha tentato di riaprire la trattativa per la sede romana attraverso un referendum, che ha convalidato l’accordo in un clima di estremo ricatto, con i licenziamenti alle porte e con l’accordo già applicato a Napoli. Questo non ha fatto retrocedere la parte padronale, che ha proseguito sulla strada dei licenziamenti, mettendo in luce la reale strategia di Almaviva, facendo anche presagire che l’accordo di Napoli, una volta compiuta la sua attuazione, porterà comunque agli esuberi.
L’accordo sottoscritto a Napoli e la sua applicazione coinvolge tutti i lavoratori del settore, in quanto sarà utilizzato dal padronato come modello nella trattativa in corso per il rinnovo del CCNL delle Telecomunicazioni. Come è stato un modello l’accordo peggiorativo firmato dai sindacati in Fincantieri cinque mesi prima della chiusura della trattativa del CCNL dei metalmeccanici. La firma di quell’accordo ha indebolito notevolmente la trattativa ed è stato il preludio per una chiusura disastrosa del contratto nazionale.
Nonostante le grosse pressioni mediatiche esercitate contro la RSU di Roma, nonostante la Cisl avesse raccolto 700 firme a favore dell’accordo, quasi il 40% di lavoratori e lavoratrici con un voto contrario ha continuato a respingere un accordo capestro. Questo fatto tiene aperta una strada su cui riorganizzare il contrasto ai licenziamenti.
Il Partito Comunista dei Lavoratori si schiera a fianco dei 1666 lavoratori e lavoratrici di Almaviva colpiti dai licenziamenti, a fianco della RSU che ha contrastato l’azione di Governo e padronato rifiutandosi di firmare questo pessimo accordo, e appoggia tutte le iniziative che i lavoratori metteranno in campo.
Serve da subito unificare le vertenze dei lavoratori e lavoratrici delle sedi di Almaviva di Roma e Napoli e di tutto il settore dei call center per contrastare i licenziamenti, creare le condizioni per una resistenza, e porre le basi per la rivendicazione dell’assunzione dei lavoratori dei servizi esternalizzati direttamente dalle ditte committenti.
È necessario costruire il più ampio fronte di lotta del movimento operaio e delle sue organizzazioni, dentro un quadro di contrasto alle politiche di governo e padronato. Una mobilitazione generale e di massa che metta in discussione tutti gli accordi sindacali a perdere che le burocrazie sindacali hanno concesso, che cancelli le leggi anti operaie che hanno precarizzato il lavoro e attaccato i diritti, a partire dal Job Act, e che metta in campo come parole d’ordine il blocco dei licenziamenti, la ripartizione del lavoro tra tutti e tutte con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga, l’esproprio senza indennizzo e la nazionalizzazione delle aziende che licenziano, che speculano e che inquinano. Solo questo programma può dare forza a una classe lavoratrice sfruttata e oppressa e può aprire lo spazio per l’unica soluzione di classe della crisi capitalistica.
Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro forza e sulla loro organizzazione, può realizzare una vera “repubblica fondata sul lavoro”: rovesciando il potere dei capitalisti e concentrando nelle mani dei lavoratori e delle lavoratrici le leve della produzione.
Il Partito Comunista dei Lavoratori, l’unico che non ha mai tradito i lavoratori, si batte ogni giorno per questa prospettiva. L'unica vera alternativa.
Partito Comunista dei Lavoratori
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