Contro la
riduzione degli spazi politici
La crisi
mondiale del capitalismo ha bisogno ancora di più di una democrazia ristretta e
di ridurre gli strumenti a disposizione del mondo del lavoro.
In questo
senso va la nuova legge che dispone la riduzione del numero dei parlamentari.
Si tratta di un’ulteriore tessera del mosaico progettato per ridurre la
democrazia, così come sta avvenendo anche in molti altri paesi. Il taglio si
accompagna a sistemi elettorali truffaldini, ripetutamente bocciati dalla Corte
Costituzionale, ma sempre dopo che siano stati utilizzati nelle consultazioni.
È vero la
democrazia ha dei costi e la loro riduzione non può essere a scapito della sua
agibilità. Vi sono altri modi per ridurli, per esempio riducendo stipendi e
alcuni privilegi dei parlamentari. Ma soprattutto risparmi ben più consistenti
devono essere effettuati sulle generose erogazioni che avvengono per
socializzare le perdite di imprese e banche o sulla corsa agli armamenti
utilizzati ormai in chiave offensiva verso i popoli che non intendono
sottomettersi al nostro imperialismo e a quello made in Usa.
Se verrà
confermata dall'elettorato la riforma, spariranno quasi il 40% dei deputati e
senatori. E il combinato disposto con l’attuale legge elettorale determinerà
dei vuoti di rappresentanza dei cittadini sui territori. La rappresentanza al
Senato sarà particolarmente colpita. Infatti i senatori sono eletti su base
regionale. Due regioni hanno un solo rappresentante. Altre 9 hanno dai 3 ai 5
rappresentanti. Pertanto, anche a prescindere dalla legge elettorale, servirà
una soglia altissima di voti, di gran lunga al di sopra degli sbarramenti
previsti dalla legge, per eleggere un senatore. Milioni di cittadini non avranno
la possibilità di riconoscersi in un eletto.
Di fronte all'ondata di qualunquismo sarà comunque utile la nostra voce fuori dal coro, una voce che può aiutare la presa di coscienza del carattere dello scontro
politico in questa fase da parte di un numero crescente di lavoratori.
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