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GIUGNO: SCIOPERO GENERALE DELLA LOGISTICA
Il settore
della logistica ha rappresentato in questi ultimi anni la punta più avanzata
della lotta di classe in Italia: scioperi “selvaggi”, scioperi nazionali,
picchetti e blocco delle merci sono stati gli strumenti messi in campo dai
lavoratori di questo settore, dove vige la regola del massimo sfruttamento
legata ad una illegalità diffusa, dove esistono condizioni di vita e di lavoro
disumane fondate sul ricatto, e dove le lotte rappresentano un riscatto per
questa classe lavoratrice che non ha nulla da perdere ma tutto da conquistare.
La presenza del sindacalismo conflittuale, rappresentata da sindacati come il SiCobas (ma anche da altre sigle sindacali e dall’opposizione CGIL – Il Sindacato è un’altra cosa), e la conseguente direzione classista e conflittuale delle lotte, coniugata alla determinazione dei lavoratori del settore, ha permesso un salto di qualità normativo e salariale molto importante, conquistato poco a poco, picchetto per picchetto, vittoria per vittoria.
Proprio per la presenza di questo ciclo di lotte, nel settore della logistica si sta verificando una escalation di repressione e violenze contro i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali: nel settembre del 2016 con la morte di Abd El Salam, operaio investito durante un picchetto da un camion della GLS; in gennaio con la repressione nei confronti del SiCobas, attraverso l’arresto di Aldo Milani; in aprile con il tentativo di investire con un tir i lavoratori impegnati in un picchetto alla Artoni di Caorso (Piacenza), seguito immediatamente da un’aggressione a colpi di mazza di ferro. Mentre a fine marzo i lavoratori della Coca Cola di Nogara (Verona), costretti a occupare il tetto dello stabilimento per contrastare i licenziamenti, hanno subito cariche violente con manganelli elettrici, e la chiusura dello stabilimento compiuta dall’azienda per rappresaglia contro le lotte sindacali.
Questi non sono casi isolati, ma i più eclatanti di un generale aumento della repressione a forza di cariche, aggressioni, denunce e fogli di via (anche a qualche militante del PCL); perché questo modello di direzione sindacale risulta scomodo e quindi il padronato e le forze di repressione utilizzano ogni mezzo per cercare di contrastarlo.
VERSO LO SCIOPERO NAZIONALE
Il 9 aprile c’è stata una assemblea nazionale dei delegati del SiCobas e dell’ADL Cobas per discutere e preparare la piattaforma per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Questo è sicuramente un fattore positivo. Da troppo tempo il movimento operaio, sotto le direzioni del sindacato concertativo e filopadronale, tratta sulla piattaforma della controparte - padronato e governo - e non sulle sue proprie rivendicazioni, causando alla classe lavoratrice molto spesso enormi sconfitte.
Per questo, come Partito Comunista dei Lavoratori, sosterremo in pieno lo sciopero nazionale della logistica del 16 giugno partecipando ai picchetti davanti ai magazzini, come già abbiamo fatto negli scorsi scioperi in varie zone d’Italia. I nostri militanti, ovunque sindacalmente collocati, si batteranno per l’adesione allo sciopero della logistica delle proprie sigle sindacali con una propria proposta di estensione e unificazione di tutte le lotte.
Bisogna gettare le basi per la costruzione di una mobilitazione generale e di massa, che a partire dalle generose lotte dei lavoratori della logistica si connetta alle lotte dei lavoratori dei trasporti, del pubblico impiego, della scuola e del settore privato, che metta in discussione tutti gli accordi a perdere che le burocrazie sindacali hanno concesso, che cancelli le leggi antioperaie che hanno precarizzato il lavoro e attaccato i diritti - a partire dal Jobs act - e che metta in campo come parole d’ordine il blocco dei licenziamenti, la ripartizione del lavoro tra tutti e tutte con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga e l’esproprio senza indennizzo, la nazionalizzazione delle aziende che licenziano, delocalizzano, speculano e inquinano. Solo questo programma può dare forza a una classe lavoratrice sfruttata e oppressa e può aprire lo spazio per l’unica soluzione di classe all’attacco padronale e alla crisi capitalistica.
Perché solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro forza e sulla loro organizzazione, può realizzare una vera “repubblica fondata sul lavoro”: rovesciando il potere dei capitalisti e concentrando nelle mani dei lavoratori e delle lavoratrici le leve della produzione.
La presenza del sindacalismo conflittuale, rappresentata da sindacati come il SiCobas (ma anche da altre sigle sindacali e dall’opposizione CGIL – Il Sindacato è un’altra cosa), e la conseguente direzione classista e conflittuale delle lotte, coniugata alla determinazione dei lavoratori del settore, ha permesso un salto di qualità normativo e salariale molto importante, conquistato poco a poco, picchetto per picchetto, vittoria per vittoria.
Proprio per la presenza di questo ciclo di lotte, nel settore della logistica si sta verificando una escalation di repressione e violenze contro i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali: nel settembre del 2016 con la morte di Abd El Salam, operaio investito durante un picchetto da un camion della GLS; in gennaio con la repressione nei confronti del SiCobas, attraverso l’arresto di Aldo Milani; in aprile con il tentativo di investire con un tir i lavoratori impegnati in un picchetto alla Artoni di Caorso (Piacenza), seguito immediatamente da un’aggressione a colpi di mazza di ferro. Mentre a fine marzo i lavoratori della Coca Cola di Nogara (Verona), costretti a occupare il tetto dello stabilimento per contrastare i licenziamenti, hanno subito cariche violente con manganelli elettrici, e la chiusura dello stabilimento compiuta dall’azienda per rappresaglia contro le lotte sindacali.
Questi non sono casi isolati, ma i più eclatanti di un generale aumento della repressione a forza di cariche, aggressioni, denunce e fogli di via (anche a qualche militante del PCL); perché questo modello di direzione sindacale risulta scomodo e quindi il padronato e le forze di repressione utilizzano ogni mezzo per cercare di contrastarlo.
VERSO LO SCIOPERO NAZIONALE
Il 9 aprile c’è stata una assemblea nazionale dei delegati del SiCobas e dell’ADL Cobas per discutere e preparare la piattaforma per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Questo è sicuramente un fattore positivo. Da troppo tempo il movimento operaio, sotto le direzioni del sindacato concertativo e filopadronale, tratta sulla piattaforma della controparte - padronato e governo - e non sulle sue proprie rivendicazioni, causando alla classe lavoratrice molto spesso enormi sconfitte.
Per questo, come Partito Comunista dei Lavoratori, sosterremo in pieno lo sciopero nazionale della logistica del 16 giugno partecipando ai picchetti davanti ai magazzini, come già abbiamo fatto negli scorsi scioperi in varie zone d’Italia. I nostri militanti, ovunque sindacalmente collocati, si batteranno per l’adesione allo sciopero della logistica delle proprie sigle sindacali con una propria proposta di estensione e unificazione di tutte le lotte.
Bisogna gettare le basi per la costruzione di una mobilitazione generale e di massa, che a partire dalle generose lotte dei lavoratori della logistica si connetta alle lotte dei lavoratori dei trasporti, del pubblico impiego, della scuola e del settore privato, che metta in discussione tutti gli accordi a perdere che le burocrazie sindacali hanno concesso, che cancelli le leggi antioperaie che hanno precarizzato il lavoro e attaccato i diritti - a partire dal Jobs act - e che metta in campo come parole d’ordine il blocco dei licenziamenti, la ripartizione del lavoro tra tutti e tutte con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga e l’esproprio senza indennizzo, la nazionalizzazione delle aziende che licenziano, delocalizzano, speculano e inquinano. Solo questo programma può dare forza a una classe lavoratrice sfruttata e oppressa e può aprire lo spazio per l’unica soluzione di classe all’attacco padronale e alla crisi capitalistica.
Perché solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro forza e sulla loro organizzazione, può realizzare una vera “repubblica fondata sul lavoro”: rovesciando il potere dei capitalisti e concentrando nelle mani dei lavoratori e delle lavoratrici le leve della produzione.
Partito
Comunista dei Lavoratori
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