PER QUESTO SOTTOLINEIAMO LE RADICI DI CLASSE DI QUESTE GUERRE. In primo luogo, contro il nostro imperialismo: quello italiano. Il nostro coinvolgimento è diretto, non è solo subordinato ad altre influenze, è soprattutto al servizio dei nostri interessi, dell'ENI e del grande capitale. Per questo la mobilitazione contro la guerra non può essere una mobilitazione pacifista, interclassista, astratta dai concreti interessi che sorreggono questi interventi militari: per battersi contro questa guerra, bisogna costruire l’opposizione sociale e di classe contro governo e padronato. “Se vuoi la pace prepara la rivoluzione” diceva agli inizi del ‘900 Karl Liebknecht, il futuro compagno di lotta e di destino di Rosa Luxemburg In secondo luogo, l'opposizione alla guerra ha per noi senso solo nella prospettiva dell’alternativa socialista, unica vera alternativa alla barbarie dell'imperialismo e del fondamentalismo reazionario. Per questo appoggiamo nei conflitti le forze classiste e rivoluzionarie, contro la partecipazione ad ampi fronti popolari o Comitati di Liberazione Nazionale interclassisti; per l’autodeterminazione dei popoli, ma contro alleanze nazionaliste con forze borghesi (in Siria come nell’Unione Europea). Questa sono le nostre ragioni e proposte. Però pensiamo che sia soprattutto necessario sviluppare un ampio fronte di mobilitazione, contro la guerra e contro tutti gli imperialismi o le politiche di potenza, al fianco delle masse oppresse e sfruttate della nazione araba, del Medio Oriente, di tutti i paesi coinvolti nei conflitti. La mobilitazione di oggi allora non deve concludersi qui, deve trovare forme e modalità per proseguire e soprattutto per allargarsi, costruendo un fronte unitario della sinistra politica e sociale. Per questo riteniamo utile la costruzione di comitati unitari attorno alla discriminante dell'opposizione alla guerra, nella diversità di analisi e posizioni, impegnati nell'organizzazione dell'iniziativa comune.
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lunedì 14 marzo 2016
BASE MILITARE DI GHEDI (BRESCIA) 12 MARZO 2016 CONTRO L’’IMPERIALISMO PER UN’’ALTERNATIVA SOCIALISTA
PER QUESTO SOTTOLINEIAMO LE RADICI DI CLASSE DI QUESTE GUERRE. In primo luogo, contro il nostro imperialismo: quello italiano. Il nostro coinvolgimento è diretto, non è solo subordinato ad altre influenze, è soprattutto al servizio dei nostri interessi, dell'ENI e del grande capitale. Per questo la mobilitazione contro la guerra non può essere una mobilitazione pacifista, interclassista, astratta dai concreti interessi che sorreggono questi interventi militari: per battersi contro questa guerra, bisogna costruire l’opposizione sociale e di classe contro governo e padronato. “Se vuoi la pace prepara la rivoluzione” diceva agli inizi del ‘900 Karl Liebknecht, il futuro compagno di lotta e di destino di Rosa Luxemburg In secondo luogo, l'opposizione alla guerra ha per noi senso solo nella prospettiva dell’alternativa socialista, unica vera alternativa alla barbarie dell'imperialismo e del fondamentalismo reazionario. Per questo appoggiamo nei conflitti le forze classiste e rivoluzionarie, contro la partecipazione ad ampi fronti popolari o Comitati di Liberazione Nazionale interclassisti; per l’autodeterminazione dei popoli, ma contro alleanze nazionaliste con forze borghesi (in Siria come nell’Unione Europea). Questa sono le nostre ragioni e proposte. Però pensiamo che sia soprattutto necessario sviluppare un ampio fronte di mobilitazione, contro la guerra e contro tutti gli imperialismi o le politiche di potenza, al fianco delle masse oppresse e sfruttate della nazione araba, del Medio Oriente, di tutti i paesi coinvolti nei conflitti. La mobilitazione di oggi allora non deve concludersi qui, deve trovare forme e modalità per proseguire e soprattutto per allargarsi, costruendo un fronte unitario della sinistra politica e sociale. Per questo riteniamo utile la costruzione di comitati unitari attorno alla discriminante dell'opposizione alla guerra, nella diversità di analisi e posizioni, impegnati nell'organizzazione dell'iniziativa comune.
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